Cinema

Rutger Hauer – Sei film per ricordare l’attore scomparso

Pubblicato il 25 luglio 2019 di Lorenzo Pedrazzi

LEGGI ANCHE: Addio a Rutger Hauer, l’attore si è spento a 75 anni

Ognuno di noi, probabilmente, ha almeno un fotogramma di Rutger Hauer marchiato nel proprio immaginario. È quello che accade con le vere icone: restano nella memoria, e conservano la loro importanza anche quando vengono isolate dal contesto. L’attore olandese ha interpretato moltissimi film, certo, ma ce ne sono alcuni che hanno graffiato l’immaginario collettivo con un vigore debordante, e il merito è in gran parte suo. Lo sguardo magnetico, il viso capace di addolcirsi o indurirsi repentinamente, e il fascino naturale emanato dalla sua persona – senza dimenticare l’intelletto raffinato – lo hanno reso un interprete memorabile, capace di fornire il proprio contributo creativo all’opera e alla caratterizzazione dei personaggi. Non a caso, il celebre monologo di Blade Runner fu improvvisato da lui.

Per ricordarlo e omaggiarlo, ecco una selezione di sei film tratti dalla sua ricca carriera, utili a evidenziarne il talento eclettico.

6 – Furia cieca

Negli anni Novanta non c’erano film di Daredevil, e molti di noi non conoscevano Zatoichi, però in compenso Italia 1 ci martellava con Furia cieca, piccolo cult del cinema action che uscì originariamente nel 1989. Rutger Hauer interpreta un reduce del Vietnam che ha perso la vista in guerra, ma è stato addestrato nelle arti marziali da un maestro vietnamita. Di conseguenza, è un guerriero letale che usa al meglio tutti gli altri sensi, e nasconde persino una spada nel bastone. Hauer ricordava questo ruolo come uno dei più difficili della sua carriera: oltre ad allenarsi con la spada, dovette infatti studiare per un mese con il celebre poeta, commediografo e attore non vedente Lynn Manning, che lo aiutò a recitare la parte in modo credibile.

5 – La leggenda del santo bevitore

Ermanno Olmi dirige Rutger Hauer ne La leggenda del santo bevitore, adattamento dell’omonimo racconto di Joseph Roth che vince il Leone d’Oro a Venezia nel 1988. L’attore olandese presta il volto ad Andreas Kartack, ex minatore e senzatetto che riceve 200 franchi da un ignoto benefattore, e s’impegna a restituirli a Santa Teresa di Lisieux – cui il benefattore è devoto – nella chiesa che ne ospita la statua. Un ruolo intenso e sofferto per Hauer, che dimostra il suo impegno anche nel cinema d’autore europeo, dal quale peraltro era cominciata la sua carriera.

4 – The Hitcher

Un altro piccolo cult degli anni Ottanta, ma stavolta nel genere horror: The Hitcher appartiene a quel versante della sua carriera in cui Rutger Hauer interpreta personaggi violenti, maniacali e inquietanti, spesso come antagonista. In questo caso, l’attore presta il volto a John Ryder, folle autostoppista che comincia a perseguitare il giovane Jim Halsey, in viaggio da Chicago a San Diego per consegnare una Cadillac Seville. Ryder è un terrificante serial killer che uccide chiunque si ponga sul suo cammino, e Hauer gli dà vita con grandissimo impegno, praticando molti stunt in prima persona. Si ruppe persino un dente, sbattendolo contro un fucile a pompa, nella scena in cui Ryder salta dal pullman e atterra nel fuoristrada di Jim.

3 – Ladyhawke

Altra presenza fissa nei palinsesti televisivi degli anni Novanta, Ladyhawke è uno dei fantasy più belli e acclamati del cinema contemporaneo. Il ruolo di Etienne Navarre fu assegnato a Rutger Hauer dopo la rinuncia di Kurt Russell, permettendo così all’attore olandese di interpretare un eroe romantico e tenebroso, all’altezza del suo fascino. Tragica è la sua storia d’amore: Navarre è un cavaliere condannato da un maleficio a trasformarsi in lupo durante la notte, mentre la sua amata Isabeau (Michelle Pfeiffer) muta in falco durante il giorno; ciò significa che non possono mai stare insieme nella loro forma umana. Armatura nera e spadone al seguito, Hauer è memorabile in questa fiaba avventurosa e delicata.

2 – Fiore di carne

Il secondo lungometraggio del grande Paul Verhoeven coincide con il primo ruolo importante di Rutger Hauer sul grande schermo, e il successo è clamoroso: Fiore di carne ottiene incassi straordinari in Olanda, e viene eletto come film olandese più importante del XX secolo. Una fama ampiamente meritata, poiché Turkish Delight – questo il titolo internazionale – è un melodramma ironico e fiammeggiante sull’amore tra uno scultore bohémienne e una giovane figlia del ceto medio, traboccante di vita ed erotismo. Un poema di corpi che si desiderano, s’inseguono e si compenetrano, tragico e carnale. Hauer, bellissimo e intrigante, giganteggia.

1 – Blade Runner

Il più ovvio, ma anche inevitabile: Blade Runner ha consegnato Rutger Hauer alla storia del cinema, rendendolo immortale grazie al meraviglioso, dolente monologo del replicante Roy Batty, che sente il respiro della morte sul collo e, dopo aver salvato la vita a Deckard, si congeda con l’eleganza di un primo attore. «La luce che arde col doppio di splendore brucia per metà tempo» aveva detto il creatore Eldon Tyrell a Roy, suo figlio, e il replicante si arrende all’ingiustizia umana: nonostante la sua straordinaria esistenza, nonostante gli eventi incredibili cui ha assistito, tutto andrà perso «come lacrime nella pioggia». Hauer modificò il soliloquio scritto dallo sceneggiatore David Peoples per renderlo più asciutto e poetico, e quindi anche più incisivo. Il fatto che ci abbia lasciati proprio nel 2019, lo stesso anno in cui scadeva il ciclo vitale di Roy Batty, è una nota di impietoso lirismo su cui non smetteremo mai di riflettere.