Dopo la diffusione del primo spot di Super 8, il film di prossima uscita diretto da J. J. Abrams, da più parti si è parlato dell’apparente somiglianza con una pellicola per certi versi collegata con questo progetto, visto che è stata girata dal produttore Steven Spielberg. Si tratta di un titolo di culto per intere generazioni, passate e future, che difficilmente potrà passare di moda. Un Cult for Kids in piena regola dunque, il cui titolo è E.T. l’extra-terrestre.
Risulta difficile, praticamente impossibile, parlare di questo film usando parole che non siano mai state dette e fondamentalmente non c’è bisogno di farlo. E.T. l’extra-terrestre è una delle più famose fiabe moderne, una storia che al suo interno contiene tematiche particolarmente care a Steven Spielberg e che più volte sono intervenute all’interno della sua filmografia, come la tolleranza verso chi è diverso da noi e la crescita. Riprendendo la lezione impartita con Incontri ravvicinati del terzo tipo, che, negando una delle caratteristiche principali di gran parte vecchi film di fantascienza, ci aveva mostrato un nuovo tipo di alieni, pacifici e non intenzionati a dominare il nostro mondo, questo film racconta la storia di un incontro, quello tra il piccolo Elliott (Henry Thomas) e un alieno dimenticato per sbaglio sul nostro pianeta. Tra i due nasce una profonda amicizia, ostacolata da alcuni scienziati che, decisi a non lasciarsi sfuggire quella che si presenta come la più grande scoperta di tutti i tempi, sono intenzionati a cattturare il piccolo alieno, la cui unica prerogativa è quella di tornare a casa.
Roger Ebert ha parlato di E.T. l’extra-terrestre definendolo “uno di quei film che spazzano via i nostri timori e conquistano il nostro cuore” e di sicuro non ha torto. Ci troviamo infatti di fronte ad un titolo che difficilmente riesce a lasciare indifferente chi si trova a guardarlo. Molti sono i momenti e le battute indimenticabili, dalla straconosciuta “E.T. telefono casa” al volo notturno in bicicletta. Altrettanto indimenticabile è il look del piccolo alieno, creato dal grandissimo Carlo Rambaldi. Brutto ma decisamente non terrificante, il protagonista di questa storia ha aperto la strada ad una serie di cloni più o meno riusciti, che senza di lui molto probabilmente non sarebbero mai esistiti.
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