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Educazione siberiana – Il libro di Nicolai Lilin da cui Salvatores ha tratto il film

Pubblicato il 19 dicembre 2012 di Valentina Torlaschi

Dopo il trailer di Educazione siberiana mostrato ieri (qui lo potete rivedere), andiamo alla scoperta dell’omonimo libro da cui Salvatores ha tratto il film.

È stato definito “il Saviano russo”. Ma questa etichetta certo non basta per descrivere un autore complesso e controverso come Nicolai Lilin. Ossia lo scrittore classe 1980 di nazionalità russa e di origini siberiane che, trasferitosi in Italia nel 2004, ha pubblicato nel 2009 (a 29 anni) il best-seller Educazione siberiana. Scritto direttamente in italiano e pubblicato per Einaudi, questo romanzo di formazione criminale è stato un successo immediato nel nostro paese (anche grazie alla generosa presentazione che ne fece Roberto Saviano di su Repubblica) ed è stato poi esportato e tradotto in una quindicina di lingue, diventando così un piccolo cult internazionale.

Come si è solo accennato, Educazione siberiana è un innanzitutto racconto di formazione criminale: protagonista è infatti un giovane ragazzo che vive, accoltella, spara e aiuta gli altri sui compagni-familiari in quell’angolo di Russia (più o meno vicino all’attuale Moldavia) dimenticato da tutti e che va sotto il nome di Transnistria. Ambientato in un periodo storico non precisato ma vagamente collocato a cavallo con la caduta dell’Unione Sovietica, tra gli anni Ottanta e Novanta, il libro di Lilin segue le avventure di quest’adolescente (che si chiama come l’autore, il libro è infatti una sorta di auto-biografia) che vive in una comunità di cosiddetti “criminali onesti”. Una contraddizione in termini? Forse sì, ma questo l’aspetto vincente: nella comunità di criminali onesti gli uomini sono estremamente solidali tra loro e terribilmente spietati con chi attacca il loro mondo. Il gran fascino del libro deriva proprio dalla descrizione antropologica di questo gruppo sociale, dei suoi arcaici e rigorosi rituali (vedi sotto), della sua sincera generosità verso i più deboli (anziani e disabili su tutti) e ferocia verso il Potere (in primis quello dei poliziotti e dei comunisti). In questo mondo dove ci si spara per le strade, la giustizia si fa rigorosamente da soli e la morte è una realtà quotidiana con cui si convivere, Lilin è anche riuscito a farci percepire il gusto intenso dell’adolescenza: la curiosità che c’è quando si è giovani verso la vita e il mondo esterno, le gite, i bagni al fiume e le devastanti ubriacature insieme agli amici, il legame davvero fortissimo e incondizionato verso i propri coetanei (come è tipico proprio di quell’età). Educazione siberiana è anche e soprattutto un libro generazionale, dove si racconta della normalità di “essere ragazzi” in quell’eccezionale universo che era Transnistria dove la modernità e il capitalismo avrebbero cancellato in breve il passato.

Un’ultima parola sullo stile del libro: Educazione siberiana è scritto in maniera scarna, semplice e immediata. A volte sgrammaticato ma con grande effetto di verità. Frasi brevi in cui si va dritto ai fatti e ai pensieri descrivendoli con chirurgica precisione, senza nascondersi dietro pomposi aggettivi. Lilin, di lingua russa, ha scritto direttamente in italiano e questo l’ha sicuramente aiutato a essere più diretto, essenziale. Del resto (con le dovute, enormi distanze, sia chiaro!) già anche l’irlandese Samuel Beckett scrisse diverse sue opere (romanzi e testi teatrali tra cui il capolavoro Aspettando Godot) non nella sua madre, l’inglese, ma in francese proprio perché così era più facile per lui scrivere “senza stile”. O meglio con un stile trasparente che getta in pasto i fatti e i personaggi al lettore con forza e senza mediazione.

A seguire, vi proponiamo un piccolo viaggio per alcuni punti nel libro di Nicolai Lilin per ingannare l’attesa in vista dell’omonimo film di Gabriele Salvatores che uscirà a febbraio e che, come dicono i fondati rumour, sarà probabilmente presentato al prossimo Festival di Berlino. E dove, in un cast di attori non professionisti (come i due giovani protagonisti Arnas Fedaravicius e Vilius Tumalavicius), troviamo anche il veterano di Hollywood John Malkovich.

