EXCL – James McAvoy e Samuel L. Jackson parlano di Glass, la nostra intervista

EXCL – James McAvoy e Samuel L. Jackson parlano di Glass, la nostra intervista

Di Adriano Ercolani

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L’attesissimo crossover che unirà idealmente gli universi di Split e Unbreakable creati da M. Night Shyamalan vedrà l’eroe David Dunn confrontarsi con gli antagonisti di entrambi i film: lo psicopatico Kevin Wendell Crumb del primo e la mente criminale Elijah Price del cult-movie uscito nel 2000. A presentarci Glass a New York sono venuti proprio i due “villain” del film, James McAvoy e Samuel L. Jackson, i quali ci hanno raccontato i segreti dei loro personaggi.

Come ha lavorato sulla definizione delle varie personalità di Kevin?

James McAvoy – Ho ripreso tutti i personaggi di Split e ne ho elaborati di nuovi per Glass, dove ce ne sono in totale circa venti. Non è stato difficile svilupparli in preparazione perché di solito hai il tempo necessario per farlo, la durata di un film in tutte le sue fasi è lunghissima. La vera sfida è stata recitarne cinque o sei in una sola scena, in tempi brevissimi, e tutti loro devono essere ben definiti e in uno stato di probabile alterazione emotiva. È facile scivolare dall’uno all’altro e renderli troppo simili. Quindi devono essere differenti tra loro, spesso molto differenti, eppure bisogna trovare un motivo perché questo accada, dovevo scoprire le giuste ragioni per passare da uno all’altro. In Glass vedremo maggiormente anche Kevin, la personalità originale, soprattutto nelle scene con Casey, interpretata nuovamente da Anya Taylor-Joy.

In che stato troveremo Elijah all’inizio di Glass?

Samuel L. Jackson – Il film inizia due settimane dopo la fine di Split. Elijah sa che la fuori c’è un mostro e quando gli viene recapitato nel suo istituto come un pacco regalo vuole esplorare le possibilità che questo gli offre.

Cos’ha di particolare questo personaggio? Rappresenta qualcosa di speciale per lei?

S.L.J. – Mi piace interpretare Elijah perché la sua fragilità in qualche modo lo protegge: la gente lo sottostima a causa del suo difetto e lui ne trae vantaggio adoperando la sua mente diabolica. In questo film infatti me ne sto molto più tranquillo rispetto ad Unbreakable: Elijah resta seduto e ascolta cosa accade intorno a lui. Non reagisce, vuole che pensino che non sta prestando più attenzione del normale. È stata una sfida, è difficile stare in una stanza con James quando interpreta sette personaggi differenti e devi restartene lì a guardarlo senza mostrare quanto ne sei affascinato.

Le è costata dunque molta fatica psicologica tornare in questo ruolo?

S.L.J. – No, nessuna. Non sono quel tipo di attore: non uso la musica per entrare nel tono del personaggio, non mi presento sul set pensando che sarò Elijah per le prossime dodici ore. Penso a tutto quello che devo fare prima di arrivare sul set e poi eseguo. Tutto qui.

Quali saranno le interazioni tra Mr. Glass e le personalità di Kevin?

J.M. – Elijah Price verrà in contatto principalmente con Patricia e con la Bestia nel film. Il mostro crede di essere in controllo, vede Price come un altro del suo stormo di persone rotte, da proteggere in qualche modo, oltre che da vendicare.

Cosa può dirci del resto del cast di Glass?

J.M. – Samuel è un attore brillante, forse quello con l’esperienza maggiore tra tutti coloro con cui ho lavorato. Il carisma naturale e la capacità di controllo che ha sul set lo rendono sempre rilassato, e continua ad amare la recitazione dopo tutti questi anni, si può percepire quanto ancora tiene a questo mestiere. Bruce lo ammiro da quando ero un bambino, guardavo Moonlightning tutto il tempo, la sua alchimia con Cybill Shepard era incredibile. Le scene con lui, Samuel e Sarah Paulson sono state emozionanti da girare perché i personaggi dovevano avere tutti delle energie differenti, molto specifiche.

E invece di un regista di culto come M. Night Shyamalan?

J.M. – Manoy è il cineasta più preparato con cui abbia mai lavorato. La sua efficienza sul set è seconda a nessuno. Spesso capita che anche se fai mesi di prove e pre-produzione, quando arrivi a girare ci sono cose che ancora non sono state decise, soprattutto quando di tratta di costumi e scenografie. Succede spessissimo e costa sempre un sacco di soldi. Con Shyamalan è l’esatto opposto, lui pianifica ogni minimo dettaglio alla lettera. Credo che sia perché conosce il valore del denaro, non gli piace sprecarlo. Non solo comprende il processo di fare film ma continua a studiarlo in continuazione, si tiene aggiornato e cerca sempre soluzioni nuove, adatte alle sue esigenze. Mi è capitato così tante volte di lavorare a film dove sfori coi tempi, anche di un mese, oppure devi tornare per rigirare delle scene. Ti rende la vita molto complicata. Con lui sul set lavori sodo ma in maniera ragionata e ragionevole. Ad esempio non gira per ogni scena tutte le angolazioni possibili, sa sempre quali vuole e si concentra sul fare bene quelle.

Lei invece è tornato a lavorare con Shyamalan a quasi vent’anni da Unbreakable. È cambiato in qualche modo?

S.L.J. – Non è più un dittatore come ai tempi dell’altro film. Veniva dal successo di The Sixth Sense e credeva di avere tutte le risposte. Ricordo che mi diceva come girare ogni inquadratura, controllava ogni mio battito di ciglia. Adesso ti concede di recitare come credi il tuo personaggio. È il nostro lavoro: continui a fare film, incappi in qualche fiasco e capisci che devi tornare coi piedi per terra, che devi collaborare con chi ti sta intorno. In Glass tutti noi abbiamo portato le nostre idee su come interpretare i personaggi.

Era un lettore appassionato di fumetti da ragazzo?

J.M. – Non molto, in Scozia non è una grande tradizione, almeno non nell’ambiente dove sono cresciuto. Pensavo fosse più un costume americano. Da quando però ho iniziato la saga di X-Men sono stato esposto ai fumetti in maniera gigantesca. Ero un fan dei cartoni animati degli X-Men, che negli anni ’90 vedevo ogni sabato mattina. Sono felice però di aver iniziato a leggere comic-book da adulto, il rapporto è diverso, forse addirittura più soddisfacente.

C’è un superpotere che le piacerebbe possedere?

J.M. – Ho sempre sognato di avere il potere di attrarre le persone a livello sessuale ed emotivo. Una sorta di Cupido ma più orientato all’aspetto fisico. Credo ci sia un personaggio del genere nell’universo della Marvel…

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