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Una Mamma per Amica: Recensione del secondo episodio, “Primavera”

Pubblicato il 27 novembre 2016 di Andrea Suatoni

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—–ATTENZIONE: L’ARTICOLO CONTIENE SPOILER—–

Dopo il primo episodio, che ha riaperto le porte di Stars Hollow ai fan e che ha presentato il nuovo corso degli eventi dei personaggi coinvolti, l’ottava stagione di Gilmore Girls avanza spedita e fiera raccontando le vicende di Lorelai, Rory, Emily e di tutti i pittoreschi personaggi dipinti dagli showrunner della serie.

Siamo in primavera ormai: Rory è ancora alle prese con varie proposte di lavoro, Luke riceve una proposta inaspettata… E impossibile (letteralmente) da rifiutare, mentre Lorelai ed Emily iniziano la terapia insieme.

PRIMAVERA

La psicologa Claudia assiste ad un’ora intera di silenzio da parte di Emily e Lorelai: la prima è troppo orgogliosa per iniziare a parlare, mentre la seconda, trovatasi coinvolta suo malgrado, appare per nulla a proprio agio mentre attende la fine della seduta per poter fuggire.

A Stars Hollow assistiamo ad una nuova caratteristica fiera (era una delle cose che più ci mancavano) organizzata (malamente) da Taylor e Kirk, rivediamo finalmente Jackson e la signora Kim ed in un cameo, per la prima volta sullo schermo, il signor Kim. Alla consueta riunione della comunità e poi al cinema di Kirk, ritroviamo inoltre Lulu, Babette e suo marito Morey. Al Dragonfly Inn invece Michel è sempre più stressato, facendo preoccupare Lorelai che teme un secondo abbandono dopo quello di Sookie.

A Londra, Rory trova sempre più difficile lavorare con la “particolare” Naomi, e le richieste sempre più eccentriche di lei provocheranno infine una rottura: senza un avvertimento, la donna la licenzia, quando la giovane Gilmore aveva per lei già rifiutato un lavoro alla Chilton ed una insistente blogger.

Emily informa Luke che Richard l’ha incluso nel suo testamento: l’uomo ha lasciato al compagno della figlia dei soldi con vincolo di destinazione alla nascita di un franchise del Luke’s Diner. Pur affatto interessato, l’uomo è costretto prima ad accettare la proposta e poi a recarsi con Emily alla ricerca di stabili che possano ospitare nuovi Luke’s. E’ qui che scopre che Emily ha smesso la terapia, mentre Lorelai, mentendogli, sta continuando a vedere la dottoressa.

Sfiduciata dal mondo lavorativo, dopo aver passato una notte con uno sconosciuto durante la preparazione fallimentare di un articolo, Rory decide infine di effettuare un colloquio con la blogger che la corteggia da tempo, risultando però del tutto impreparata: il lavoro le viene rifiutato, e non le rimane altro che sperare nel padre di Logan per ottenere un incontro importante.

PERSONAGGI SOVRAESPOSTI

Il secondo episodio del revival è ancor più Gilmore Girls del primo: dopo l’introduzione, ci troviamo tuffati appieno nel nuovo corso degli eventi. Il reale difetto del secondo episodio è la sua lunghezza: i 90 minuti sono trattati come un unico lungo episodio, estremamente simile a quelli da 40 minuti che eravamo soliti vedere; per riempire il minutaggio, alcuni personaggi ottengono una sovraesposizione che a tratti giova alla serie (più Paris per tutti!!), mentre sotto altri aspetti pare solamente un riempitivo, pur se spassoso e godibile (come nel caso di Kirk e Michel). Come già evidenziato da noi altrove, le trame procedono chiaramente subordinate dalla contrattualizzazione degli attori, che appare molto legata al minutaggio su schermo: Lane e Zack non vengono affatto utilizzati, Jackson appare per null’altro che un cameo, mentre l’intervento di Doyle poco aggiunge alla trama. Ancora, missing in action sono April, Jess, Dean e Christopher.

TRIONFO DI SCRITTURA

Come di consueto, i dialoghi e la scrittura generale della serie sono perfetti. La trama ed i colpi di scena sono messi in secondo piano, forse troppo se si pensa che al finale mancano solamente 2 episodi; ma da Gilmore Girls ci aspettiamo forse più una continuità meta-narrativa riguardo i personaggi, la loro coerenza o al contrario i loro cambiamenti, più che dei veri e propri snodi di trama. Primavera procede spedito, battuta dopo battuta, verso un finale che in verità non ci sconvolge; ma lo fa in maniera squisitamente Gilmore/Palladino, modernizzando una formula collaudata ed omaggiandola nel migliore dei modi: costruendola cioè fedele a sé stessa pur se trasportata nel 2016.

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