StreamWeek: il primo lunedì senza Game of Thrones, con Catch-22

StreamWeek: il primo lunedì senza Game of Thrones, con Catch-22

Di Michele Monteleone

Prima settimana senza Il Trono di Spade, non vedo ancora nulla all’orizzonte per consolarci, ma tra Suspiria di Guadagnino, Catch-22 e Gli Incredibili 2, abbiamo sicuramente di che distrarci.

Tuo, Simon è la storia di una ragazzo all’ultimo anno di liceo che custodisce un segreto che non sa come rivelare agli amici e alla famiglia. Infatti nessuno sa che Simon è gay e il peso di questo segreto inconfessato lo sta iniziando a piegare. Quando un misterioso ragazzo che si firma solamente Blue confessa la sua omosessualità sul blog della scuola, Simon inizia a valutare se e come confessare il suo segreto e nel frattempo inizia ad avere una fitta corrispondenza con l’uomo del mistero. La particolarità del film, e direi anche la benvenuta e rinfrescante particolarità del film, è che Simon non è una specie di martire gay pronto al sacrificio, puro come un giglio e con contorni da salvatore del mondo come succede di solito quando viene affrontato il tema dell’omosessualità. Simon è un ragazzino confuso e spaventato che per proteggere il suo segreto si comporta come uno stronzo nei confronti dei suoi amici e mette in mostra tutte le sue debolezze e insicurezze nel processo. Insomma qualcosa di leggermente più realistico del solito. Gli adolescenti, etero o gay, sono un casino, un garbuglio indistricabile di sentimenti contrastanti e Simon non fa nessunissima differenza.

Se vi raccontassi il nuovo film di Netflix solo a parole, scommetto che vi convincerei a vederlo: Rim of the World è la storia di un gruppo di ragazzini che, dopo essere rimasti bloccati in un campo estivo durante un attacco alieno, tentano di salvare la Terra gettandosi a capofitto in una pericolosa missione. Ho tintillato il vostro amore per Stranger Things, vero? Ecco fatelo smettere. Infatti, sebbene il film parta con delle buone, seppur abbastanza sfruttate, premesse, poi naufraga in un’orrenda CGI e un registro inutilmente volgare nei dialoghi e nelle parti “comiche”. Vi sto risparmiando un paio di ore di delusione, ma se volete guardare qualcosa che riguardi bambini e alieni e sia anche scritto bene, posso consigliarvi di recuperare Explorers.

Magic in the Moonlight è uno dei pochi film di Allen che mantengono il fascino delle prime commedie del regista. La storia parte nella Berlino del 1928, in cui Wei Ling Soo, il celebre prestigiatore cinese in grado di fare sparire un elefante, si rivela essere Stanley Crawford, un gentiluomo inglese scorbutico e austero. Crawford accetta immediatamente la proposta di un vecchio amico di smascherare una presunta medium, impegnata a circuire una ricchissima famiglia americana in vacanza sulla riviera francese. Ospite dei Catledge sulla Costa azzurra e sotto falsa identità, Stanley incontra la giovane Sophie Baker di cui si innamora immediatamente. Ma il pragmatismo dell’illusionista rischia di corrompere anche il suo sentimento d’amore. La riflessione leggera di Allen su quanto l’amore sia simile a un’illusione e sia solamente la nostra stessa convinzione a crederci ciecamente che lo rende reale, prende forma nel film che però si sbilancia spesso trasformandosi in una commedia romantica annacquata e spesso poco incisiva, a dispetto delle ottime performance dei due attori protagonisti. C’è anche da dire che, quando si parla di Allen si tende a pretendere l’eccellenza, quando effettivamente il film, firmato da chiunque altro, sarebbe solo considerato un buon film.

Joe ora disponibile su RaiPlay. Nel film l’eccezionale Tye Sheridan (riparleremo di lui nella nostra sessione dedicata al recupero), interpreta Gary Jones un quindicenne costretto a cambiare paese con la madre e la sorella per sfuggire al padre alcolista e violento. La famiglia si trasferisce in Texas dove viene assoldato da Joe Ransom (Nicholas Cage), un uomo generoso che inizia a sostituire per Gary la figura paterna. Joe però è un uomo collerico, un ex criminale ruvido che proprio grazie alla presenza del ragazzo riesce a crescere e a trovare la sua calma. Naturalmente però il mondo fuori dai due finisce per chiedere il suo sanguinoso conto.

She’s gotta have Itcome per la prima direi che non sono la persona adatta per giudicarla, ma per quanto mi riguarda, continuo a trovarla noiosa e fastidiosamente schizofrenica nella sua messa in scena. Vi faccio anche presente che, sempre su Netflix è disponibile Mad Max Fury Road che è solo il miglior film almeno degli ultimi dieci anni.

Ogni settimana seleziono per voi tre visioni imprescindibili, non sono sempre i migliori usciti (anche perché se una settimana caricano Quarto Potere, non potrei mai dirvi che l’ennesima serie di supereroi con gli effetti visivi realizzati con paint, è meglio), ma sono sempre le serie o i film più attesi, chiacchierati, snobbati o anche solo criticati degli ultimi sette giorni. O semplicemente quelli che piacciono più a me.

