Un silenzio assoluto, nessuna forza a tenere ancorati i corpi, nessun punto di riferimento all’infuori della Terra: lo spazio descritto dal regista Alfonso Cuarón nel suo Gravity è sicuramente un luogo della mente e dell’anima prima ancora di quell’universo misterioso e solo parzialmente esplorato che avvolge il pianeta. Quasi una sorta di vuoto amniotico in cui si svolge il percorso di crescita di una donna, la dott. Stone (interpretata da una mascolina e convincente Sandra Bullock) e dell’astronauta (George Clooney) che le farà da cicerone in un viaggio fuori dalla navicella spaziale e all’interno di se stessa e dei propri drammi personali.
“I due personaggi del film affrontano situazioni particolarmente avverse” – ha spiegato il regista e co-sceneggiatore del film presentando la sua opera alla 70. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, di cui è il titolo d’apertura. Ciononostante il film è pensato per rappresentare un percorso che può riguardare chiunque:
“Quella dello spazio è un’esperienza di sicuro molto specifica, ma rimanda alle difficoltà che tutti possono incontrare nel corso della loro vita. Ecco perché si tratta di un film sulle avversità, e anche delle conseguenze impreviste che possono portare nell’esistenza di chi le sperimenta”.
Appena si è decisa la particolarissima ambientazione del film, è arrivata anche l’idea di come strutturare la vicenda interpretata da Bullock e Clooney, incentrata sulla sopravvivenza in un contesto ostile e tutt’altro che tranquillo, come a volte ci si immagina il cosmo. “Non c’è niente di più terrificante che essere persi nello spazio”, ammette Cuarón, che per ricostruire in modo realistico la sua avventura a gravità 0 si è documentato molto, rimanendo affascinato in particolare dalla Sindrome di Kessler, cioè uno scenario quasi apocalittico, basato sull’ipotetica moltiplicazione dei detriti in orbita intorno alla Terra che potrebbe essere causata da una collisione degli stessi.
Diversa la preparazione affrontata dai due attori, soprattutto a detta di Clooney, che scherzando con la stampa ha detto di aver praticato insieme alla sua collega molto yoga e di aver bevuto altrettanto. In realtà, dal punto di vista atletico il ruolo della dott.ssa Stone ha comportato un grande impegno per Sandra Bullock, a cui però non è dispiaciuto affrontare il training fisico, anche per le sue passate esperienze come sportiva e ballerina. La costruzione del personaggio è passata però anche per il lato estetico. Trattandosi di una donna estremamente provata dall’esistenza, il suo aspetto arriva a essere “quasi androgino”, come ha detto la Bullock:
“Volevo che il suo corpo ne esprimesse il dolore, che si capisse come lei arriva a usarlo in modo meccanico, quasi a mo’ di involucro”.
Clooney, invece, è stato attirato verso il suo personaggio, molto allegro e positivo, soprattutto dal copione:
“Non si può tirare fuori un bel film da una brutta sceneggiatura. Al massimo può succedere il contrario e in effetti mi è anche capitato, ma in questo caso avevamo un team incredibile di professionisti che ha fatto in modo di preservare questa grande sceneggiatura”.
Altro aspetto apprezzato dall’attore, che tra l’altro nella vita privata ha sostenuto l’acquisto di un vero satellite per monitorare e scoraggiare la violenza in Sudan, è stata l’importanza ricoperta nella storia dal concetto di avversità:
“Costituiscono un momento di prova e possono essere una cosa positiva. È troppo facile essere in gamba o bravi quando ti trovi in un terreno sicuro e quando tutto va per il verso giusto, è nelle avversità che si rivela veramente il carattere di una persona”.
D’accordo anche Cuarón:
“Il valore metaforico dello spazio in questo film è evidente. C’è un personaggio che necessita chiaramente di una rinascita. Una rinascita che passa per l’accettazione della morte ma che si esplica attraverso un percorso di conoscenza, anche del proprio corpo e delle sue possibilità. Di solito usiamo l’espressione ‘tornare con i piedi per terra’ in modo simbolico, mentre in questo caso è un’esperienza che la protagonista vive in maniera più che concreta”.
Gravity uscirà il 3 ottobre in 3D nelle sale italiane. QUI la nostra recensione dalla Mostra del Cinema di Venezia.