Intervista a Jeffrey Katzenberg, co-fondatore della DreamWorks – Prima parte

Pubblicato il 20 maggio 2010 di simone.u

Il famoso presentatore televisivo americano Charlie Rose ha intervistato uno dei co-fondatori della DreamWorks, Jeffrey Katzenberg: ecco qualche estratto dall’intervista al produttore, tra gli altri, di Shrek e Galline in Fuga.

Qual è la vera magia dell’animazione?

Penso che nasca da due esperienze: per prima cosa ti porta in un luogo di pura immaginazione. Inoltre tutto ciò che si vede proviene dalla creatività di chi la produce: niente è reale, è tutto un sogno.

Quando te ne sei innamorato?

La scintilla è scoccata nel 1984, nel mio primo giorno di lavoro alla Walt Disney. Il progetto animazione era in condizioni terribili e il mio compito era rivitalizzarlo. Per fortuna avevo a disposizione lo sterminato archivio di Walt Disney: lo considero sicuramente il mio maestro.

E qual era il suo punto di forza?

Sicuramente il modo in cui raccontava le storie. Aveva un controllo magistrale delle corde delle emozioni che l’animazione era in grado di toccare.

Dieci anni dopo, nonostante i grandi risultati ottenuti con capolavori come Il Re Leone e La Bella e la Bestia, Katzenberg viene licenziato: è giunto per lui il momento di mettersi in proprio e realizzare il suo sogno.

E così avete creato la DreamWorks: era una partnership perfetta?

Decisamente:  David Geffen si occupava dell’aspetto economico, Steven Spielberg della realizzazione dei film, io facevo in modo che tutto funzionasse al meglio. Steven era il sognatore, David l’imprenditore, io il capomastro. Avevamo così tanto rispetto per i nostri ruoli che era difficile non andare d’accordo.

Perché vi potevate fidare uno dell’altro…

Certamente, nessuno sano di mente non darebbe ascolto a Spielberg quando ti dice “Non credo sia una buona storia, Jeffrey”. Nessuno è così stupido. Nemmeno io!

Un discorso sull’animazione non sarebbe completo senza parlare del 3-D. Ecco che cosa ne pensa Katzenberg.

Parliamo di 3-D: se non ricordo male agli inizi non ne parlavi benissimo durante le conferenze…

Tutto è cambiato quasi 5 anni fa, quando sono andato a vedere Polar Express. È stata un’esperienza pazzesca: ero nel vivo della storia, era una cosa veramente unica. Non sapevo quasi nulla di questa nuova tecnologia, quindi ho messo insieme un team e ho dato ordine di vedere quel film, dicendo loro “Dobbiamo capire come funziona perché questo è il nostro futuro”. Per me era una cosa rivoluzionaria, alla pari dell’arrivo del colore nel cinema.

Perché è una rivoluzione?

Perché potenzia la narrazione della storia. Riesce ad amplificare tutte le emozioni che la storia è in grado di suscitare, ponendo lo spettatore a fianco dei personaggi, nel centro dell’azione. Prendi The Departed di Scorsese: è un film brillante, che ti tiene in ansia dall’inizio alla fine. Immagina di dare al regista anche il 3-D e questa sensazione viene potenziata, rendendo il film ancora più brillante. E non vedo l’ora che Scorsese inizi a girare il suo primo film in 3-d, il mese prossimo a Londra.

A domani per la seconda parte dell’intervista, in cui Katzenberg parlerà anche del futuro del cinema.

Fonte: Charlierose.com

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