Nella recensione che arriverà nei prossimi giorni avremo modo di approfondire la questione, ma per il momento possiamo anticipare che Educazione Siberiana – il nuovo film che Gabriele Salvatores ha tradotto per il grande schermo partendo dalle pagine dell’omonimo (controverso e affascinante) romanzo di Nicolai Lilin – è un’opera importante, coinvolgente, sebbene non priva di difetti.
Prima produzione internazionale del nostro Salvatores con un budget importante di circa 9 milioni di euro, Educazione Siberiana è un film ambizioso. Un film di ampissimo respiro che si allarga sugli ampi paesaggi innevati di un angolo sperduto di Russia a cavallo degli anni Novanta, in quel particolare periodo storico che catapultò senza mezzi termini la nazione dal Comunismo al consumismo, per raccontare una storia di amicizia e criminalità. Protagonisti: due ragazzi che, tatuati entrambi sin dall’infanzia dagli stessi valori dei “criminali onesti siberiani”, si troveranno però a prendere strade opposte che li metterà uno di fronte all’altro…
Ecco tre ottimi motivi per andare a vedere Educazione Siberiana:
1. Perché ti getta in un mondo mai visto prima
(ossia in quella sorta di “Gomorra russa” raccontata dal best-seller di Nicolai Lilin)
Il fascino del libro di Lilin e quindi del film di Salvatores è racchiuso soprattutto nel fatto che ti racconta di un universo sconosciuto. Un mondo lontano, di uomini tatuati dalla testa ai piedi, che venerano le armi, disprezzano il denaro e gli uomini di potere mentre rispettano senza riserve gli anziani e i malati di mente, i pazzi, i diversi (o meglio “i voluti da Dio” come li chiamano loro). Insomma una comunità con rituali e tradizioni ben precise, di cui non si era mai sentito parlare in precedenza e che va sotto il nome dei “criminali onesti siberiani”. Criminali onesti: un ossimoro? Una contraddizione in termini? Forse sì, ma questo è l’aspetto vincente: nella comunità dei criminali onesti, gli uomini sono estremamente solidali tra loro quanto terribilmente spietati con chi attacca il loro mondo. Il gran fascino del libro e del film deriva proprio dalla descrizione antropologica di questo gruppo sociale che crede ancora nella forza della comunità, dello stare insieme, rispetto alla necessità del singolo.
2. Perché Gabriele Salvatores è uno dei nostri migliori registi
(e questa è la sua prima prova internazionale)
Tra i pochissimi autori italiani degli ultimi anni che è riuscito a conquistare un Oscar (nel 1991 con Mediterraneo), Salvatores è un regista con una forte visione e un forte stile, uno a cui piace sperimentare (basti pensare a Denti, Nirvana, Amnesia, Quo vadis Baby ma anche l’ultimo Happy family) ma che vuole anche parlare al pubblico. Salvatores vuole piacere al grande pubblico. E questo senza però auto livellarsi troppo verso il basso: Come Dio Comanda, ad esempio, è una pellicola scurissima e non facile. Ogni suo film, quindi, al di là di titoli più o meno riusciti (personalmente cito Quo vadis Baby), è comunque un prodotto di qualità.
Inoltre, Educazione siberiana è particolarmente interessante nella filmografia di Salvatores perché è la sua prima prova internazionale. Un’opera agli antipodi rispetto al suo precedente film Happy Family. Così come quest’ultima commedia era solare, leggera e molto “familiare” (girata nella sua Milano e con i suoi attori-amici Fabrizio Bentivoglio e Diego Abatantuono, oltre al fatto di essere tratta da uno spettacolo teatrale del Teatro dell’Elfo da lui stesso fondato), così il film tratto dal romanzo di Nicolai Lilin è un’opera fredda, inquietante e “straniera“. Una pellicola non girata nella nostra lingua, con un budget importante e con un gruppo di attori tutti nuovi per il regista, in primis l’immenso John Malkovic (unica star del cast composto da giovani attori lituani). Il set delle riprese si è poi tenuto in gran parte in Lituania, in condizioni atmosferiche spesso proibitive: come ha avuto modo di raccontare lo stesso regista, si andava sul set che c’erano anche meno 30 gradi, sotto la neve e con la macchina da presa che si congelava… Un vero e proprio “film in costume”, difficile e impegnativo.
3. Perché c’è John Malkovich
(oltre a due sorprendenti, giovani attori lituani)
In un cast di giovani attori, spesso sconosciuti se non particolarmente famosi, spicca il nome di John Malkovich. E, inutile sottolinearlo, Malkovich è un attore immenso. Qui veste i panni di nonno Kuzja, uno degli anziani della comunità le cui parole vengono ascoltate alla stregua di una verità rivelata. Almeno fino a un certo punto… Malkovich è come sempre magistrale nel recitare per sottrazione, eludendo ogni stereotipo; peccato che un doppiaggio con un accento un po’ troppo “alla russa” abbia un po’ diluito la sua performance.
Oltre a Malkovich, troviamo nei panni dei ragazzi protagonisti, due giovani attori lituani: Arnas Fedaravicius e Vilius Tumalavicius. Volto affilato e sguardo tagliente il primo (un Keanu Reeves più dark); faccia da schiaffi, fisico massiccio e fare da sbruffone il secondo (una sorta di Russell Crowe, biondo, degli albori). I due ragazzi hanno il perfetto physique du rôle per rendere questi due adolescenti diversi e disorientati, spietati criminali alla ricerca di amore e un’impossibile felicità.
Educazione Siberiana uscirà nelle nostre sale questo week-end, il 28 febbraio 2013 distribuito da 01 Distribution. Qui potete leggere un approfondimento sul libro mentre qui trovate la pagina Facebook ufficiale e qui l’account Twitter.