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Inside Out – La recensione del RRobe

Pubblicato il 15 settembre 2015 di Roberto Recchioni

Se si prendessero in esame i singoli elementi di Inside Out, il nuovo film della Disney/Pixar, diretto da Pete Docter e Ronnie del Carmen, verrebbe quasi da dire che non c’è niente di nuovo sotto il sole. Il soggetto ruota attorno alla solita idea della Pixar di dare un’incarnazione antropomorfa a dei concetti astratti o a degli oggetti inanimati. Senza stare a parlare della serie di Toy Story, vale almeno la pena citare due splendidi corti animati come Day & Night e Blue Umbrella per far capire quanto Lasseter e soci siano frequenti in questo ambito. Questa volta a essere presi in esame sono i vari aspetti che compongono la personalità di un essere umano e come questi si sviluppino dalla nascita fino all’età adulto. Per raccontarlo, gli sceneggiatori si sono affidati a un altro canovaccio classico in casa Pixar, quello del buddy-buddy movie: due conflittuali protagonisti costretti a viaggiare insieme e obbligati a confrontarsi l’uno con l’altro per poter andare avanti. Se avete visto il secondo capitolo del già citato Toy Story o Up! non farete fatica a capire di cosa sto parlando.

Per quello che riguarda la regia, anche qui, si va sul tradizionale: meravigliosamente fluida e tremendamente classica. Tutto è raccontato con chiarezza, ritmo ed eleganza. Senza mai esagerare in nessun senso. Stesso discorso vale per design dei personaggi e del mondo che li circonda, che sia dal punto di vista tecnico, sia dal punto di vista immaginifico, non sono veramente nulla di nuovo pur rappresentando comunque uno standard di eccellenza.

Ma allora, se tutto è così “normale”, perché qualsiasi critico che ha parlato di questa pellicola l’ha descritta come il ritorno della Pixar ai suoi altissimi fasti dopo alcuni anni di appannamento?

Perché lo è.

Perché non sono i singoli aspetti del film a determinarne l’esito artistico ma la maniera in cui quei singoli aspetti collaborino l’uno con l’altro, integrandosi l’uno con l’altro, per creare qualcosa di completamente unico e diverso da tutto il resto, esattamente come i vari aspetti della personalità della piccola protagonista di unisco per dare vita alla sua identità di essere umano irripetibile. In questo senso, la parte narrativa del film assume un livello di meta-testo, raccontandoci la struttura del film stesso e rivelandocene il suo senso più profondo.

In poche parole: è bello. Bello tanto. E la potremmo chiudere qui. Ma giusto per diletto, mi provo a portare almeno quella che se non è una critica, è perlomeno una perplessità.

Il film è un film per adulti. Ai bambini piaceranno “i pupazzi” e i colori e tutto l’aspetto dinamico delle sequenze, ma di fatto questo è un film che parla principalmente a un pubblico maturo. E questa è una cosa buona, sia chiaro. Ci sono un sacco di ottimi film d’animazione per bambini, in giro, è bello che ogni tanto ci sia anche qualche opera che si rivolga a un pubblico sopra i dieci anni.

Però, proprio per questa ragione, non può non balzare all’occhio l’enorme omissione di cui la pellicola si macchia. Sarò brevissimo: come detto, Inside Out parla delle varie sfere che compongono la nostra identità, dandogli un aspetto antropomorfo e calandole in una sala controlli che è la rappresentazione del nostro io. C’è la felicità, la rabbia, la paura, la tristezza, il disgusto.

E basta. Manca la sfera del piacere. Un’assenza che farebbe venire un coccolone al signor Freud, che tanto ha insistito sull’influenza della sfera sessuale, sin dalla nascita, nello sviluppo dell’identità.

Adesso, il perché di questa omissione è evidente: perché Inside Out è un cartone animato e nella percezione del grande pubblico i cartoni animati sono per bambini e tante famiglie porteranno i loro piccoli a vedere questo film, nonostante non sia pienamente fruibile per loro.

Però è un peccato, perché il film non è affatto sciocco e trova vie raffinate e potentissime per raccontare con le immagini dei concetti estremamente complessi, e questa menomazione risalta ancora di più proprio per la validità dell’opera nella sua interezza. Peccato.

Detto questo: la sola gag del gatto nel finale del film, vale il biglietto.

QUI potete leggere la recensione del RRobe di Mission: Impossible – Rogue Nation

QUI l’incontro con il regista Pete Docter di Inside Out

Inside Out uscirà nelle sale italiane domani,16 settembre. Troverete altre informazioni sulla pagina facebook ufficiale. #EMOZIONIcercasi

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