Noi fan dell'horror ScreenWEEK Originals Memento, Mementote!
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Un sole giallo come un limone stilizza le ombre del primo pomeriggio. La processione avanza lentamente sulla strada, il carro funebre in testa. Ci saranno duecento persone, tutte vestite di nero. Il morto era uno importante, in paese. Cammino a cinquanta metri dalla coda del corteo, osservo da lontano. Al mio fianco c’è Davide, l’assessore alla cultura di Castiglione dei Pepoli. Siamo cresciuti insieme, al liceo eravamo compagni di banco. Io gli prestavo i miei film, lui mi prestava i suoi. Noto che gli è caduto un incisivo, un rettangolo nero rabbuia il suo sorriso.
Non ci vediamo da un po’, abbiamo voglia di parlare di cinema. Per questo ci teniamo lontani dal corteo.
“Ultimamente sto guardando i film della Amicus…” dico, tenendo le mani incrociate sulla pancia in segno di distratta riverenza per il morto. Sul ciglio della strada c’è il cadavere di un gatto, secco come un’incrostazione. Ma forse era un coniglio, o una volpe. Ormai non si capisce più.
“Amicus?” mi domanda Davide.
“Era una casa di produzione inglese, che ha realizzato film del terrore a basso budget a cavallo tra gli anni ’60 e ’70…” spiego. Il coro, in testa al corteo, sta intonando Signore delle cime, un canto popolare che ai funerali è tradizione. Le querce sono gialle, rosse e arancioni, tra i rami si nascondono delle cornacchie nere che, Cra Cra, osservano il funerale con interesse.
“Una specie di Hammer Studio…” commenta Davide.
“Più che altro, il suo principale concorrente!” rispondo, con un certo inspiegabile entusiasmo. “Si rubavano gli attori a vicenda: soprattutto Peter Cushing e Christopher Lee. Quei due rimbalzavano da uno studio all’altro come palline da ping pong!”
“Amicus… Che nome del cazzo!” sbotta Davide, dicendo cazzo a bassa voce. Fa un freddo cane, anche se c’è il sole.
“Fu fondata nel 1960, da tali Milton Subotsky e Max Rosenberg! La Amicus era specializzata in film a episodi, ne girarono una decina. Ogni film conteneva quattro o cinque storie, realizzate con budget risicatissimo. Le scenografie erano sempre le stesse, e capitava che anche le trame si assomigliassero! Storie classiche, scritte con il pilota automatico e senza guizzi. D’altro canto, il vero punto di forza dei film Amicus è proprio la loro assoluta prevedibilità!”
Mi osservo le mani, foderate da un paio di guanti di pelle marrone. Non posso evitare di portarli, visto che mi stanno marcendo le dita. Vermi.
“Film a episodi completamente slegati tra di loro…” commenta Davide. “Come delle antologie, no?” domanda, poi si tocca i denti, come se improvvisamente si fosse ricordato del buco lasciato dall’incisivo. La sua espressione si fa triste, mi sa che ci teneva. Intanto alla testa del corteo il coro ha smesso di cantare.
“Gli episodi non sono del tutto slegati, c’è sempre un filo conduttore, rappresentato dall’episodio contenitore…” spiego. “Per esempio, in La casa che grondava sangue tutti i segmenti raccontano le atroci morti degli inquilini di una casa maledetta. A ogni racconto corrisponde un inquilino, mentre nell’episodio cornice un investigatore con la faccia da merlo cerca di far luce sulla vicenda, e alla fine muore come uno stupido. Pensa che quel film è stato scritto da Richard Matheson e Robert Bloch! Ci pensi?”
“Richard Matheson è quello di I am legend?”
“Esatto, e Robert Bloch è quello di Psyco!”
Ora alla nostra destra c’è uno spiazzo di ghiaia. Al centro dello spiazzo, una fontana di pietra.
“Qui il mese scorso si è ammazzato uno, vero?” domando, cercando di mettere a fuoco il ricordo.
“Si, proprio dietro la fontana…” risponde Davide, indicando con il dito. “Ma non è successo il mese scorso, succederà il mese prossimo!”
“Ah, è vero!” esclamo, riconoscendo di essermi confuso. “A volte faccio casino con le date…”
Il coro ha ripreso a cantare. Una vecchia è svenuta: il corteo l’ha lasciata indietro, sull’asfalto. Io e Davide la sorpassiamo, facendo attenzione a non calpestarla.
“Ma insomma, questi film della Amicus sono belli o no?” mi chiede Davide.
