Perché DragonTrainer ha segnato un’epoca

Perché DragonTrainer ha segnato un’epoca

Di Filippo Magnifico

Tre è il numero perfetto.
Lo sa bene Dean DeBlois, il nome dietro una delle principali saghe animate degli ultimi anni: DragonTrainer. Un franchise animato che a partire dal 2010 ha unito critica e pubblico e che ora è pronto per volgere al termine con il terzo e ultimo capitolo: DragonTrainer: Il Mondo Nascosto, in arrivo nelle nostre sale il 31 gennaio.

La conclusione di un percorso cinematografico e personale che – lo diciamo senza paura di esagerare – ha lasciato un solco indelebile nel mondo del cinema di animazione. Tre lungometraggi, quattro cortometraggi, una serie televisiva composta da ben 8 stagioni. Senza dimenticare, ovviamente, le pagine da cui tutto è partito: Le eroiche disavventure di Topicco Terribilis Totanus III, la serie di dodici libri per ragazzi scritti dall’autrice britannica Cressida Cowell.

TRE FILM, TRE FASI DELLA VITA

C’è qualcosa in DragonTrainer che lo rende unico, diverso da tutti gli altri franchise di animazione comparsi sul grande schermo. Qualcosa che si potrebbe benissimo definire maturità.
Siamo abituati agli insegnamenti racchiusi nelle storie di animazione, che cercano di intrattenere ma al tempo stesso si sforzano di essere didattiche. Con DragonTrainer la cosa è diversa. Non che il film non sia in grado di trasmettere insegnamenti fondamentali, tutt’altro. Ma si tratta decisamente di un prodotto più maturo, in grado di far riflettere e di mostrare la vita per quella che è.

Nonostante l’ambientazione, i vichinghi, i draghi, il cuore di questa saga, la sua essenza, risiede nel viaggio personale che ognuno di noi, senza eccezioni, intraprende nel corso della sua vita. Scandito lungo un arco di tre film che esplorano tre fasi dell’esistenza – fanciullezza, adolescenza, età adulta – senza escluderne gioie e dolori. La scoperta dell’amore, la perdita dei nostri affetti più cari, le prove a cui ci sottopone il destino. In DragonTrainer c’è tutto questo e ogni cosa è inserita nella storia senza forzature, senza la smania di essere didascalici a tutti i costi.

ACCETTARE LA DIVERSITÀ

Tantissimi insegnamenti ma il più grande, il più evidente, risiede proprio in loro: Hiccup e Sdentato, un uomo (un ragazzo, prima) e il suo amico drago, protagonisti di questa saga.
Entrambi con una malformazione fisica: Hiccup ha perso una gamba in battaglia, Sdentato ha perso una parte della sua coda fondamentale per volare. Entrambi indossano una protesi ma soprattutto Sdentato ha bisogno del suo amico umano per volare.

In un panorama cinematografico che ci propone ogni giorno eroi che possiamo ammirare, per cui possiamo tifare, ma che non potremo mai diventare, DragonTrainer spicca per i suoi protagonisti. Eroi veri, perché sono stati in grado di superare i loro limiti trasformandoli in (super)poteri unici. Eroi imperfetti, con le loro fragilità.
Come dichiarato dal regista Dean DeBlois:

I nostri eroi – in particolare Hiccup con la sua esperienza di vita da ‘diverso’- sono stati di conforto alle persone che si sentono in qualche modo un po’ rifiutate dal mondo.

IMPARARE A COMPRENDERE IL MONDO

Soprattutto l’evoluzione di Hiccup, che avviene attraverso tre pellicole, è molto importante. Nel primo film è un giovane vichingo che non è in grado di integrarsi con le persone che lo circondano, interessate solo a combattere e sterminare i draghi.
E non si tratta di semplice ribellione adolescenziale.
Hiccup ha compreso che draghi e umani possono convivere serenamente, ma non sa come farlo capire agli altri abitanti del suo villaggio. Soprattutto non sa come farlo capire al suo fiero padre, deluso dall’indole bonaria del figlio.

Anche in questo Hiccup è un “diverso”, ma la sua diversità è rappresentata da un’apertura mentale che le vecchie generazioni, molto spesso, non hanno.
Una caratteristica che, soprattutto oggi, risulta fondamentale.
In un mondo dove si continuano a costruire muri per dividere le persone, dove il prossimo viene guardato con sospetto, una storia come questa è senza ombra di dubbio necessaria.

UNA STORIA FATTA DI LUCE E OMBRA

Ed è proprio nel suo dire le cose come stanno, nel porsi di fronte al suo pubblico con il rispetto che merita, che questa saga trova il suo punto di forza.
DragonTrainer è una grande avventura, che intrattiene, diverte, ma regala anche qualche cazzotto bene assestato nello stomaco.

Secondo un pensiero comune (decisamente sbagliato) le opere di animazione sono destinate ad una certa fascia di pubblico, la più giovane. In alcuni casi è così, non ci sono dubbi, ma il panorama cinematografico è pieno di film animati che vogliono parlare al pubblico nella sua totalità.
E, inutile dirlo, DragonTrainer fa parte di questo gruppo.
Si tratta di una serie che è cresciuta con il suo pubblico, mantenendo vivo il suo cuore ma cambiando contesto di volta in volta.
Una cosa confermata anche dalla produttrice Bonnie Arnold, che parlando del secondo capitolo aveva detto:

Quando Dean ha prospettato ai dirigenti della DreamWorks Animation l’ipotesi di un secondo film, uno dei punti chiave era l’idea di invecchiare i personaggi di cinque anni. In questo modo, la storia sarebbe diventata più interessante e sarebbe stata diversa da ciò che si vede solitamente nei film d’animazione. È stata una scelta coraggiosa da parte sua e siamo veramente grati alla DreamWorks di averla sostenuta

LA CONCLUSIONE DI UN PERCORSO

Con DragonTrainer: Il Mondo Nascosto si conclude, quindi, un percorso fondamentale per il cinema di animazione. Un percorso che, nel suo piccolo (o nel suo grande, giudicate voi) è riuscito a portare sul grande schermo la necessità di trovare il coraggio di affrontare l’ignoto mentre si cresce.
È sempre Bonnie Arnold a ricordarci, ancora una volta, che questa saga è in grado di parlare a ognuno di noi:

Per quanto siano visivamente complessi, i film della serie Dragon Trainer, si tratta solo di un bel complemento per delle storie semplici e interessanti. Questa è la versione migliore della storia universale di un ragazzo e il suo cane, e questo terzo episodio racconta una straordinaria amicizia attraverso gli occhi di Hiccup. Molte persone si identificheranno con il suo coraggioso percorso di crescita.

La semplicità di una grande storia, quindi. Niente di più.

LEGGI ANCHE: Draghi, Cinema e TV: perché piacciono così tanto?

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