Racconto di Natale, la recensione

Pubblicato il 02 dicembre 2008 di Gabriele Niola

Un conte de Noël LocandinaRegia: Arnaud Desplechin
Cast: Catherine Deneuve, Jean-Paul Roussillon, Mathieu Amalric, Chiara Mastroianni, Anne Consigny, Hyppolyte Girardot, Emmanuelle Devos, Laurent Capelluto
Durata: 143 minuti
Anno: 2008

Arnaud Desplechin è senz’altro uno dei registi più sorprendenti degli ultimi tempi. Autore di film che hanno girato per i circuiti festivalieri e forse (ma non ci giurerei) sono usciti anche in Italia. Desplechin ha pure lanciato Mathieu Almaric che interpreta LeChiffre in Quantum Of Solace e che ovviamente sta anche in quest’ultimo Racconto di Natale.

Il fascino di quest’ultimo film di Desplechin viene innazitutto da una narrazione perfetta. Racconto di Natale è davvero come primissima cosa un racconto e fatto nella maniera migliore! Con il miglior uso possibile di tutte le strategie narrative a disposizione (dagli svelamenti, alla dilatazione e contrazione dei tempi, dal dosaggio delle emozioni fino alla loro esplosione e via dicendo) in modo da risultare il più efficace e scorrevole possibile.

In seconda battuta è uno dei film che più riescono a guardare con serena modernità (e mai con il solito compianto passatismo!) alla Nouvelle Vague. Non sono solo le transizioni e i mascherini ad iride a ricordarlo ma anche tantissime altre soluzioni alcune delle quali (come l’uso martellante della musica) non appartenenti direttamente ai film del periodo, perchè non in voga, ma assolutamente in linea con quella concezione di cinema.

Su questa forma di racconto con mano forte del regista poi si inserisce una storia che ricorda moltissimo Bergman filtrato da Allen, cioè i film come Settembre o Un’Altra Donna: ci sono professioni intellettuali, drammi familiari, un racconto molto letterario, simbolismi, dialoghi fitti e un’inequivocabile lettera la cui lettura è raccontata da chi la scritta che la recita guardando in macchina come in Luci D’Inverno).

Tutto questo fa sì che alla fine Desplechin possa raccontare dell’aleggiare della morte senza sfociare mai nel melodrammatico ma anzi adottando un tono vivace e scanzonato che ricorda il modo con cui noi, con il nostro cinema, sappiamo ridere dei drammi.

Ci sono molti personaggi a cui il regista dà attenzione senza privelegiare nessuno pur lasciando intuire le sue preferenze, ci sono dei rapporti straordinari per originalità e intensità e c’è un rispetto infinito per lo spettatore a cui nulla viene spiegato e tutto solo mostrato.

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