“Si potrebbe dire che sono belli…” rispondo. “…Ma anche che sono brutti! Non è questo il punto! Sono un fatto estetico, e tanto mi basta! Tra l’altro, hanno dei titoli meravigliosi, che da soli danno senso alla loro esistenza: Le cinque chiavi del terrore, Il giardino delle torture, Racconti dalla tomba, La morte dietro il cancello…”
“La morte dietro il cancello?” mi interrompe Davide, sghignazzando. A proposito di cancelli, ora in fondo alla via si staglia quello del cimitero. Il becchino lo sta aprendo, mentre i suoi assistenti scaricano la bara dal carro funebre. Il corteo è fermo.
“La morte dietro il cancello è uno dei migliori!” sentenzio, puntando l’indice in alto in un movimento secco: se non portassi i guanti, si sarebbe di certo staccato. “Il modo in cui quei grandi attori inglesi sfidavano il ridicolo delle trame e la pochezza della messa in scena mi ha sempre commosso e incantato. Pensa che in un episodio di La bottega che vendeva la morte c’è il grande Donald Pleasance che ammazza la gente usando della bamboline voodoo! Non hai idea di quanto è poco riuscito quel segmento! Eppure, in un certo senso, è meraviglioso!”
“Un fatto estetico…” borbotta Davide, che non ha mai smesso di cercare l’incisivo.
“Mi dispiace per il tuo dente…” sospiro, in tono compassionevole.
“Grazie…” replica Davide, leggermente rincuorato. Poi continua: “Devono avermelo preso durante la seduta di approvazione del bilancio. Mi sono appisolato cinque minuti, e quando ho riaperto gli occhi l’incisivo non c’era più. Forse è stata la segretaria, o forse il presidente di qualche associazione culturale…”
Camminiamo per il camposanto, i cui sentieri sono disegnati da perfette aiuole concentriche. La fossa è già divelta, le vedove si stanno accalcando intorno.
“La Amicus chiuse nel 1980, nel silenzio più totale, con una trentina di film all’attivo…” concludo. “Si riescono a trovare?” mi chiede Davide, che ormai è curioso.
“Certo! Li hanno pubblicati in dvd, ma alcuni si trovano anche in streaming…”
La bara viene calata nella fossa, il coro riprende a cantare. Le cornacchie ci hanno seguito: continuano a fare cra cra svolazzando sopra le nostre teste. Un moto circolare incessante, che pare generato da un algoritmo.
“Ho una domanda imbarazzante…” bisbiglia Davide.
“Se vuoi sapere delle mie mani, ti dico subito che i vermi ci sono ancora… Meno, ma ci sono!”
“No, anche se mi fa piacere che siano diminuiti…” replica Davide, poi fa un cenno del capo per indicare la fossa. “Il fatto è un altro. È stato il sindaco a chiedermi di venire al funerale, dicendo che era di una persona importante ed era bene che le istituzioni partecipassero. Solo che io… Ecco, non so chi è il morto!”
Mi irrigidisco per un attimo, poi inarco un sopracciglio e sorrido. I becchini continuano a interrare.
“Come hai potuto dimenticare, Davide?” rispondo. “Il morto sei tu!”
Davide mi osserva con sguardo interdetto, poi sorride a sua volta, anche se con malcelato nervosismo.
“Mi prendi in giro…” conclude. “…Non posso essere io, il morto!”
“Perché non vai a controllare?” domando, facendo l’occhiolino.
Davide smette di sorridere, guarda in direzione della fossa, poi di nuovo verso di me.
“E va bene!” conclude, in tono di sfida, poi si avvia in direzione della lapide, che è appoggiata provvisoriamente al tronco di una quercia dalle foglie rosso fuoco. Lo osservo leggere con aria assorta il nome del morto, poi osservarne la fotografia, infine lo seguo con lo sguardo mentre torna indietro e si rimette al mio fianco.
“È un vecchio…” bisbiglia, dicendo vecchio a bassa voce. Poi, in tono vittorioso: “Ero certo di non essere io!”
“Ecco, hai centrato il punto! Sapevi che era una sciocchezza, eppure hai guardato!” rispondo. “Proprio come succede con i film della Amicus! Personalmente, li adoro…”
“Buono a sapersi…” sospira Davide, che ha ripreso a cercare l’incisivo.
Il sole illumina il camposanto, i becchini hanno terminato di richiudere la fossa, i fedeli si disperdono, l’aria è salubre.
Che bello, vivere in questo mondo di terrore!
MARCO NUCCI
Nato nel 1986 a Castiglione dei Pepoli, frequenta il DAMS cinema per poi occuparsi come libero professionista di video editing. Dal 2012 è direttore artistico del festival sul fumetto “Crime City Comics: Dylan Dog”. Dal 2015 è redattore e sceneggiatore presso la Sergio Bonelli Editore. Ha pubblicato 2 libri a fumetti con la casa editrice Tunué.
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