Parte del club di film sui ragazzini degli anni ’80 alle prese – direttamente o meno – con lo spazio, come Giochi Stellari – The Last Starfighter, Explorers o E.T., Navigator (Flight of the Navigator, 1986) rappresenta un caso particolare. Un po’ per il tono, tanto per il lungo processo produttivo, braccio di ferro tra le società coinvolte, che lo ha portato a uscire anni dopo la concorrenza e ad affrontare un mercato in cui a) i film con ragazzini e scienza erano ovunque, b) il pubblico aveva iniziato a stufarsene. C’era un uomo convinto però delle potenzialità del film. Il suo nome era Randal Kleiser, e uno che ha fatto ballare John Travolta e Olivia Newton-John in Grease e fatto una barca di soldi con l’ennesima trasposizione cinematografica di un romanzo di inizio secolo (Laguna blu), sa decisamente in fatto suo. Anche quando prende in carico la storia di un dodicenne della Florida che fa amicizia con un’astronave senziente chiacchierona.
L’idea di The Navigator (come si chiamava il film, anche in originale, in pre-produzione, prima dell’aggiunta di quel Flight of) era in ballo dunque da diversi anni, ma le cose erano andate a rilento perché Walt Disney Pictures e Producers Sales Organization (PSO) non riuscivano a mettersi d’accordo sull’impostazione da dare al progetto. La PSO si occupava della vendita dei diritti all’estero, e chiedeva un film tutta azione; la Disney pensava invece che agli americani interessasse soprattutto una storia con cuore e sentimenti. Fu la seconda linea di pensiero alla fine a prevalere, perché, beh, con E.T – L’extra-terrestre aveva funzionato.
Alla regia viene chiamato, appunto, Randal Kleiser, che in seguito per Disney avrebbe diretto Zanna Bianca – Un piccolo grande lupo e Tesoro, mi si è allargato il ragazzino (il seguito di Tesoro, mi si sono ristretti i ragazzi). Kleiser coinvolge un amico, lo sceneggiatore Douglas Day Stewart con cui aveva lavorato a Laguna blu e al film per la TV The Boy in the Plastic Bubble con John Travolta, e gli chiede di metter mano al copione di Navigator scritto dall’esordiente Mark H. Baker (nel 1996 regista di Invader/Lifeform). Stewart aggiunge lo spessore umano che la Disney ha chiesto, e soprattutto quello che di Navigator oggi colpisce di più lo spettatore adulto e con prole. Da ragazzini, da coetanei del protagonista David Freeman, era l’avventura impossibile, l’amicizia con Max, il volo che lasciava i giapponesi con macchina fotografica a bocca aperta. Oggi ti accorgi dell’orrore vissuto dai suoi genitori in quegli otto anni senza il figlio, e del senso di smarrimento di David quando si ritrova letteralmente fuori dal tempo, a rimpiangere la vita perduta. Fratello rompiscatole compreso.
Come genitori di David, Kleiser vuole degli attori che non siano troppo noti, per evitare che si prendano la scena. Come signori Freeman sceglie quindi Cliff DeYoung, che veniva dal thriller F/X – Effetto mortale, e Veronica Cartwright, che al regista era piaciuta molto come Lambert, a bordo della Nostromo di Alien. Il fratello sedicenne di David è Matt Adler, visto l’anno prima in Voglia di vincere con Michael J. Fox, e nel cast c’è anche una giovane Sarah Jessica Parker. Quanto al protagonista, Joey Cramer vivrà negli anni successivi la tipica crisi da ex attore bambino costretto ad adattarsi a una vita normale. E cioè la solita trafila di arresti per droga, solo che per eccesso di zelo Cramer ci aggiunge una rapina in banca, con tanto di fuga. Seems legit, visto che il suo film d’esordio, nell’84, era stato Runaway di Michael Crichton…
Ma tutto questo, sul set di Navigator, pur avendo a disposizione un’astronave che genera paradossi temporali, nessuno può ovviamente prevederlo. Kleiser è contento della sua giovane star, questo canadese saltato fuori da un provino per una serie Disney che si fermerà al pilota, I-Man con Scott Bakula, e del suo talento. Aveva il terrore di ritrovarsi alle prese con un attore adolescente capriccioso e poco professionale, o più in generale con un ragazzino che si comportasse da ragazzino. Un paio d’anni prima, Kleiser aveva rifiutato la regia di Annie e non se n’era mai pentito.
Gli effetti speciali del film li supervisiona il fratello del regista, Jeff Kleiser, che nel ’78 aveva messo in piedi con alcuni soci una compagnia che si occupava di effetti speciali realizzati con le nuove tecnologie. Compagnia che aveva sviluppato il software per le superfici riflettenti impiegato poi per l’astronave Trimaxion (per gli amici Max). Jeff si porta dietro colleghi e software e cura la CGI di Navigator presso la Omnibus Computer Animation, che ha a disposizione uno di quei supercomputer costosissimi con una quantità di memoria oggi risibile. Il design della nave è di William J. Creber (Il pianeta delle scimmie, L’inferno di cristallo), che ci butta dentro parti cromate e simboli aztechi, visto che questi alieni sono in gita sul nostro pianeta da molto tempo.
I problemi principali, durante la lavorazione del film, vengono più che altro da quella che dovrebbe essere la parte più semplice, girare le scene di interni. E per il motivo più assurdo: la produzione è costretta a ricostruire quei set di case americane del ’78 e dell’86… in Norvegia.
Nel cercare finanziamenti all’estero, la PSO ha infatti trovato degli investitori di Oslo, e questi hanno preteso che parte delle riprese venisse girata lì. Segue questa cosa praticissima del pensare e costruire i set nella San Fernando Valley, spedirli in Norvegia e far credere allo spettatore che si tratti della Florida. Ooookay. Tempo di terminare le riprese e montare il tutto, e si era già scivolati nel 1986. Explorers di Joe Dante e D.A.R.Y.L. erano usciti nell’estate dell’85. The Last Starfighter in quella dell’84. Il film di Kleiser è in sensibile ritardo sul trend. Nelle interviste dell’epoca, però, il regista non si dice preoccupato dai risultati modesti raccolti dai film di quel genere. Perché la sua pellicola è ambientata sulla Terra e non nello spazio, ha quella faccenda dei sentimenti e della famiglia voluti dalla casa del Topo, ed è un film per famiglie, non una storia di ragazzini arrapati come La donna esplosiva (Weird Science) di John Hughes. Kleiser lo descrive alla stampa come “un incrocio tra E.T., Ritorno al futuro e Il mago di Oz“.
The Flight of the Navigator esce nelle sale USA il 1 agosto dell’86, lo stesso giorno di Howard e il destino del mondo (Howard the Duck). In Italia si dovrà aspettare il 22 gennaio del 1987. E sì, pur non rivelandosi un bagno di sangue come Explorers e D.A.R.Y.L., Navigator si accoda alla performance poco entusiasmante di The Last Starfighter. Hanno speso circa 16 milioni di dollari per realizzarlo, se ne cavano negli USA poco più di 18. Nell’anno di Top Gun e Aliens – Scontro finale (girati grossomodo con la stessa cifra), Navigator è 48°, subito sotto Chi è sepolto in quella casa? (House). Di un remake di Navigator si parla dal 2009. Due anni fa l’ultimo aggiornamento: a occuparsene sarebbero stati ora la Lionsgate, la The Henson Company e lo showrunner di Lucifer, Joe Henderson. Poi di nuovo il silenzio.
Ma magari, almeno questa volta, la Norvegia non c’entra.