Il 31 gennaio è arrivata su Netflix la serie originale italiana “Luna Nera” e contenta e speranzosa, mi sono decisa a guardarla perché un po’ di patriottismo non fa mai male e la trama sembrava interessante.
Luna Nera è una serie storica fantasy, ambientata in Italia nel 1600, con protagonista Ade, che improvvisamente si ritrova a vivere in una comunità di donne in esilio volontario perché additate, a ragione o torto, di essere streghe. Una serie, mi sono detta, che poteva avere un sapore attuale, intrigante e suggestivo. Purtroppo, tutte le mie aspettative sono state deluse.
Di solito cerco di essere sempre buona nel giudizio delle opere creative. Parto spesso dal concetto che bisogna essere bravi per arrivare a produrre un prodotto che poi verrà lanciato a livello internazionale; quindi sicuramente la serie avrà i suoi pregi, ma io, personalmente, ho davvero faticato a vederli.
La storia di Ade (Antonia Fotaras) potrebbe anche essere interessante, come lo saranno senz’altro anche quella di Tebe e tutte le altre donne della comunità di streghe; ma rimane sospesa nell’aria, lasciando tante, troppe domande senza risposta, che non mi hanno permesso nemmeno di godere della sua storia presente.
E se lei è la protagonista, di tutti gli altri non c’è neanche un approfondimento, e come fai ad avere simpatia, o antipatia, per dei personaggi che non riesci neanche a conoscere?!
Non voglio soffermarmi troppo sulla recitazione, perché è stato scelto un cast emergente e questo sarebbe da applaudire, ma i dialoghi e le scene oscillano fra un’impostazione troppo teatrale per una serie tv e l’utilizzo di accenti marcatamente dialettali che stonano con la storia.
Luna Nera ha una sigla davvero bella, ma è l’unica cosa apprezzabile di tutte le scelte musicali della serie. L’utilizzo di canzoni moderne, degno di nota nell’ultima puntata una bellissima versione acustica di “Somewhere only we know”, si scontra totalmente con i toni e la fotografia della serie. Ho avuto come l’impressione che avessero preso spunto dalla serie Reign, dove però l’accostamento di tali canzoni si sposava bene con una trasposizione molto più moderna di tutto il contesto storico.
La sensazione che ho avuto per le prime 5 puntate della serie è stata quella che, probabilmente, le mie insegnanti provavano quando dicevano “Sei brava, ma non ti applichi”.
L’idea c’è, ma non si riesce ad arrivare a realizzarla in tutto il suo potenziale.
Le puntate della prima stagione di “Luna Nera”, però sono sei.
E se per i primi cinque episodi una parte di me aveva iniziato a pensare “Dai, è la prima stagione. Le idee ci sono, magari impareranno…”, la puntata finale ha stroncato completamente le mie speranze.
Ero partita davvero tanto speranzosa con la festa in maschera. I costumi (che sono una delle poche cose che salvo della serie) erano stupendi; la storia stava volgendo ad un epilogo tragico, seppur scontato, ed ero pronta a vedere l’amore fra Pietro e Ade distruggersi ed entrambi passare al lato oscuro. Quello che non mi aspettavo è stato il plot twist finale. Mi ha lasciata davvero senza parole, e non in maniera positiva.
Premessa: Io sono una donna, e ho apprezzato il voler trattare il tema della discriminazione femminile.
Il sessismo c’è e va combattuto e condannato, ma secondo me ci si è spinti troppo oltre e il messaggio finale di questa prima serie è sbagliato.
Trasformare il bambino, maschio, in femmina solo perché è la luce che salverà tutte le donne; mi è sembrato sbagliato. Avrei trovato molto più potente fosse rimasto il bambino che pensavamo fosse fin dalla prima puntata. O che fosse una bimba fin dall’inizio, magari reputata priva di poteri, accomunandola così al personaggio di Leptis.
Il fatto che Valente/Lux venga accettato/a totalmente all’interno della comunità solo dopo la rivelazione del suo vero genere sessuale non mi è piaciuto. Mi è sembrato un vanificare tutto ciò che era stato fatto prima, perché è stato un far fare alle streghe lo stesso atto di emarginazione che è stato fatto loro e che è dipinto, giustamente, come sbagliato per tutta la serie.
A tutto questo si aggiunge: il cambio repentino di mentalità di Pietro e di Spirto; per il secondo una decisione completamente campata per aria.
La conversione al lato oscuro di Ade, seppur aspettata fin dall’inizio della serie, devo dire che non l’ho capita… E mi sento stupida, ma davvero l’unica spiegazione che ho trovato è che lei: dopo aver sofferto per il rapporto di amore/odio con i suoi poteri; infine accettati, sacrificando quasi tutto, passa al lato oscuro perché è gelosa del fratello/sorella? È questa la spiegazione? Sono davvero confusa…
Ma il personaggio più stravolto e martoriato dal finale di stagione, sì peggio di Valente/Lux e di Ade, è Cesaria.
Un personaggio che più di tutti è stato sminuito dalla mancanza di approfondimento.
Una donna che potrebbe essere additata come una strega, se solo non fosse la figlia adottiva del capo dei cacciatori di streghe. Una combattente, guerriera, fiera, orgogliosa e dedita alla lotta alle streghe.
Un personaggio così complesso e forte; nelle scene finali della stagione, abbandona il gruppo dei Benandanti, solo perché Pietro, del quale è innamorata, dichiara che non si legherà mai ad una donna.
Basita. Senza parole. Ho fissato i titoli di coda senza riuscire a capire o giustificare un finale del genere.
Tutto quello che posso dire, dopo la mia visione della prima stagione di “Luna Nera” è questo:
“Peccato. C’avevo sperato, ma non ce l’abbiamo fatta.”