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Il nome di James O’Barr rimarrà per sempre legato alla sua opera più famosa, la graphic novel Il Corvo, da cui è stato tratto l’omonimo film cult diretto da Alex Proyas e interpretato da Brandon Lee, a cui sono seguite le pellicole Il corvo – City Of Angelsfranc (1996), Il corvo – Salvation (2000) e Il corvo – Preghiera maledetta (2005).
L’autore era presente a Lucca Comics and Games per presentare l’Edizione Definitiva di Il Corvo e l’opera inedita: Il Corvo – Libro secondo, composta da due storie brevi, entrambe pubblicate dalle Edizioni BD Srl.
Ma perché creare una nuova edizione di questa opera? Nell’introduzione James O’Barr spiega che questa nuova versione rispecchia il progetto iniziale del Corvo, che vuoi per ragioni tecniche, emotive o per l’incapacità dell’autore di realizzare quello che si era prefissato nella sua prima opera a fumetti, non era riuscito a inserire.
Noi abbiamo avuto il piacere di parlare con questo grande autore, della sua nuova opera, della sua tecnica narrativa e stilistica, e della sua grande passione per il genere western.
-In realtà voleva fare la storia sul campo di concentramento, ambientata durante la seconda guerra mondiale, in bianco e nero
-Ma la maggior parte dei rivenditori americani sono restii a ordinare i fumetti in bianco e nero, per questo motivo la casa editrice ha insistito che la storia venisse pubblicata a colori.
-Nella prima storia Curaro ha voluto usare un particolare schema a colori che cadenzasse il periodo temporale della storia, che si muove tra passato e presente, nell’arco di 10 anni.
-In questo modo ha potuto evitare di inserire l’anno per ogni cambio temporale, all’interno della storia. In questo modo nessuno è rimasto confuso.
-La storia sulla seconda guerra mondiale è ambientata su un campo di concentramento polacco, dove i prigionieri venivano sterminati
-Si tratta di uno dei campi di concentramento meno ricordati, Sobibór. Ha pensato che fosse un ottimo posto per ambientare una storia che parlasse di vendetta e giustizia.
-Curaro era una storia vera accaduta a Detroit negli anni sessanta. E’ una storia che l’ha profondamente colpito e che parla di redenzione.
-Gli ha spezzato il cuore il fatto che nessuno sapesse chi fosse questa piccola bambina. Non hanno scoperto chi sia, sulla sua tomba c’è il numero del fascicolo del caso della polizia.
-Un poliziotto è diventato ossessionato da questo caso, ed ha letteralmente distrutto la sua vita cercando di risolverlo. Ha perso la moglie, il lavoro, i figli. E’ diventato un alcolizzato. Nella vita vera non è mai riuscito a risolvere il caso.
-Quindi ha pensato che sarebbe stato un interessante colpo di scena far tornare la bambina per aiutare lui a trovare l’assoluzione. Torna per aiutarlo a trovare pace.
-Nella storia Scuoiando i lupi, viene suggerito che il protagonista è stato ucciso e messo in uno dei formi crematori. Per questo motivo O’Barr ha voluto che i segni della bruciatura fossero visibili sul suo corpo.
-Ricorda un personaggio del Corvo perché ha gli occhi cavi, e un aspetto simile.
-Il suo aspetto doveva essere spaventoso e fare effetto in modo da colpire i lettori.
-L’idea era di rendere Curaro il più innocente possibile, nonostante le terribili circostanze
-Come Anna Frank voleva continuare a vedere il lato bello delle cose. Per questo racconta una fiaba su sua madre. Inoltre Il Corvo l’ha aiutata a creare questa favola, mentendo sul padre della bambina.
-In Il Corvo, voleva che le memorie di Eric fossero molto dolci, romantiche e sentimentali. Per questo ha deciso di disegnare come se avesse usato un filtro in soft focus. Queste sono le parti felici della storia, ed è stata una scelta molto deliberata da parte sua.
-Forse, se l’editore avesse avuto i soldi, avrebbe fatto i flashback a colori. Gialli, aranci, dei colori felici. E poi il resto del libro in un crudo bianco e nero, con dei toni grigi.
-Le scene a colori le avrebbe fatte con gli acquarelli.
-Abbiamo questa specie di filtro mentale che ci rende i ricordi più belli, e lui voleva riproporre questo con il suo disegno.
-Tutti i ricordi più belli, quando li guardiamo in retrospettiva diventano ancora più dolci, ancora più morbidi.
-Gli piace iniziare nel bel mezzo di una storia, e poi scavare andando indietro.
-Non è un metodo narrativo che usa deliberatamente per allettare il lettore, ma se si riesce ad attirare l’attenzione del lettore nelle prime 10 pagine, continueranno a leggere il fumetto per scoprire cosa è accaduto.
-Gli piace usare questa tecnica, che viene usata in molti film. E lasciare molti misteri per il lettore, che vengono rivelati man mano che la storia procede.
-L’idea di impostare una storia, nei primi 2 numeri, se l’ambientazione non è molto eccitante si può aver già perso il lettore.
-E’ convinto che in questo modo ci si affeziona di più al personaggio, perché vuoi scoprire perché è violento, depresso.
-Anche negli altri suoi fumetti, ancora inediti in Italia, tende a usare la stessa tecnica narrativa, non narrativa.
-Vuole catturare i lettori sin dalla prima pagina, con una scena che ti prende moltissimo.
-Adesso sta scrivendo una favola per adulti con la sua ragazza, e anche questa storia inizia nel mezzo. Ci sono 4 personaggi, ma non sai come sono giunti dove sono, quali sono i loro scopi.
-I film noir degli anni quaranta lo hanno influenzato nell’uso di questa tecnica narrativa. Di solito non sono lineari e qualcuno è nei guai fin dall’inizio e poi scopri cosa gli è accaduto. E di solito si tratta di una donna.
-E’ un grande fan degli spaghetti western e in particolare di Franco Nero, che considera un eccezionale attore italiano e che non è stato valutato abbastanza.
-Colleziona film western, ne ha qualche centinaio.
-Ama i film di Sergio Leone, Keoma con Franco Nero, I quattro dell’apocalisse con Tomas Milian. Un film fatto molto bene, ben scritto. Erano dei film realizzati da registi di grande talento, inoltre non seguivano delle regole a differenza dei western americani.
-Gli italiani hanno reinventato il western americano e l’hanno migliorato rendendolo più realistico.
-Il west era sporco, violento, e questo non lo vedevi nei western americani degli anni cinquanta, primi anni sessanta, dove tutto era più pulito, e la gente non sudava.
-Sta scrivendo a una sua versione di una storia western, dark, gotica, molto romantica ed estremamente violenta.
-Ma la sta dipingendo a mano, non gli piace lavorare in digitale. Le vignette non sono tradizionali ma ricordano lo schermo widescreen.
-E si diverte, adora dipingere i tramonti e i cavalli. E tutto quel che viene come le selle e i vagoni che si sono trasformati in degli incubi…
-E’ convinto che potrebbe diventare un bel film.
-E’ stato già opzionato per diventare un film, appena finirà il libro inizierà la pre-produzione del film.
-Verrà prodotto da una compagnia spagnola. Ha scelto la Spagna perché molte delle location dei western italiani si trovano ancora lì
-Si intitola Sundown in Hell, nel tipico stile depressivo di O’Barr.
A questo punto attendiamo di poter leggere in italiano questa sua ultima opera, e appena sapremo qualcosa sul film vi aggiorneremo.
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