SerieTV ScreenWEEK Originals Recensioni Animazione
Ah, che serie meravigliosa, L’Uomo Tigre. L’ultraviolenza al servizio del bene, il wrestling giapponese come scuola di vita per sconfiggere la malvagità e l’avidità di un tizio col monocolo e gravi problemi di dermatite. Versando venti litri di sangue a incontro, metà dei quali dagli occhi, come neanche poi Sirio il Dragone. La serie che ha ispirato negli anni decine di veri emulatori, pronti a donare ingenti somme di denaro agli orfanotrofi nipponici come faceva Naoto Date. Magari giusto senza prima un match all’ultimo sangue contro Maschera di Morte, Ragno Diabolico o l’Uomo Gorilla. Ecco dunque sette cose che forse non sapevate su L’Uomo Tigre (roaaar!).
1. IL CLUB DI SHINGO TAMAI, JOE E NAOTO
Quel ruggito che si sente nella storica sigla dei Cavalieri del Re era in realtà quello di un leone, ok, ma non sottilizziamo. E poi l’Uomo Leone c’era nella serie, no? E allora. Si diceva, l’Uomo Tigre. Tutto nasce in un manga pubblicato in Giappone tra il ’68 e il ’71, Tiger Mask, scritto da Ikki Kajiwara e disegnato da Naoki Tsuji. Kajiwara è una colonna portante nella storia dei manga sportivi, e oltre all’Uomo Tigre ha creato serie storiche come Tommy la stella dei Giants e Akakichi No Eleven (da cui è stato tratto il primo anime calcistico, Arrivano i Super Boys. Sì, quello di Shingo Tamai). Ma soprattutto, Kajiwara ha scritto il manga di Rocky Joe, sotto lo pseudonimo Asao Takamori. /Inchino
Tutti i suoi personaggi erano accomunati da un eroismo messo duramente alla prova dalla vita e dalla sfiga, in una versione esasperatissima se non mortale degli sport praticati. Kajiwara scompare a 50 anni, nell’87, e la sua famiglia si trova a vivere una storia non meno feroce e drammatica di quelle da lui ideate. Soprattutto per la sorte terribile toccata alla povera figlia, avuta dalla cantante e attrice taiwanese Pai Ping-ping.
2. PER UN PUGNO DI YEN
Sia nel manga, sia nell’anime (partito, come spesso accade per i manga di successo, a fumetto in corso, nel ’69) appaiono tanti lottatori reali che hanno calcato i ring giapponesi (e non solo) in quegli anni. Naoto Date diventa l’Uomo Tigre, il demone giallo, e sfugge a Tana delle Tigri, che vuole ucciderlo… per una questione di soldi. Tutti i lottatori addestrati da Tana delle Tigri devono infatti versare metà dei propri compensi all’organizzazione, come forma di ringraziamento per tutte quelle belle giornate passate appesi a testa in giù sotto un ponte, presi a frustrate o schivando mezzelune affilate giganti.
“Sirio, non sei nessuno!!!”
Ma Naoto preferisce darli agli orfani, quei soldi, e nel variopinto circo di mostri che Mister X – il manager che quando firmava un documento veniva preso per analfabeta – manda a ucciderlo sul ring, può contare sull’aiuto di veri lottatori come Antonio Inoki, Giant Baba e Kintaro Ohki. Nel manga aleggia su tutto la figura di Rikidozan, il padre del puroresu, il wrestling giapponese.
E no, Mister No non è realmente esistito. Anche se di teste come quella se ne incontrano tante, in giro, tutti i giorni. Vero.
3. IL PERCORSO INVERSO
Nel 1981, in concomitanza con l’arrivo sulle TV nipponiche della seconda serie dell’Uomo Tigre (vedi sotto), la New Japan Pro Wrestling decide di portare sul ring un personaggio ispirato all’anime. Nasce così il primo Tiger Mask in carne e ossa. Sotto la maschera c’è Satoru Sayama, atleta che calcando i ring messicani della lucha libre ha sviluppato uno stile altamente acrobatico e spettacolare. I suoi match contro Dynamite Kid sono leggenda per gli appassionati dello sport entertainment, così come quelli contro l’alter ego “malvagio” Black Tiger. Il che non solo ha ispirato i personaggi di King e Armor King nella serie Tekken, ma nasconde un’altra curiosità: tra i vari lottatori che hanno indossato la maschera di Black Tiger c’è stato infatti anche il celebre e compianto Eddie Guerrero,
icona della wrestling-mania italiana di inizio millennio. Anche i Tiger Mask sono stati diversi: sei lottatori, l’ultimo dei quali ispirato a Tiger Mask W, il terzo anime dell’Uomo Tigre (again, vedi sotto). Più tutta serie di altri tizi mascherati da tigre, dai Super Tiger a una versione femminile del personaggio, Tiger Dream.
