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Lucca 2015 – Kamui Fujiwara delle influenze di Akira Toriyama e del lavoro con Mamoru Oshii

Pubblicato il 14 novembre 2015 di Marlen Vazzoler

Characters designer e mangaka, il giapponese Kamui Fujiwara è conosciuto in Italia sopratutto per aver scritto il manga L’emblema di Roto, ispirato alla saga videoludica di Dragon Quest, che narra le avventure di Arus Roto, il discendente del prode guerriero di Dragon Quest III, Arel.

Nato a Arakawa-ku, Tokyo, arriva terzo alla 18° edizione del Premio Tezuka nel 1979, dove ottiene una menzione onoraria per il suo primo manga Itsumo No Asani. A quell’edizione Toshio Nobe vince un’altra menzione mentre il premio principale viene dato a Tsukasa Hojo (Occhi di gatto, City Hunter).

Lavora come character designer di Bōken Shōnen Kurabu ga Hou, Grandia Xtreme, Terranigma e E.V.O.: Search for Eden. Tra i fumetti che ha realizzato ricordiamo Kenrō Densetsu: Kerberos Panzer Cops scritto da Mamoru Oshii, Oine, Raika e Saiyuki.

L’autore è stato uno degli ospiti presenti all’edizione 2015 di Lucca Comics and Games, durante la quale è stata presentata l’edizione Perfect Edition del manga L’emblema di Roto, pubblicata dalla casa editrice Star Comics.

Di seguito potete vedere l’incontro con la stampa del maestro:

– Introduzione di Marco Pelitteri
– Gli è stato proposto l’adattamento manga del film The Red Spectacles, nello stesso periodo in cui è stato realizzato Patlabor. All’inizio Mamoru Oshii non aveva un’idea precisa della storia, poi hanno cominciato a lavorare insieme a questo manga, e la storia è diventata molto più lunga di quello che si erano aspettati (2 volumi). Mentre lavoravano al manga è stato realizzato un film animato, ovvero Jin-Roh: The Wolf Brigade.
– Parlando con un suo amico editor della casa editrice NHK, è venuta fuori l’idea di scrivere un manga storico, ovvero Sayuki. Lui prima fece delle prove del disegno di un personaggio che in seguito fu colorato in computer grafica. Piacque e il progetto ebbe il via libera.
Lui era interessato a puntare l’attenzione di questo nuovo adattamento della storia di Sayuki su Sanzo Hoshi, una sorta di side-story, e non quindi lo sviluppo classico di Il viaggio in Occidente.

Premessa, Fujiwara ha lavorato ad altri due titoli di Dragon Quest dopo L’emblema di Roto, Dragon Quest – Il cavaliere del Drago basato sul videogioco di Dragon Quest VII, sono usciti 14 volumi tra il 2001 e il 2006, al momento è interrotto. E Dragon Quest Saga: Emblem of Roto – To the Children who inherit the Emblem, in corso, sono usciti attualmente una ventina di volumi.
Abbiamo paura che ci sia stata una confusione tra i due titoli mentre il maestro rispondeva alla nostra domanda, perché inizialmente cita chiaramente due volte il primo titolo, mentre noi stavamo parlando del secondo.

– Il seguito dell’Emblema di Roto è nata dalla volontà di continuare a scrivere una storia su quei personaggi, è un’opera in corso (inedita in Italia, ndr.). Tutto è partito dai personaggi, dal protagonista. Pensa che lo finirà tra quattro anni, si sta allungando molto con la storia.
– Non ha collaborato direttamente con Akira Toriyama, per il manga di Dragon Quest. Ha dovuto adattare i personaggi i mostri e tutte le altre figure create da Akira Toriyama, per i videogiochi di Dragon Quest.
Tra l’adattamento di The Red Spectacles e Dragon Quest si può notare una differenza nel suo stile, per quest’ultimo era dovuto dalla necessità di ispirarsi allo stile di Toriyama, ma rendendolo suo.
– Ha avuto un rapporto collaborativo con lo staff, mentre con l’editor possiamo dire che il loro rapporto di lavoro è stato simile al viaggio vissuto dai personaggi dei suoi manga di Dragon Quest.
– L’emblema di Roto è stato il suo primo shonen manga, quindi diretto ad un pubblico di bambini. Man mano che crescevano i personaggi, è cresciuto anche lui come autore.
– La vittoria del Premio Tezuka non l’ha aiutato nella carriera di mangaka. La vittoria del premio gli ha permesso di entrare in contatto con un editor, che gli proponeva delle idee diverse da quelle che aveva in mente. Da lì è cominciata una collaborazione con le case editrici.
Un concorso è un buon modo per farsi conoscere, ed entrare in contatto con le persone che possono aiutarti a fare manga.
– Ha giocato a quasi tutti i giochi della serie di Dragon Quest. Se non conoscesse bene la serie non potrebbe scrivere in modo adeguato il manga. Il suo gioco preferito della serie è Dragon Quest III: E così entrò nella leggenda…
– Come nel gioco, così come nella vita reale, i personaggi tendono a riunirsi in gruppo e a collaborare tra loro. L’essere collaborativi è un messaggio giusto, corretto, molto bello, ma non l’ha mai considerato un messaggio diretto ai lettori. Però è una cosa che si può collegare anche alla realtà.
– La storia dell’Emblema di Roto e di Dai, la grande avventura è diversa, non ha preso spunti da quest’altro titolo. Lo leggeva e sapeva che personaggi c’erano, ma non ha subito alcuna influenza.

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