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I Cavalieri dello Zodiaco – La leggenda del Grande Tempio, la recensione

Pubblicato il 06 novembre 2014 di Marlen Vazzoler

Adattare la saga del Santuario di Saint Seiya, raccontata nei primi dieci volumi del manga di Masami Kurumada e nei primi 52 episodi della serie animata, in un film di 93 minuti sembrava un’impresa impossibile sulla carta. Dopo aver visto l’edizione italiana del film a Lucca non posso fare a meno che trovarmi in parte d’accordo. Il problema non dipende tanto da quello che è stato tagliato rispetto alle versioni precedenti, ma dalla mancanza di caratterizzazione di diversi personaggi per mancanza di tempo. Tra i bronze saint quello che ci ha rimesso di più è certamente Ikki, mentre tra i gold saint gli unici che si salvano sono Mu, Aldebaran, Death Mask, Aiolia e Saga.

L’obiettivo di questo reboot che ha come protagonista indiscusso Seiya è di conquistare nuove generazioni di fan, ma nonostante l’inserimento di alcuni momenti descrittivi per dare un po’ di contesto alla storia e per spiegare alcuni concetti chiave come il cosmo, una persona che non ha mai sentito parlare dei cavalieri dello zodiaco troverà parecchie difficoltà nel seguire la storia soprattutto a partire dall’arrivo al Santuario, a differenza di un fan di lunga data. I puristi invece faticheranno a mandare giù diversi cambiamenti, nonostante rappresentino una ventata d’aria fresca.

Il film si apre con una scena ambientata nello spazio, Aiolos è fuggito dal Santuario con Atena, inseguito da Saga e Shura e quest’ultimo lo abbatte con un colpo ma nel processo colpisce anche Saga, apparentemente uccidendolo. Nel frattempo sulla catena dell’Himalaya Mitsumasa Kido e il suo maggiordomo Tatsumi stanno esplorando una caverna di ghiaccio nelle profondità delle montagne. Qui l’uomo trova Atena e Aiolos, che usa il potere del cosmo per spiegare a Kido che il gran sacerdote voleva uccidere Atena e che per salvarla è stato costretto alla fuga, e in seguito bollato come traditore. Poco prima di morire il cavaliere aggiunge che fra sedici anni dei giovani santi – in quel momento si vedono precipitare cinque comete – avranno il compito di proteggere la dea, conclude Aiolos, lasciandosi dietro di sé il cloth del Sagittario.
Passano sedici anni, Tatsumi sta spiegando a Saori la sua vera identità ma all’improvviso i due vengono attaccati…

Lo sceneggiatore Tomohiro Suzuki è riuscito ad evitare che la sequenza al Santuario diventasse una semplice successione di combattimenti, casa dopo casa, trita e ritrita, apportando diversi cambiamenti – tempo, luogo, combattenti coinvolti e talvolta anche il risultato finale – e inscenandone solo alcuni. Inoltre ha usato in maniera più attiva alcuni gold saint e Saori. Per la prima volta Atena non è ferma in un posto ad attendere la morte, ma si muove e soprattutto si sacrifica per salvare i suoi santi. Ma Saori non è l’unico personaggio ad aver giovato da questo restyling, Shun si è addirittura trasformato in un personaggio cool, ed era ora.
La storia non diventa mai troppo seria, grande spazio viene dato alla comicità usando Seiya nella maggior parte delle gag, e trasformando Death Mask in una sorta di Jack Sparrow canterino. La casa del cancro abbandona le atmosfere horror che l’avevano contraddistinta e viene trasformata in un ambiente pacchiano con un palco ricco di luci e colori, in cui Death Mask canta. Dal punto di vista dell’animazione e della musica questo è sicuramente uno dei momenti in cui il regista Keiichi Sato e il compositore Yoshihiro Ike hanno dato libero sfogo alla loro creatività.

