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La bambina che amava Tom Gordon di Stephen King diventa un film

Pubblicato il 21 agosto 2019 di Marco Triolo

La bambina che amava Tom Gordon sarà l’ennesimo romanzo di Stephen King ad approdare al cinema. Chris Romero, vedova del regista George A. Romero, farà squadra con il produttore di It, Roy LeeJon Berg di Vertigo Films e Ryan Silbert di Origin Story per portare il romanzo sul grande schermo. La ricerca di uno sceneggiatore è partita.

Romero, celebre per aver inventato i moderni zombie con La notte dei morti viventi, era stato coinvolto nel progetto anni fa. L’autore aveva già lavorato con King a Creepshow (che presto diventerà una serie) e La metà oscura. Tom Gordon è finito in stallo dopo la morte di Romero, nel 2017. La moglie del regista ha dunque proposto il progetto a Ryan Silbert e, insieme, i due hanno coinvolto Vertigo Films. La casa di produzione ha lavorato anche ai due capitoli di It e a Doctor Sleep, il sequel di Shining diretto da Mike Flanagan.

“Sono felice che il mio romanzo sia adattato sul grande schermo, e che la compagnia di George sia coinvolta”, ha dichiarato King. “Chris ha lavorato duramente e a lungo per realizzare questo progetto”.

La trama

La bambina che amava Tom Gordon racconta la storia di Trisha McFarland, una bambina che si perde durante un’escursione nei boschi insieme alla madre recentemente divorziata e al fratello. Sola e spaventata, la bambina di nove anni finisce per vagare nove giorni nei boschi, allontanandosi sempre più dalla civiltà. A poco a poco, sete, fame e stanchezza iniziano aprocurarle allucinazioni. Trisha si ritrova così a parlare con una serie di personaggi immaginari. Tra cui il suo idolo, un giocatore di basebell di nome Tom Gordon. A seguire la sinossi ufficiale del romanzo.

“Il mondo aveva i denti e in qualsiasi momento ti poteva morsicare”. Questo Trisha McFarland scoprì a nove anni. Alle dieci di una mattina di giugno era sul sedile posteriore della Dodge Caravan di sua madre con addosso la sua maglietta blu dei Red Sox (quella che ha 36 Gordon sulla schiena) a giocare con Mona, la sua bambola. Alle dieci e mezzo era persa nel bosco, alle undici cercava di non essere terrorizzata, cercava di non pensare: “Questa è una cosa seria, questa è una cosa molto seria”. Cercava di non pensare che certe volte a perdersi nel bosco ci si poteva fare anche molto male. Certe volte si moriva.

Fonte: The Hollywood Reporter