4. SCENDO UN ATTIMO A PISCIARE LA TIGRE
Nell’81, dicevamo, debutta L’Uomo Tigre II. 33 episodi che di fatto rappresentano un seguito del primo anime. Accanto a Inoki e altri wrestler celebri dell’epoca (come André the Giant), c’è Tommy Aku (in originale Tatsuo Aku), il nuovo Uomo Tigre. Uno degli orfanelli cresciuti all’orfanotrofio di Ruriko guardando in TV la gente presa a colpi di gong. Tommy affronta un’organizzazione criminale di proprietà di un emiro arabo – i tempi cambiano – chiamata con modestia Federazione Spaziale. Giusto perché Lega Supergalattica Siamoipiùfighiyeah l’avevano già preso. Per essere all’altezza della sfida, Tommy ha come animale domestico e compagna d’allenamenti una tigre di nome Iron. Una tigre che indossa una specie di tutina. O un coprisedile. O quello che è. Seems legit.
Ne L’Uomo Tigre II viene raccontata la morte di Naoto Date, rimasto vittima di un incidente stradale nove anni prima (come mostrato alla fine del primo manga). Il povero Naoto è allora morto? No. Forse.
5. W COME WITTORIA
Nell’ottobre del 2016 è la volta infatti della terza serie animata, Tiger Mask W, che sconfessa quella storia. Naoto Date non è morto in mezzo alla strada, è semplicemente fuggito via con un aereo nel ’71, come si vede alla fine del primo anime, e non si sa se sia ancora vivo e, nel caso, cosa diavolo (giallo) stia facendo. La trama de L’Uomo Tigre II viene sbattuta così fuori canon, in un universo parallelo o quello che vi pare, e si torna a lottare tra volti nuovi e vecchie glorie. Kentaro l’amico ormai invecchiato di Naoto, Mister X, una scollacciatissima Miss X con il frustino da mistress e tanti lottatori della New Japan Pro Wrestling, che ha partecipato alla realizzazione della serie. Tana delle Tigri, in tutto questo, si è trasferita negli USA, non sorge più sulle Alpi Svizzere. Dice che si erano rotti le scatole di cinquant’anni di yodel nelle orecchie.
Ma Mister X è doppiato, quasi mezzo secolo dopo, sempre dallo stesso doppiatore giapponese, Hidekatsu Shibata (che ha un curriculum lungo tre chilometri e, tra le altre cose, ha dato voce anche al Barone Ashura di Mazinga Z).
6. GO GO POWER SGORBIO
E siamo così giunti al momento triste dell’adattamento live action pietoso. Si è detto già diverse volte, in questa rubrica, che le trasposizioni in carne e ossa degli anime giapponesi sono spesso, al più, materiale da irridere durante una serata alcolica tra amici. Ma il film di Tiger Mask va molto oltre. Una pellicola agghiacciante del 2013 in cui Naoto si trasforma nell’Uomo Tigre indossando una maschera. E calzando una tuta di gomma da avversario dei Power Rangers. Perché sì. Una cialtronata indicibile, interpretata dal noto cantante e attore giapponese Eiji Wentz. Da recuperare se proprio morite dalla voglia di guardare il mondo con occhi più tristi.
7. LA PALLINA DELLA VITTORIA
Boooooo dalle tribune e lancio di seggiolini in campo, allora? Non c’è nulla di vagamente accettabile come trasposizione live action di Tiger Mask? Beh, un’altra cosa che questa rubrica ci ha insegnato finora è che per i pachinko si realizzano cose (nuove) pazzesche per manga e anime (vecchi) molto amati. Se ne parlava in dettaglio qui. Nello specifico, c’è questo spot fantastico realizzato nel 2011:
Con tanto di Stella di Teschio, Uomo Leone e Mummia Egiziana spalmati al tappeto. Con la musica originale dell’anime storico in sottofondo. Sì, state per chiedervi perché non abbiano realizzato un film così, anziché quella roba ridicola con la tutina di gomma da Power Ranger. La risposta è: vallo a sapere, miseria ladra.
GLI ALTRI ARTICOLI DI AnimAzione DI DOCMANHATTAN
Vi invitiamo a scaricare la nostra APP gratuita di ScreenWeek Blog (per iOS e Android) per non perdervi tutte le news sul mondo del cinema, senza dimenticarvi di seguire il nostro canale ScreenWeek TV.
[widget/serietv/1152-l-uomo-tigre]