La pellicola inoltre è ricca di citazioni e omaggi, al mondo degli anime, dei film e dei videogiochi, e in particolare alle serie tokusatsu, grande passione del regista. Pensiamo ad esempio alla visualizzazione del cosmo: non è stata rappresentata l’aura dei personaggi, ma quando questo viene usato, i loro occhi brillano della luce del cosmo, e quando indossano le proprie armature, alcune linee si illuminano con un design che ricorda quello dei film di Tron. Mentre nel caso dei gold saint sono le gemme delle loro armature a brillare. I caschi dei bronze saint poi, si chiudono nel momento della battaglia. Pensate a qualcosa sulle righe di Kyashan, mentre nel caso dei gold saint il loro viso viene coperto da una maschera greca.

A differenza di un altro reboot fatto dalla Toei, Harlock, nel film dei cavalieri non abbiamo un’animazione in computer grafica omogenea. In alcuni momenti la qualità della CGI cala in modo vertiginoso. Il Santuario sembra uscito da un gioco di Final Fantasy, con le case e l’arena che galleggiano nel cielo, abbandonando così il suo stoico aspetto greco e diventando un ambiente dal look futuristico in cui sono stati mischiati elementi dell’architettura greca, gotica, romana e egizia.
Il charactrer design dei personaggi è stato molto svecchiato, i cinque bronze saint e Saori hanno un aspetto più adolescenziale, mentre quello dei gold saint è più al passo con i tempi. Li vediamo sfoggiare piercing e tatuaggi, un cambiamento impensabile in passato. Un altro elemento interessante è l’uso delle lens flare. Fortunatamente non ci troviamo ai livelli di Abrams, in questo caso sono molto più dosate e non tendono a coprire l’intero schermo. Una scelta registica questa sicuramente inusuale in un film d’animazione.

La colonna sonora di Ike contribuisce a creare un atmosfera epica, grazie all’uso degli archi e del piano. È composta da tracce molto brevi che si dividono in temi lenti o veloci, che in alcuni casi riecheggiano le musiche dell’anime realizzate da Seiji Yokoyama.
In Giappone si è preferito usare dei nuovi doppiatori mentre in Italia è stato richiesto il vecchio doppiaggio, ovvero le voci dei doppiatori della serie animata e conseguentemente lo stesso adattamento. Ivo De Palma, direttore del doppiaggio e voce di Seiya, fa un lavoro discreto che accontenterà i vecchi appassionati ma questa scelta va contro quello che si erano proposti i realizzatori, rinnovamento. Sentire le voci di doppiatori che hanno ampiamente superato gli anta, per dei personaggi che hanno un aspetto ancora più fanciullesco, provoca un contrasto che non ho apprezzato.
Durante i titoli di coda possiamo ascoltare Hero, la canzone composta da Yoshiki degli X-Japan e cantata da Katie Fitzgerald. La sequenza animata che l’accompagn, in cui vediamo le cinque armature di brozo, sottolinea ulteriormente l’omaggio alle serie tokusatsu.

ALLA FINE DEI TITOLI DI CODA, c’è una brevissima scena, quindi rimanete in sala.

ATTENZIONE SPOILER
Verso la fine del film si vede una farfalla alleggiare su Saga morente, potrebbe essere un riferimento alla saga di Hade per un eventuale seguito?

Per un riassunto dell’edizione 2014 del Lucca Comics & Games potete inoltre consultare i seguenti link:

Lucca 2014: Rivivi l’invasione dei Cosplayer con l’immensa gallery di ScreenWEEK!
Italiano Medio – Maccio Capatonda presenta a Lucca il suo primo film
Lucca 2014 – La Disney presenta i corti di Feast e Lava, e 20 minuti di Big Hero 6
Lucca 2014 – Gabriele Salvatores presenta Il suo Ragazzo Invisibile
Lucca 2014 – Mostrato il primo teaser trailer di Ant-Man!
Lucca 2014 – Le mostre di Gundam, Shinichi Wakasa e Robots & Characters Evolution
Lucca 2014 – Intervista esclusiva a Masasumi Kakisaki, l’autore di Rainbow e Green Blood
Lucca 2014 – Brian K. Vaughan ci parla di Lost, Under the Dome, Y: the last man e Ex Machina

I Cavalieri dello zodiaco, diretto da Keiichi Sato verrà distribuito in Italia dalla Lucky Red dal 12 febbraio 2015.