Cinema

Joaquin Phoenix, una carriera tra genio e sregolatezza

Pubblicato il 15 marzo 2018 di Filippo Magnifico

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Chi è sul serio Joaquin Phoenix? Molto probabilmente non lo sapremo mai.
Se dobbiamo considerare la sua carriera cinematografica possiamo dire che, in questo momento, Joaquin Phoenix è Gesù Cristo. Si è trasformato nel Messia per Garth Davis e per la sua ultima fatica cinematografica, Maria Maddalena.
Prima ancora era stato un imperatore romano, il commesso di un sexy shop, un cantautore, il membro di una setta, un uomo innamorato di una voce elettronica. Ma questo riguarda la sua vita professionale. Quella privata continuerà ad essere un mistero.
Perché la vita da star, da personaggio pubblico, gli è sempre andata stretta o forse gli è sempre piaciuta così tanto da divertirsi a giocare con tutti noi, con i giornalisti, diventando protagonista di interviste difficili, scomode, al limite del sopportabile.

Recentemente si è divertito a fare il finto tonto con una giornalista in Francia, nel momento in cui gli è stato chiesto del suo possibile coinvolgimento nel nuovo film sul Joker è letteralmente caduto dalle nuvole.
Quale film sul Joker” ha chiesto, e dopo che l’intervistatrice ha continuato, spiegando che tutto il mondo è al corrente di questa notizia, si è semplicemente limitato a dire “Non ho assolutamente idea di cosa tu stia parlando” (QUI il singolare scambio di battute).

Di quel film, del suo coinvolgimento, si parla sul serio da moltissimo tempo eppure lui ha deciso di prenderci in giro così, come ha sempre fatto, come ha fatto in gran stile durante la lavorazione segreta del falso documentario Io sono qui!, realizzato insieme all’amico Casey Affleck.
Ricordate la sera in cui si è presentato al Late Show di David Letterman completamente stralunato? Dieci minuti all’insegna del disagio, per lui, per Letterman, per noi, che hanno trovato una spiegazione dopo quasi due anni, quando il film ha fatto il suo debutto alla 67ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia e tutto il mondo ha compreso che, durante quel periodo, Joaquin Phoenix si era divertito ad abbattere quella barriera che separa l’attore dal suo personaggio.
Tutto per dar vita ad un progetto che ancora oggi risulta poco chiaro ma che per lui deve essere stato tremendamente importante e che gli ha causato non pochi problemi dal punto di vista professionale (circa due anni di inattività).

Perché Joaquin Phoenix è parecchio strano, non si può negare, ma è anche tremendamente affascinante. Forse per riuscire a capire qualcosa di lui dobbiamo guardare al suo passato, al percorso che l’ha portato a scontrarsi (letteralmente) con il patinato mondo di Hollywood.
Terzo di cinque figli, cresciuto con un padre e una madre che hanno vissuto nelle comuni hippie per poi diventare parte della setta dei Bambini di Dio, il giovane Joaquin Rafael Bottom – questo il suo nome, prima che i genitori decidessero di cambiare cognome – ha iniziato ad esibirsi per strada con il fratello River, anche lui destinato a grandi cose ma bruciato troppo presto a causa di un’overdose, la notte di Halloween del 1993.
Quella morte deve averlo segnato in modo molto profondo e deve anche aver fatto scattare qualcosa in lui, un odio (giustificato) nei confronti dei giornalisti, che senza alcuni rispetto avevano trasmesso la registrazione della sua disperata telefonata al 911.
Cose che non ti fanno sembrare simpatici i giornalisti, insomma, e che da un certo punto di vista riescono a giustificare quel suo atteggiamento nei confronti della stampa, che per prima non si è comportata in maniera corretta nei suoi confronti.

Nel 1995 il grande ritorno con Da morire di Gus Van Sant, seguito da altri titoli come 8mm di Joel Schumacher e Il Gladiatore di Ridley Scott, il film della consacrazione. Nel ruolo di Commodo l’abbiamo odiato tutti ma allo stesso tempo abbiamo apprezzato la sua immensa bravura.
Durante la sua carriera ha collaborato con nomi come M. Night Shyamalan, Thomas Vinterberg, James Mangold, Spike Jonze e Paul Thomas Anderson, che l’ha scelto come protagonista di ben due pellicole tra cui The Master, ispirato alla storia di Scientology, senza alcun dubbio il suo ruolo migliore, anche perché, in qualche modo, gli ha permesso di esorcizzare il ricordo della sua infanzia.

Questo è quello che ci è dato sapere, perché Joaquin Phoenix, a differenza di molti colleghi, è sempre riuscito a nascondere ad occhi indiscreti la sua vera vita. Molto probabilmente niente di troppo eclatante. Fuori dal set, messo da parte l’attore, sembra vivere la normalità a cui tutti noi siamo abituati (e anche sul set, a dire il vero, sembra sia la persona più gentile del mondo). Con la sua compagna – e prima ancora grande amica – Rooney Mara, che con lui ha diviso anche il set in Maria Maddalena. E se vuole prenderci in giro, giocare a fare Dio anche fuori da una sala cinematografica, ne ha tutto il diritto.

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