LEGION – La recensione di Roberto Recchioni

LEGION – La recensione di Roberto Recchioni

Di Roberto Recchioni

Legion, o Legione nella traduzione italiana dei fumetti Marvel, è un personaggio appartenente alla sterminata famiglia degli X-Men. Un mutante, quindi, è uno dei più pericolosi tra quelli che popolano l’universo della Casa delle Idee. Il suo vero nome è David Charles Haller ed è figlio del più potente telepate conosciuto, quel Professor Charles Xavier portato sullo schermo da Patrick Stewart e James McAvoy, e di Gabrielle Halter, una sopravvissuta dell’Olocausto. Il potere di David è particolare perché il ragazzo soffre di personalità multiple, ognuna di esse dotata di una capacità sovraumana.

La sua prima apparizione a fumetti è a opera di Chris Claremont (l’unica autorità riconosciuta quando si parla di mutanti) e del disegnatore-illustratore Bill Sienkiewicz, un genio rivoluzionario che ha fatto la storia del fumetto USA negli anni ’80. E forse è proprio per merito dell’interpretazione visiva estrema da Sienkiewicz che un personaggio abbastanza oscuro e secondario come Legion si sia lentamente imposto come una delle figure più interessanti nel parco di testate legate all’universo X.

legion-poster-copertina

FX, uno dei canali via cavo appartenenti Fox, in collaborazione con la neonata Marvel Television, hanno deciso di prendere questo personaggio, che nel mondo dei fumetti non aveva mai goduto di una sua testata personale (ma solamente di alcune miniserie e albi speciali) e di metterlo sotto i riflettori, rendendolo protagonista di una serie tutta sua.

Alcuni di voi potrebbero chiedersi il perché visto che, per quanto amato, Legion non è certo popolare o famoso come tanti altri mutanti di cui la Fox avrebbe potuto disporre, pescando dal grande universo narrativo creato da Stan Lee, ma la ragione è presto detta: Legion è un personaggio interessante e che offre molte opportunità sia in termini narrativi che visivi. Si tratta, in sostanza, di un materiale di partenza perfetto per degli sviluppi altri rispetto al fumetto.

E questo non fa che ribadire, una volta di più, il valore di quell’enorme patrimonio di storie che i comics portano in dono agli media. Un patrimonio che solo di recente stiamo iniziando a sfruttare in maniera interessante, andando oltre al mero adattamento dei titoli più noti.

legion-fx

E quelli di FX non si sono fatti scappare l’occasione, confezionando una serie atipica in tutto, dalla costruzione alla regia, che prende una strada molto diverso da quella dei film legati a Wolverine e soci e che si inoltra in territori più vicini a quelli di vecchie serie di fantascienza come Il Fuggitivo o La Fuga di Logan. Del resto, l’ideatore della serie (regista anche del primo episodio) è quel Noah Hawley che, in tempi recenti, ha già saputo stupire il pubblico con opere trasversali come la serie di Fargo, tratta dal film dei fratelli Coen (e chi se lo sarebbe mai aspettato che il materiale d’origine si prestasse così bene per una serializzazione televisiva?). E la capaicità di Hawley di guardare con sguardo obliquo a del materiale pre-esistente è la marcia in più che rende Legion, la serie, così interessante.

legion-logo-copertina

Perché nonostante sia in effetti integrata con tutto l’universo cinematografico degli X-Men (ma non con quello dei film del Marvel Studios, che sono cosa altra) è anche del tutto diverso, sia per sensibilità che per linguaggio. Grazie a un montaggio non cronologico, a inquadrature bizzarre, a una scelta attoriale per nulla scontata (nessuno avrebbe mai detto che Dan Stevens, il bel Matthew Crawley di Downton Abbey sarebbe stato così bravo e perfetto nell’interpretare un personaggio fragile e disturbato come Legion) e a uno straordinario utilizzo di una colonna sonora per cui non si è badato a spese, Legion si candida come una delle nuove serie televisive più interessanti e originale dell’anno. Da seguire con attenzione, perdendosi nel suo intricato dedalo di false realtà e misteri.

Consigliatissima.

Legion roberto recchioni
La Vignetta esclusiva per ScreenWeek.it di Roberto Recchioni

LEGION – La recensione del secondo capitolo

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