ScreenWEEK Originals Animazione
Dopo Frankenstein Jr. e gli Impossibili, la scorsa settimana, ecco un altro contenitore che ha spopolato sulle TV private nei primi anni 80, tra una puntata e l’altra dei Banana Splits e le repliche di Lancillotto 008: George della Giungla, impedito clone di Tarzan accompagnato dagli altri due segmenti animati del suo contenitore da mezz’ora, Superpollo e Tom Slick. Una presenza così costante, nella TV dei tempi, che verrebbe da pensare che di George abbiano realizzato tipo un miliardo di puntate. E invece erano leggermente un po’ meno: 17 in tutto.
George della giungla (George of the Jungle) va in onda infatti solo per una manciata di mesi e puntate: la sua vita catodica si consuma in quei diciassette episodi, tra il settembre e il dicembre del ’64, sulle frequenze della ABC. I suoi creatori sono Jay Ward e Bill Scott, che nel ’59 avevano lanciato insieme all’animatore Alex Anderson Rocky e Bullwinkle (The Rocky and Bullwinkle Show), con tutt’altra fortuna: cinque stagioni, 163 puntate. La Jay Ward Productions si era fatta un nome grazie agli spot animati dei cereali (come quelli di Cap’n Crunch) e Ward era un ex immobiliarista californiano che si era lanciato nel mondo dell’animazione con l’amico d’infanzia Anderson. Avrebbe continuato a considerare quella professione un ripiego, tra una causa e l’altra con gli ex amici (Anderson scoprirà anni dopo che i personaggi creati insieme erano stati registrati come creazioni del solo Ward). Bill Scott era il braccio di Ward: scriveva per lui le sceneggiature, lo affiancava nella produzione e doppiava molti personaggi dei loro cartoon, da Bullwinkle allo stesso George.
Ma perché proprio George, come nome per una parodia di Tarzan? Il personaggio era ispirato a George Eiferman, celebre culturista del secondo dopoguerra, diventato Mr. America nel 1948 e Mr. Universo nel 1962. Pare che il look di George derivi da una caricatura di Eiferman realizzata da un cuoco a bordo di una nave, quando il bodybuilder era in Marina durante la guerra.
Gli altri due segmenti che componevano questo show del sabato mattina per i bambini yankee del ’67 (e i loro omologhi nostrani di qualche lustro più tardi, alle prese con la serie infinita di repliche di cui sopra) erano Superpollo (Super Chicken) e Tom Slick. Entrambi i personaggi erano doppiati da Bill Scott. Superpollo era una parodia del già comico di suo Batman televisivo (che aveva debuttato giusto l’anno prima) ibridato con Zorro. Super Chicken era accompagnato come spalla/maggiordomo dal leone Fred, era un milionario e si trasformava in eroe bevendo una supersalsa segreta. Con un bicchiere da cocktail, naturalmente. Nel corso degli anni, Superpollo e i suoi tormentoni (“To the Super Coop, Fred!”, “I knew the job was dangerous when I took it”) sono stati citati ovunque, da un episodio di Darkwing Duck a un brano di Ice Cube.
L’ultimo dei tre segmenti del cartone era Tom Slick, storia di un pilota alla guida di un’auto trasformabile, la Thunderbolt Grease-Slapper. Tom era affiancato dalla sua ragazza, Marigold (la voce era di June Foray, Betty Rubble nei Flintstones e Ursula in George della giungla), e aveva come nemesi il Barone Otto Matic e il suo assistente, Clutcher. Tenete presente che Dick Dastardly e le Wacky Races sarebbero apparsi solo l’anno dopo, nel ’68.
Se il contenitore con George e compagni dura solo diciassette puntate è, essenzialmente, perché finiscono i soldi. A Ward, George piace molto e lo studio messicano ingaggiato per occuparsi delle animazioni è in gamba, decisamente più avanti rispetto ai primi lavori della Jay Ward Productions, come l’ancor più spartano Rocky e Bullwinkle. Perciò spende per la sua realizzazione più del dovuto, perdendoci dei soldi, finché è costretto a fermare la corsa di George alla puntata di 17, tagliando il ramo secco a cui è attaccata la liana del tarzanide pasticcione.
Trent’anni esatti più tardi, nel ’97, George torna in scena, ma sul grande schermo, in un film prodotto dalla Disney. George re della giungla…? (George of the Jungle) di Sam Weisman ha Brandon Fraser come George, Leslie Mann come Ursula e John Cleese come doppiatore del gorilla Ape. Il film è un successo – 174 milioni di dollari incassati a fronte di un budget di 55 – e questo porta a un secondo live action, ma solo per il mercato direct-to-video, visto che Fraser non è più della partita. George re della giungla 2 (George of the jungle 2) esce nel 2003, con lo sconosciuto Christopher Showerman nei pochi panni del protagonista e Julie Benz (John Rambo, Punisher – Zona di guerra) in quelli di Ursula.
Non è tutto. Passano altri dieci anni, e nel 2007, in occasione dei 40 anni dalla prima serie animata di George della giungla, arriva il remake. Una serie canadese animata in Flash, trasmessa dal 2008 anche in Italia (Boomerang, Rai 2). 26 puntate, ciascuna con due segmenti da 12 minuti, a cui se ne sono sommate nel 2016 altre 26. Serie per bambini bruttarella, soprattutto nella seconda “stagione”, ma con alcuni titoli – come “Clockwork George” e “Of Botflies and Men” – splendidi, va detto.
La sigla italiana di George era cantata dai “Mini Robots”, la band di Vito Tommaso (autore del brano) e di suo fratello Giovanni, artefice nell’80 anche delle sigle “Gackeen il magnetico robot”,”Space robot”, “Kum Kum” e “Jet Robot”. Proprio con quest’ultima George divideva il suo 45 giri. Per i mini episodi di Superpollo e Tom Slick venivano utilizzate invece le sigle. originali. Questa è quella di Superpollo:
Mi dev’essere entrata una bruschetta nell’occhio, scusate.
Per omaggiare, uh, se stesso, molti dei personaggi di Jay Ward e della sua Jay Ward Productions avevano una J come iniziale del secondo nome, a cominciare dai due più famosi, Rocket “Rocky” J. Squirrel e Bullwinkle J. Moose. Un altro cartoonist riprenderà diversi anni più tardi lo stesso vezzo, per citare quei cartoon della sua infanzia. Il suo nome è Matt Groening, e da Homer Jay Simpson a Bartholomew JoJo Simpson detto Bart, passando per Abraham Jebediah Simpson II detto Abe e Marjorie Jacqueline Simpson detta Marge, ora sapete il perché di tutte quelle J nella famiglia più gialla della storia della televisione…