Ognuno ha il suo modo di rapportarsi con le pressioni di Hollywood, ma per Tim Miller, regista di Deadpool e Terminator: Destino oscuro, farsi mettere i piedi in testa non è un’opzione. Il regista, che ha solamente due film alle spalle, sembra già avere una chiara visione di cosa vuole come autore, e la forza di volontà necessaria per imporla. In caso contrario non si fa problemi ad andarsene.
È ciò che è emerso da un’interessante intervista che Miller ha rilasciato al podcast The Business della radio KCRW. Il regista ha parlato dei contrasti con James Cameron sul set di Terminator, confermando una voce che girava già da un po’. Ma ha anche rivelato per quale ragione abbia deciso di non dirigere Deadpool 2.
Deadpool è stato un successo tale che 20th Century Fox ha messo subito in cantiere un sequel. Non c’era ragione per non richiamare Miller alla regia, ma Deadpool 2 è stato invece diretto da David Leitch. La ragione? Ryan Reynolds voleva il controllo sul franchise.
Divenne evidente che Ryan voleva avere il controllo del franchise. È possibile per un regista lavorare così, e anche con successo, ma io non ci riesco. Non ho problemi se c’è un dibattito, ma se non posso vincere non voglio giocare. E non credo sia possibile negoziare ogni singola decisione creativa, ce ne sono troppe da prendere. Ryan è il volto del franchise, e ne era la componente più importante, ovviamente. Perciò se decide che vuole controllarlo, allora lo controllerà.
E prosegue:
Sono sempre stato bravo ad andare avanti. Mi impegno molto, ma si arriva sempre a un punto in cui devi prendere una decisione, e sono piuttosto bravo a lasciarmi tutto alle spalle. Ci trovammo per una riunione alla Fox e tutto era già praticamente scritto. Perciò dissi: “Lo capisco. Me ne vado, e voi potrete fare quello che volete”.
Riguardo la disputa sul set di Terminator: Destino oscuro, Miller ha fatto dei commenti sulla stessa lunghezza d’onda:
Anche se Jim e David Ellison sono produttori, e tecnicamente hanno il diritto al final cut e l’ultima parola su tutto, alla regia c’è comunque il mio nome. Anche se perderò la battaglia, sento comunque l’obbligo di combattere, perché è ciò che un regista deve fare. Combattere per il film.
Lavorerà mai più con James Cameron?
Posso dire di no. Ma non c’entra con il fatto che potrei essere rimasto traumatizzato dall’esperienza. Più che altro non voglio più trovarmi in una situazione in cui non ho il controllo per fare quello che ritengo giusto. La settimana scorsa ho ricevuto una mail da Jim, che diceva: “So che ci siamo scontrati un po’. Penso che sia successo perché siamo due persone forti e creative, ma credo che abbia reso il film migliore. Tornerò a Los Angeles a dicembre. Vediamoci per una birra”.
Ottenere il rispetto di uno come James Cameron al secondo film non è cosa da poco. Speriamo solo che il flop di Terminator: Destino oscuro, unito al carattere fortemente indipendente di Miller, non gli precluda una carriera a Hollywood.