I luoghi
Le vicende sono ambientate a Bender, in Transnistria: una zona tra l’attuale Moldavia ai confini con Ucraina, nella zona dell’ex-Unione sovietica sud-occidentale, dove intorno agli anni Trenta (senza una ragione chiara ma probabilmente per popolare il vasto territorio dell’Unione) Stalin deportò intere popolazioni e villaggi. Tra questi il popolo della Siberia chiamato Urca: una dinastia di “criminali onesti”, come si chiamano loro con codici etici precisi. Lilin, il ragazzo protagonista (e anche lo stesso scrittore) è “un siberiano”, fa parte insomma di questa comunità (loro abitano il quartiere di Fiume Basso). La Transnistria si era autoproclamata indipendente nel 1990 ma non riconosciuta da nessuno Stato ed era una zona dove la criminalità era così diffusa che la Polizia aveva così tanto da fare che svolgere lì un anno d servizio nelle forze dell’ordine equivaleva a 5 anni di servizio in qualsiasi altro luogo dell’ex-Urss. Il film di Salvatores è stato invece girato in Lituania dove, condizioni atmosferiche spesso proibitive, si è cercato di ricreare i luoghi originali.

I personaggi
Come già detto il protagonista è questo ragazzo ancora minorenne di nome Lilin soprannominato Kolima esattamente come l’autore che dichiara di raccontare in Educazione siberiana episodi veri della sua adolescenza. Il libro presenta poi numerosi membri della comunità dei criminali onesti siberiani che vede grande rispetto per gli anziani. Ed è proprio tra i “vecchi” che emerge la figura importante di Nonno Kuzja (che sarà interpretato da John Malkovich): uno dei “nonni adottivi” che trasmettono alle nuove generazioni valori precisi come l’amicizia, la lealtà, la condivisione dei beni. Ma anche l’uso delle armi (prima il coltello, poi la pistola), il disprezzo per il denaro, l’odio per il Potere ufficiale incarnato dai poliziotti e dai funzionari di stato, i comunisti. E poi le storie più avvincenti di rapine e di sfide del passato e la cultura dei tatuaggi (vedi sotto).
Un altro personaggio molto importante sarà poi Ksjua, una ragazza ritardata che, come tutti i malati e i disabili, erano particolarmente amati dalla comunità perché considerati esseri speciali,dotati di una “purezza naturale” e chiamati “Voluti da Dio“. Intorno a un brutto episodio che vedrà coinvolta Ksjua si scatena una spietata resa dei conti per fare giustizia…

I tatuaggi
Nella comunità dei siberiani tutti gli uomini sono tatuati. E ogni tatuaggio è il simbolo di un particolare avvenimento-esperienza della propria vita (la prima volta in carcere, la morte di qualche compagno, una rapina particolare): momenti decisivi e che spesso portano dolore e infatti nel linguaggio siberiano i tatuaggi non si fanno ma “si soffrono”. Così, se un uomo è allenato a leggere i tatuaggi, il corpo diventa una sorta di carta d’identità o meglio un libro da decifrare. Nella tradizione siberiana, il tatuaggio viene fatto rigorosamente a mano, con delle bacchette, e non con macchinette elettriche e la stessa figura del tatuatore è estremamente rispettata, venerata coem un sacerdote. Lo stesso Nicolai Lilin è un tatuatore e nel film è lui l’autore dei disegni dei tatuaggi. Proprio quest’anno, Lilin ha pubblicato Storie sulla pelle, un libro di racconti e immagini interamente dedicato ai tatuaggi siberiani. Nel libro Educazione siberiana, il capitolo in cui si racconta di questa particolare arte (intitolato molto giustamente Quando la pelle parla) è uno dei più affascinanti.

Gli altri romanzi criminali
Educazione siberiana è il primo libro di una sorta di trilogia criminale. Nel 2010 Nicolai Lilin pubblica Caduta libera in cui l’’autore racconta della sua esperienza di guerra in Cecenia e nel 2011 Il respiro del buio in cui, reduce del conflitto, il protagonista cerca di reinserirsi nella vita normale.

Vi ricordiamo infine che il film di Gabriele Salvatores tratto dal libro di Lilin è prodotto da Cattleya che, dopo Romanzo Criminale (successo sia al cinema che in tv) e Acab, prova ancora a conquistare il pubblico con un altro prodotto di qualità che esplora il fascino del crimine e delle zone oscure degli esseri umani. Lilin ha firmato la sceneggiatura insieme a Stefano Rulli e Sandro Petraglia. Il film è atteso nelle nostre sale a febbraio: a seguire vi riproponiamo il trailer: