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Il comandante e la cicogna – La recensione.

Pubblicato il 20 ottobre 2012 di laura.c

Che nel nuovo film di Silvio Soldini ci sia qualcosa di troppo, diciamo, naif, lo si intuisce già dal look dei protagonisti: da  Alba Rohrwacher vestita come la copia (più strana) di Arisa a  Valerio Mastandrea, che interpreta un idraulico napoletano e giustamente porta i baffoni alla Super Mario. Aggiungiamoci anche i colori saturi e le dissolvenze che si stringono a cerchio sui personaggi proprio come nei Looney Tunes, e si farà presto a capire come uno stile tanto frivolo si presti davvero poco a rappresentare i mali dell’Italia come si propone l’autore. Al di là dei vezzi da cartoon, Il Comandante e la Cicogna mette difatti  in scena la massima indignazione possibile nei confronti del Paese, cioè quella proveniente dai suoi padri fondatori come Garibaldi e dei suoi sommi poeti, come Leopardi, che giudicano la contemporaneità dai piedistalli in cui sono stati fissati in forma di statue.  Una premessa magari interessante ma anche, letteralmente, altezzosa, che mal si sposa con lo sguardo poi buonista e assolutorio riservato ai personaggi principali del film.

Alba Rohrwacher, ad esempio, è un’artista costretta a piegarsi ai desideri di committenti pacchiani e volgari. Per 100 euro si presta però anche a piccole truffe e la sua unica opera autentica, viene chiaramente mostrata come buffa e ingombrante. Dovremmo dedurre la sua sensibilità artistica dal fatto che se ne sta impalata in mezzo a strade trafficate per ammirare le scarpe appese ai fili della luce, o una monetina straniera per terra.  Valerio Mastandrea è un padre solo che non sa minimamente come gestire i figli adolescenti: anche lui si presta a palesi attività illecite, ma almeno per  una cifra più dignitosa. Dovremmo supporre che, per la sua natura onesta, non si renda conto di essere al centro di un’importante frode fiscale. Va bene il candore, però…  Giuseppe Battiston,che dovrebbe essere il jolly, il personaggio più folle e stravagante del film, è fondamentalmente uno scroccone, che attraverso un complicato giro di affitti riesce a sopravvivere senza nemmeno cercare lavoro, preferendo scorrazzare per la città bacchettando chiunque non rientri nei suoi canoni di cittadino modello (e poi ovviamente paga prostituite dell’Est per i suoi sollazzi).

Se già lo stile trasognato ci pareva poco adatto a raccontare, seppur in modo leggero, l’attualità italiana, ci sembra ancora meno credibile il voler affidare una qualche forma di critica politica o sociale a una mole di personaggi così meschini, proprio nel senso di poveri nell’animo. A meno che l’intento dell’opera non sia proprio quello di voler condannare anche loro e l’Italia che finge di non sapere, ma il finale da favoletta sembra proprio precludere una tale interpretazione. Dall’inizio ai titoli di coda, l’ultimo di Soldini è un film che appare proprio il contrario rispetto all’animale che celebra e da cui in teoria ha tratto ispirazione, cioè la cicogna: snello, sfuggevole ed elegante.

Il Comandante e la Cicogna è nelle nostre sale dal 18 ottobre, distribuito da Warner Bros. Pictures Italia. QUI il nostro articolo sull’incontro con il regista.