L’idea di abbinare la formula del loop temporale – nello stile comico di Ricomincio da capo di Harold Ramis, tanto per intenderci – con le coordinate stilistiche del teen-slasher era stata la carta vincente di Auguri per la tua Morte. Insieme alla freschezza sbarazzina della protagonista Jessica Rothe nel ruolo di Tree.
Sia un produttore lungimirante come Jason Blum che il regista Christopher Landon hanno però intuito subito che tale ricetta riproposta identica in un sequel sarebbe risultata stantia. Con Ancora auguri per la tua morte fin dalla primissima scena assistiamo infatti a variazioni fondamentali sullo stesso tema. Prima di tutto il gioco si allarga a più personaggi, almeno nell’incipit della storia. In secondo luogo, e questa è la differenza principale rispetto al primo capitolo, la soluzione narrativa adoperata per spiegare il loop temporale permette di scivolare con disinvoltura dall’horror alla fantascienza. Pur riproponendo alcune scene di tensione legate all’assassino con pugnale e maschera da neonato, il film di Landon questa volta viene impostato e sviluppato sfruttando maggiormente il tono dello sci-fi, strizzando più volte l’occhio ai capolavori del genere, soprattutto Ritorno al futuro di Robert Zemeckis. Grazie alla libertà narrativa che tale espediente permette, Ancora auguri per la tua morte articola poi con discreta efficacia la sottotrama legata a Tree e al dolore per la mancanza della figura materna. Un risvolto più serio che consente alla Rothe di mettere in mostra anche le sue doti drammatiche.
Dal momento che era praticamente impossibile sorprendere nuovamente il pubblico affezionato al genere con l’originalità del primo episodi, Christopher Landon ha cercato soluzioni diverse e non banali per rinnovare l’interesse degli spettatori. Probabilmente ci si diverte di meno con questo sequel perché il gioco è già scoperto, soprattutto per chi ha visto il precedente. Col passare delle scene però risulta evidenze che Ancora auguri per la tua morte prova seriamente ad essere qualcosa di diverso, a proporre varianti nella configurazione stessa del genere. Come detto non più (o meglio, non soltanto) una commedia-thriller, ma un’incursione leggera anche nella fantascienza.
Il risultato è un prodotto che ottiene il massimo di quello che poteva lavorando dentro stilemi pienamente sfruttati e conosciuti dai generi stessi. Jessica Rothe si conferma giovane ed energetica mattatrice di un lungometraggio che intrattiene, stuzzica, consente di passare un’ora e mezzo in allegria spensierata, accompagnata dal classico brivido dietro la schiena. Il che poi rappresenta tutto ciò che deve essere chiesto a un prodotto come questo.
Vi invitiamo a seguire il nostro canale ScreenWeek TV. ScreenWEEK è anche su Facebook, Twitter e Instagram.