Suspiria (Prime Video)

Parlerò volentieri di Luca Guadagnino che, nel 2017, ha diretto il bellissimo Chiamami con il tuo Nome guadagnandosi la nomination all’oscar. Qualche mese fa vi consigliavo un altro suo splendido film del regista, A bigger Splash. Adoro il suo stile e la fotografia delle sue pellicole è sempre così curata che mi verrebbe davvero difficile disprezzare qualcosa su cui ha lavorato. Con queste premesse però vi dico che Suspiria è molto vicino, anche a fronte di un’indubbio fascino visivo, ad essere inguardabile. A volte mettere la metafora davanti ai buoi (passatemi la metafora), fa sì che ci si dimentichi della fruibilità dell’opera e secondo è quello che succede al film di Guadagnino che diventa ermetico e noioso nella sua narrazione orizzontale, per poi andare a raccontare qualcosa, con il suo sottotesto, tanto svelato sin dalle prime scene, da essere insopportabilmente banale. C’è da dire però che la parte visiva rimane tanto potente e violenta che se avete un bel po’ di pazienza (ma davvero tanta, eh) e nessuna intenzione di addormentarvi sul divano, continuo a consigliarvene la visione. Oh, di pazienza dovete averne un sacco, dura due ore e mezza di cui almeno per quaranta minuti vi beccherete infinite sessioni di danza moderna.

Gli Incredibili 2 (Now Tv)

Nel 2004 (quindici anni fa, mi sembra assolutamente incredibile) Brad Bird creava la sua famiglia di supereroi calandola in un mondo che somiglia molto agli states anni 50, molto simile a quello in cui sono nati i supereroi di Marvel e Dc. Bob Parr, marito di Helen e conosciuto anche come Mr. Incredibile, dopo avere inseguito il suo sogno di tornare a fare il supereroe nel primo film, questa volta rimane a casa a badare ai figli, Violetta, Flash e Jack-Jack (che si è appena scoperto avere un bel po’ di superpoteri), mentre sua moglie ritorna alla ribalta con il costume di Elastigirl alle dipendenze di una campagna a favore del ritorno alla legalità dei supereroi. Il fuoco si sposta su Helen, ma è sempre la famiglia che dovrà, ritrovando la propria unità e un nuovo equilibrio, sconfiggere la nuova minaccia.

Catch-22 (Now Tv)

Secondo chi scrive, per capire appieno l’audacia dell’adattamento di Hulu dell’omonimo romanzo di Joseph Heller, è necessario mettersi nei panni degli americani che vedranno lo show in un’America in cui è sempre più difficile dirsi anti-militaristi, senza finire per essere additati anche come anti-patriottici. La storia originale era direttamente ispirata dal servizio che Heller aveva prestato nell’USAF durante la seconda guerra mondiale e cercava, in un primo esempio di letteratura postmoderna, di dimostrare l’insensatezza della prassi militare tramite il paradosso del Comma 22: Tutti quelli che desiderano essere esonerati dal volo attivo non sono veramente pazzi, che non permette di esonerare neanche chi pazzo lo è diventato davvero. La visione parossistica e paradossale di un corpo di comando militare disumano e disumanizzante riesce bene nell’adattamento del romanzo prodotto da George Clooney. Forse un episodio è ancora poco per giudicare la miniserie, ma quel senso di estraniamento e di impotenza che mi aveva dato al tempo il romanzo è presente anche nella serie, ma mi pare ancora debole in confronto alla sua versione letteraria. Eccellenti invece le performance di Clooney, Hugh Laurie e Kyle Chandler che riescono a restituire perfettamente l’ottusità delle alte gerarchie militari.

Come tutte le settimane, siamo arrivati all’ultima parte della rubrica dedicata a una chicca, a un contenuto che probabilmente vi siete persi nell’uragano di novità con cui veniamo bombardati.

Il Sacrificio del Cervo Sacro (Now Tv)

Quando ho visto La Favorita di Yorgos Lanthimos ho trovato che la regia fosse completamente fuori fuoco rispetto alla materia raccontata, ma se invece volete vedere il regista greco alle prese con qualcosa in cui si trovi davvero a suo agio, vi consiglio di recuperare Il Sacrificio del Cervo Sacro. Qui i fisheye, i lentissimi e interminabili carrelli ad avvicinarsi e ad allontanarsi dagli attori e quella recitazione (imposta da lui stesso, ne sono sicuro) meccanica e stanca da parte di Farrell e della Kidman, sono tutti funzionali a restituire l’angoscia di un padre che si porta sulle spalle una terribile colpa e che, per espiarla, dovrà compiere una scelta biblica. Un sacrificio crudele che vi farà guardare con timore i vostri familiari.

Alla prossima settimana, miei fedeli bingewatchers: se vi è piaciuto qualcuno dei consigli che vi ho dato, se volete segnalarmi qualcosa che mi sono perso o se volete suggerirmi qualcosa di cui discutere la prossima settimana, vi invito a commentare l’articolo. La vostra guida allo streaming compulsivo è sempre disponibile!

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