Cinema SW Japan

Il Lupin diretto da Oshii, un progetto mai realizzato

Pubblicato il 16 settembre 2014 di Redazione

Lupin III è sempre un personaggio molto popolare in tutte le sue varie (e variopinte) declinazioni, l’uscita nelle sale giapponesi lo scorso 30 agosto del live-action e un paio di mesi prima del mediometraggio animato di 51 minuti, Lupin the III – La lapide di Daisuke Jigen, hanno riacceso la passione per l’eroe in giacca verde, rossa o rosa che sia.
Sul versante dei lungometraggi animati usciti al cinema (in Giappone) ricordiamo che il primo, se non si conta il pilot per la serie televisiva, è Lupin III (The Mistery of Mamo) che risale al 1978, mentre il secondo, il famosissimo e super celebratoLupin III: il castello di Cagliostro diretto da Miyazaki Hayao, è dell’anno successivo. Pochi sanno però che visto il successo di pubblico e di critica ottenuto da Miyazaki con il suo Lupin e soprattutto con Nausicaa della valle del vento, gli fu offerto di dirigere anche il terzo film nel franchise. Il maestro giapponese però rifiutò consigiando un suo giovane collaboratore che al tempo lavorava con/per lui, Oshii Mamoru, autore che fino a quel momento si era fatto notare soprattutto per la serie televisiva Urusei Yatsura, meglio nota in Italia come Lamù la ragazza dello spazio.

Oshii accettò, a patto però di fare a modo suo, il regista che poi sarebbe diventato famoso un decennio più tardi a livello planetario con Ghost In The Shell, aveva in mente un Lupin III molto particolare ma del resto lo stesso lungometraggio diretto da Miyazaki non era certo in linea col personaggio visto fin ora su carta e sul piccolo schermo. Oshii avrebbe voluto portare ed infondere in questo lavoro tutte le sue visioni e le problematiche che avrebbero caratterizzato i suoi lavori futuri, riferimenti biblici, il caos all’interno dell’uomo e la sua relazione con il trascendente attraverso figure simboliche, specialmente quella dell’angelo. The Golden Legend of Babylon, questo doveva essere il titolo, si sarebbe incentrato su un’enorme torre costruita da un folle architetto e sul fossile di un angelo, proprio quest’ultimo doveva essere l’obiettivo di Lupin e della sua banda. Anche qui come in Angel’s Egg, Urusei Yatsura 2: Beautiful Dreamer ma anche Ghost In The Shell e Avalon, uno dei temi portanti del lungometraggio sarebbe dovuto essere quello del contrasto fra illusione e realtà e della consistenza illusoria del reale stesso.


still da Angel’s Egg (1985)

Il film risultava qualcosa di troppo alieno e fuori luogo per i produttori che consideravano, forse a ragione, un film su Lupin come un lavoro che doveva piacere prima di tutto ai bambini, e quindi non se ne fece nulla. Molte delle tematiche e delle preoccupazioni filosofiche che Oshii avrebbe voluto inserire e con cui avrebbe voluto plasmare il film si trasfusero in Tenshi no tamago (Angel’s Egg) un OVA, un lungometraggio prodotto direttamente per il mercato home video, che vide la luce nel 1985, realizzato da Oshii e dal grande artista Amano Yoshitaka. Uno dei lavori d’animazione sperimentale più sorprendenti e misteriosamente poetici che siano usciti dall’arcipelago nipponico nel dopoguerra, magari ne parleremo in altra occasione.
Una curiosità, l’idea del fossile dell’angelo che come detto doveva essere l’idea portante del lungometraggio, fu poi recuperata in 009 Re:Cyborg del 2012 diretto da Kamiyama Kenji, autore fra l’altro della serie Ghost in the Shell: Stand Alone Complex collaboratore e amico dello stesso Oshii, anche qui la figura angelica ha un ruolo simbolico ma molto attivo all’interno della narrazione.