Dopo la parentesi disneyana di Aladdin il regista britannico Guy Ritchie ha scelto di tornare al genere che lo ha lanciato a inizio carriera, la commedia criminale. Il suo nuovo The Gentlemen rimanda direttamente ad almeno un paio di cult-movie come Lock & Stock – Pazzi scatenati e Snatch – Lo strappo. Allo stesso tempo però Ritchie mostra chiaramente di essere passato attraverso le avvenute cinematografiche “mainstream” di Sherlock Holmes, King Arthur e il già citato Aladdin: pur mantenendo una sua gioiosa e iperbolica vitalità The Gentlemen si mostra infatti come un gangster movie decisamente più rifinito ed elegante rispetto ai primi lavori del cineasta.
Ritchie costruisce l’impianto visivo del suo ultimo lungometraggio adoperando ad esempio un montaggio che predilige la fluidità salvo poi concedersi guizzi virtuosi di tanto in tanto. Allo stesso modo la fotografia punta maggiormente sull’eleganza dell’inquadratura, evitando sottolineature estetiche nei confronti di una storia e dei personaggi già di per loro “over the top”. Dove Ritchie si concede invece assoluta libertà espressiva è nell’uso dei costumi: ogni personaggio possiede un suo stile estremamente preciso, che ne afferma il gusto nel vestire quanto lo status carismatico. In particolar modo il lavoro sui personaggi di Mickey (Mathew McConaughey), Rosalynd (Michelle Dockery) e Coach (Colin Farrell) esplica alla perfezione l’ottimo lavoro fatto da Ritchie e dal costumista australiano Michael Wilkinson (Aladdin, Batman v Superman).
Montato a livello narrativo su una cornice che vede protagonisti un mellifluo Hugh Grant e un Charlie Hunnam dalla presenza scenica sempre più efficace, The Gentlemen si dipana come un puzzle molto divertente da gustare, ricco di trovate spiritose e accelerazioni di ritmo. Il regista si dimostra poi come sempre estremamente acuto nel saper sfruttare il “tipo” fisso che alcune star a disposizione si sono costruite nel corso degli anni. Primo tra tutti a usufruire di questa capacità è ovviamente Matthew MConaughey, il quale ritrova quel fascino guascone e lo charme mascolino che non gli vedevamo dai tempi della prima stagione di True Detective. È lui il centro emotivo di The Gentlemen, intorno a lui ruotano una serie di attori tutti divertiti e indubbiamente efficaci nell’impersonare criminali stilosi e soavemente sopra le righe; nota di merito va poi attribuita a Colin Farrell, il quale con a disposizione poche scene lascia davvero il segno.
Per chi ha amato il primo, energetico e frizzante cinema di Guy Ritchie, The Gentlemen arriva a rinfrescare quegli entusiasmi aggiungendo un tocco di classe in più, senza però perdere l’anima sbarazzina e sulfurea degli inizi. Il risultato è un lungometraggio gustoso da assaporare, piccante in alcuni momenti, di sicuro speziato a dovere. Un piatto dal gusto forte, probabilmente non il massimo per i palati più raffinati ma senz’altro appetibile per il grande pubblico.