Cinema

Dumbo: Il regista Tim Burton a Roma per la promozione del film!

Pubblicato il 27 marzo 2019 di Andrea Suatoni

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L’attesa dei fan Disney è finalmente terminata: a partire da domani 28 Marzo, l’elefantino volante Dumbo arriverà in tutti i cinema italiani con il suo uovo remake live-action, diretto dal grandissimo Tim Burton. Il regista del film era ieri a Roma per promuovere l’uscita del suo film, e noi eravamo ovviamente presenti: ecco le sue risposte alle domande della stampa!

Una delle cose del nuovo Dumbo che colpisce subito moltissimo sono gli occhi dell’elefantino…

Si tratta di un personaggio non dotato della parola: il modo migliore per esprimere le emozioni di Dumbo secondo me era proprio attraverso gli occhi, è stato un aspetto sul quale abbiamo lavorato moltissimo e sono molto contento del risultato.

Il suo Dumbo potrebbe essere letto come la metafora di un artista indipendente che, avendo avuto un grande successo, viene trovato da una major che lo ripropone al grande pubblico sotto il giogo delle logiche commerciali, che finiscono per distruggerne l’autorialità: è una cosa che accade spesso in ambito holliwoodiano…

Si, in effetti la descrizione è piuttosto calzante. Ma in Dumbo c’è un lieto fine: lui riesce a fuggire da tutto ciò.

In Dumbo troviamo una critica all’uso indiscriminato di animali all’interno dell’attività circense: è un tema che le sta particolarmente a cuore?

Pur avendo fatto più di un film sull’argomento, devo ammettere di non aver mai amato il circo: i clown mi spaventavano, mentre provavo dispiacere nel vedere animali selvatici costretti a fare cose che evidentemente erano lontane dalla loro natura. Discorso un po’ diverso forse per cani e cavalli, che all’interno del circo sembrano quasi divertirsi.

Il circo è uno dei suoi temi: in Dumbo vediamo forse anche un’influenza da parte di The Greatest Show on Earth di Cecil B. DeMille?

Si tratta di un film praticamente sacro, DeMille è uno dei pilastri del cinema. Difficile non prendere spunto dalle sue opere!

In questo live-action la componente umana ha un larghissimo spazio rispetto al film del 1941: si tratta di una scelta un po’ azzardata per un remake, come l’ha affrontata?

Nella sceneggiatura c’è un grande parallelismo fra le vicende dei personaggi umani e quelle di Dumbo: il senso di perdita e di assenza è lo stesso (Holt ad esempio ha perso un il suo lavoro, sua moglie, addirittura un braccio), la storia della famiglia Farrier mi è sembrata molto calzante con le tematiche principali del film, e si sviluppa in parallelo a quella dell’elefantino protagonista.

Io e la Disney non ci siamo mai capiti, per un intero anno sono stato preda della peggiore depressione della mia vita“. Leggiamo questa frase nella sua biografia: cos’è cambiato ad oggi il suo rapporto con la Disney?

Non ho mai ricevuto da Disney la piena libertà artistica, ma è una cosa con cui sono dovuto scendere a patti, questa è la vita. Non ci sono polemiche da fare, ormai in Disney mi sento come in famiglia: e chi può affermare di amare incondizionatamente, o di essere sempre d’accordo, con la propria famiglia?

La scena della separazione fra Dumbo e sua madre si inserisce in un contesto socio-politico, specie quello americano, che ne riflette tematiche reali…

Il rapporto madre-figlio è in realtà estremamente naturale, e così ho voluto dipingerlo: non voglio attribuire a Dumbo sottotesti politici, quello che vediamo è un semplice, struggente rapporto fra una madre ed un figlio che vengono separati dalla vita.

Come mai ha deciso di accorciare la scena della canzone Baby Mine, una delle scene più iconiche del film animato del 1941?

Non è successo del tutto consapevolmente: era importante che quella scena ci fosse, ma non mi sono fermato a calcolarne le tempistiche; in ogni caso quella scena è davvero bellissima, sarebbe stato impossibile ripeterla.

Con uno sguardo ai personaggi, sembra che il cast fosse già nella sua testa fin dalla scrittura degli stessi…

Certamente: per me era molto importante lavorare con attori che conoscevo bene, da Michael Keaton a Danny DeVito ad Eva Green eccetera; l’arte circense, il circo, porta in scena una sorta di famiglia allargata, e volevo che tale atmosfera si respirasse anche sul set.

Come ha inserito la sua “poetica” in un classico Disney? Secondo lei Dumbo era il film più adatto?

Assolutamente si: Dumbo per me è uno dei classici Disney che più mi ha permesso di fare qualcosa di valido: dalle tematiche che sentivo vicine, al fatto che il film fosse “datato” ed ormai prontissimo per un remake.

Quanto è stata usata la CGI in Dumbo, e quanto invece sono stati usati metodi più tradizionali?

Per lo più abbiamo ricostruito il set, ma questo era in effetti circondato dai green screen. Il personaggio principale “mancava”, quindi la ricostruzione del set è servita anche per agevolare gli attori nella loro recitazione. Ciò che vedete di Dreamland è quasi tutto costruito, si è trattato di un enorme set.
In ogni caso mi sento a mio agio nell’esplorare le nuove tecnologie, le cose cambiano ed i nuovo strumenti non fanno altro che aiutare l’arte cinematografica, per quanto cerco spesso di mantenere i metodi tradizionali, la natura “tattile” del fare cinema, che amo moltissimo.

La scena degli elefanti rosa: lei ha “risolto” il problema (nel classico del 1941, assistevamo all’ubriachezza di Dumbo) sfruttando l’arte circense delle bolle di sapone. Come è arrivato al risultato finale?

Si tratta di una sequenza controversa, lo era allora e lo è ancora oggi se la andiamo a rivedere; era fondamentale rimanesse nel remake, ma ho voluto trasformare un’immagine da incubo in qualcosa di più sognante. Ho voluto usarla anche per riuscire ad entrare un po nella mente di Dumbo.

La sinossi

Dumbo, nuovo film Disney in live-action, introduce il personaggio di Holt Farrier (Colin Farrell), ex star del circo che vede la sua vita stravolta quando torna a casa dalla guerra. Il proprietario del circo, Max Medici (Danny DeVito), arruola Holt per prendersi cura di un elefante neonato le cui orecchie esageratamente grandi lo rendono lo zimbello del circo stesso, già funestato da molti problemi. Ma quando i figli di Holt (Nico Parker e Finley Hobbins) scoprono che Dumbo può volare, il persuasivo impresario V.A. Vandevere (Michael Keaton) e un’artista aerea chiamata Colette Marchant (Eva Green) irrompono sulla scena per fare del pachiderma una star.

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