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A ridosso con l’uscita del film nelle sale, il 25 febbraio, indaghiamo sul personaggio principale di Lo Chiamavano Jeeg Robot, Enzo Ceccotti, interpretato dal bravissimo Claudio Santamaria (guarda il trailer finale).
IL RUOLO DEL SUPEREROE
Claudio Santamaria, notissimo e pluripremiato (fra gli altri, Nastro D’argento per il film Romanzo Criminale e Gransito Movie Award per L’Ultimo Bacio) attore romano è stato uno dei primi a credere nell’ambizioso progetto del regista esordiente (sul grande schermo) Gabriele Mainetti: fin da subito, appena letta la sceneggiatura di Nicola Guaglianone e Menotti, ha capito che il film sarebbe stato un grande successo e si è impegnato al massimo per ottenere la parte di Enzo, il protagonista della storia. Vista l’esiguità del budget del film, un’opera prima che si muove su un genere completamente nuovo per il Bel Paese, l’attore ha anche accettato di lavorare per un cachet minimo: tale è stato l’entusiasmo che l’ha fatto aderire al progetto fin dalle prime battute.
Per la parte è dovuto ingrassare di quasi 20 chili, arrivando ad acquisire la fisicità per la quale Enzo Ceccotti era stato pensato (un bel coattone massiccio di periferia in pratica, di quelli di cui si dovrebbe temere di incrociare lo sguardo).
E in effetti Santamaria nella pellicola è quasi irriconoscibile: ombroso, perennemente incazzato con il mondo, sordidamente sporco e con un’aria non molto sveglia. Ma anche barbaramente sexy, aspetto sul quale anche se in sordina la regia indugia (a ragione) molto spesso. Il lavoro svolto sulle espressioni facciali del personaggio è notevole, probabilmente come conseguenza della scrittura dello stesso, che doveva risultare (e ci riesce in modo terribilmente efficace) in una caratterizzazione egoistica, scontrosa, comunicativamente silenziosa. Sono in effetti più i silenzi e le parole non dette di Enzo a delineare fino in fondo la sua reale psicologia, insieme alla mera descrizione visiva degli ambienti in cui vive e allo spazio sfittico e degradato in cui si muove fin troppo a suo agio, che fanno capire al pubblico quale tipo di uomo si trova di fronte. Senza contare che il film si apre con l’inseguimento del protagonista da parte della polizia dopo un furto, tanto per far quadrare l’idea di base.
IL SUPERPOTERE DI ALESSIA
Enzo Ceccotti all’inizio del film acquisisce dei superpoteri. Quando lo spettatore verrà messo di fronte al fatto compiuto, una volta presentato il personaggio nei toni turpi di cui abbiamo appena parlato, non si stupirà affatto se questo li userà in funzione della propria carriera criminale: Enzo è un delinquente, un tipo apparentemente senza possibilità di redenzione fin troppo incastrato nella sua vita fatta essenzialmente di sopravvivenza senza morale.
E’ l’incontro con Alessia, interpretata dalla superlativa rivelazione Ilenia Pastorelli, a cambiare completamente le carte in tavola. Si tratta di una ragazza segnata drammaticamente dai propri molteplici traumi, una donna che cela in realtà l’animo innocente e ingenuo di una bambina, incastrata anche lei nella propria realtà: in essa, Enzo è Iroshi Shiba, l’eroe che “Se può trasformà in un Jeeg”. La ragazza inizia a vederlo come un eroe, riuscendo pian piano a scavare nell’animo di Enzo molto più a fondo di quanto lui stesso non avrebbe potuto fare da solo: in profondità quel che ne emerge è una persona estremamente sensibile, che non aveva bisogno d’altro se non di essere lui stesso salvato. Alessia ed Enzo riescono a completarsi ma soprattutto a salvarsi reciprocamente senza neanche rendersene davvero conto, delineando fra le righe un amore a tinte drammatiche e romantiche allo stesso tempo.
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IL CAMMINO DEL SUPEREROE
Enzo nasce nella periferia di Tor Bella Monaca, passa attraverso la criminalità organizzata del posto, attraverso una sorta di storia d’amore dalle quasi inquietanti caratteristiche disfunzionali e attraverso la scoperta di un nuovo io interiore fino alla consapevolezza ed alla presa di coscienza delle proprie responsabilità.
E’ un pò un clichè, lo sappiamo, quindi possiamo dire senza paura di spoilerare nulla che Lo chiamavano Jeeg Robot racconta di un uomo comune, un delinquente senza grosse pretese e apparentemente senza grandi valori, in cammino lungo la strada che lo porterà a diventare un eroe, o meglio un supereroe.
Ma è il modo in cui un clichè viene affrontato (dalla regia, dalla sceneggiatura, dall’interpretazione) a fare la differenza: la continua sensazione di guardare qualcosa di completamente nuovo ed innovativo, qualcosa che sicuramente in futuro potrà vantare innumerevoli tentativi di copia ponendosi come iniziale ed originale metro di paragone, permane durante tutta la durata del film: in parte perchè da bravo pioniere Mainetti ha tentato una strada che praticamente nessuno in Italia aveva mai tentato prima, e in parte perché l’ha fatto adattando il genere ad una italianità che trasuda prepotentemente da ogni scena e da ogni dialogo, donando alla pellicola una connotazione estremamente singolare anche all’interno della categoria del cinecomic alla quale sostanzialmente aderisce ma dalla quale allo stesso tempo si discosta, quasi andando a creare un genere completamente nuovo, una sorta di ibrido che inaspettatamente, quasi incredibilmente, funziona alla grande: la connotazione di film a base supereroistica stà un pò stretta a Lo chiamavano Jeeg Robot, che fa della credibilità e del realismo una delle sue forze più grandi.
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Lo Chiamavano Jeeg Robot farà il suo ingresso nelle sale italiane il 25 febbraio 2016 distribuito da Lucky Red. Nel cast troviamo anche Luca Marinelli, Stefano Ambrogi, Maurizio Tesei, Ilenia Pastorelli e Francesco Formichetti.
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