Ecco la seconda e ultima parte dell’intervista del presentatore Charlie Rose al padrone e fondatore della DreamWorks Animation, Jeffrey Katzenberg, produttore tra gli altri di Shrek e Galline in Fuga. Qui trovate la prima parte.
Katzenberg e Rose continuano a parlare del 3-D, ma presto la conversazione si sposta verso un argomento di grande attualità, la crisi del cinema.
Come rispondi a chi critica il 3-D?
Rispondo che anche 70 anni fa, quando venne introdotto il colore, si diceva che avrebbe rovinato il cinema disturbando le immagini. In realtà il 3-D è perfetto, soprattutto per l’animazione, visto che le nostre immagini sono già concepite e realizzate a computer.
Come vedi dunque l’industria del cinema? Sei ottimista per il suo futuro?
Per quanto riguarda l’animazione sono ottimista. Il cinema in generale invece ha un po’ di problemi, uno su tutti il fatto che la gente non compri più i DVD. Non ne sentono il bisogno. Se prima spendevano $20 per un film, ora lo noleggiano per $2.50 da Blockbuster, o lo ordinano via posta su Neflix. Quindi il problema non è che la gente non vede film, è che paga meno per vederli.
Quindi vengono prodotti meno film perché la gente spende di meno. Sarà la morte del cinema?
Il cinema non morirà mai, ma la crisi c’è: siamo passati dai 178 film prodotti nel 2007 ai 178 del 2008, 148 nel 2009 e probabilmente 130 quest’anno.
Però ci sono film come The Departed, con ottimi attori e un regista famoso…questo tipo di film avrà sempre mercato?
Certo, perché è un gran film. Ma fare un bel film è difficile. E spesso il film non riesce perché non si lavora abbastanza sulla storia per curare altri dettagli. L’animazione è diventata un genere di successo proprio per questo: dalle prime bozze fino alla creazione in digitale è tutto un lavorare sulla storia, scrivendola e riscrivendola di continuo, entrando nel cuore dei personaggi.
Mi stai dicendo che in futuro ci saranno solo film d’animazione?
No, perché per questo tipo di film servono 4-5 anni di produzione, oltre ad una grandissima quantità di risorse. Si vedranno sempre e solo 5 o 6 film d’animazione all’anno sulle 130, 140 pellicole che usciranno.
Se dovessi trovare un’ancora di salvataggio per il cinema, quale sarebbe?
Beh, sicuramente l’introduzione di nuove tecnologie, penso ai televisori ultrapiatti, al suono, al Blu-ray, ma soprattutto al 3-D. Il 3-D ha avuto il merito di riportare la gente al cinema, per la prima volta nell’ultimo decennio il numero di persone che va al cinema sta aumentando. Si sta chiudendo il ciclo: il cinema è nato nelle sale, negli anni è arrivato in televisione, con la tv via cavo e i DVD, e ora a trascinare il mercato è di nuovo il cinema nelle sale.
La conversazione giunge infine ad un’analisi a 360 gradi sul linguaggio cinematografico.
C’è una domanda che mi faccio da sempre. Nel mondo escono ogni giorno bellissimi film: perché il centro del mercato è sempre Hollywood?
Penso che sia a causa della cultura americana, molto portata per l’espressione. Fin da bambini siamo incoraggiati ad esprimerci, in ogni forma comunicativa e artistica. È una cosa che in altre parti del mondo non c’è, o almeno non è così radicata.
Trovo affascinante il fatto che i film siano spesso usati come referenza culturale. Quando qualcuno vuole esprimere un concetto usa questo o quel personaggio di un film come esempio, e l’interlocutore lo capisce al volo.
Beh, il cinema è diventato un linguaggio comune, utilizzato da tutti. Pensa a film di grande successo come Avatar: andiamo a vederlo e dopo non vediamo l’ora di parlare di quest’esperienza, di condividere le emozioni che abbiamo provato con qualcuno. Ecco, il cinema è un momento di condivisione.
Fonte: Charlierose.com