THE DOC(MANHATTAN) IS IN – Supercar

THE DOC(MANHATTAN) IS IN – Supercar

Di DocManhattan

Dopo l’A-Team, ci occupiamo inevitabilmente di un’altra icona televisiva degli anni 80, il telefilm che ha fatto scoprire a tutta Italia com’è fatta una Pontiac Firebird Trans Am e desiderare a tutti un’auto con cui dialogare. E poi siamo finiti oggi a litigare con il bluetooth della macchina, che non è la stessa cosa, ma almeno non ti fa i ripigli da maestrina dal led rosso di K.I.T.T.

Ma com’è nata l’idea di Supercar (Knight Rider)? Scegliete, come in una storia a bivi, una delle due versioni seguenti che gli autori hanno fatto circolare negli anni.

Glen A. Larson, il creatore della serie, già papà di Battlestar Galactica e Magnum P.I., ha raccontato che lo spunto gli sarebbe balenato in testa dopo aver visto un film tedesco del ’71, Ein Käfer geht aufs Ganze, su un maggiolino intelligente. Praticamente il clone teutonico di Herbie, per non scomodare nel discorso la Disney. Larson immagina allora una sorta di versione anni 80 de Il Cavaliere Solitario (The Lone Ranger), in cui un eroe affronta i cattivi in sella a un cavallo meccanico, un’auto nera. E questo spiega il gioco di parole ottenuto con il nome del protagonista, Michael Knight, e quello originale della serie, Knight Rider.

Quella dell’auto computerizzata per combattere il crimine era un’idea del resto già impiegata da Larson, in un’altra serie da lui prodotta qualche anno prima. In un episodio di Truck Driver (B.J. and the Bear), telefilm in cui un camionista ovviamente reduce del Vietnam e uno scimpanzé chiamato Bear affrontavano i poliziotti corrotti (don’t ask), appare infatti un’auto della polizia super-tecnologica.

Brandon Tartikoff, che all’epoca era a capo della programmazione della NBC, raccontò invece che tutto era nato da una gag. I dirigenti della NBC erano soliti lamentarsi del fatto che gli attori più belli non erano mai in grado di recitare, così Tartikoff e il suo assistente tirarono fuori per gioco l’idea di una serie intitolata “The Man of Six Words”: un telefilm in cui il protagonista diceva solo “Okay”, “Grazie”, “Prego”, “Non ti muovere!” e altre due parole che non è dato sapere. A tutto il resto avrebbe pensato, al posto suo, la sua macchina parlante. Solo che la gag sarebbe stata presa seriamente dai vertici della NBC.

Quale che sia la verità – magari un misto delle due versioni – Supercar va in onda negli USA nel settembre dell’82, un anno e mezzo prima del suo sbarco su Italia 1. Per interpretare Michael Knight – detective sotto copertura della polizia di Los Angeles a cui hanno sparato in faccia a Las Vegas, prima che Wilton Knight delle Knight Industries gli salvi la vita, faccia ricostruire il volto e regalare una supermacchina con cui fare il figo in giro con le camicie sbottonate sul petto – viene scelto un trentenne di Baltimora. Si chiama David Hasselhoff, è apparso nello Scontri stellari oltre la terza dimensione (Starcrash) di Luigi Cozzi e ha fatto per anni il dottor Foster nella soap Febbre d’amore (The Young and the Restless).

Ma c’è un problema. La concorrenza di un’altra auto abituata a salti impossibili: sulla rivale CBS vanno in onda da tre anni le avventure di tre cugini, di un pantaloncino corto che porterà nei secoli il nome della protagonista e di una Dodge Charger arancione con la bandiera sudista sul tetto.

La rivalità con Hazzard è così sentita che ancor prima della messa in onda di Supercar, la NBC fa pubblicare delle pagine pubblicitarie in cui elenca i numeri della superiorità di K.I.T.T. (Knight Industries Two Thousand) sul Generale Lee. L’accelerazione, il motore e tutto il resto. L’elenco era chiuso dagli optional: le diavolerie tecnologiche per K.I.T.T., un “le porte non si aprono” per la concorrenza. Si dimenticava di proposito il fattore Catherine Bach, ma vabbè.

Non paghi, gli autori di Supercar realizzarono un intero episodio parodia: “Energia Alternativa” (“Give Me Liberty…or Give Me Death”), nella prima stagione, contrappone Michael a una Dodge Charger arancione del 1969, guidata da due campagnoli buzzurri con la toppa della bandiera sudista cucita addosso. La sfida si chiude ovviamente con K.I.T.T. che si impone sulla vettura dei buzzurri.

Nel corso delle quattro stagioni di Supercar, 90 episodi spalmati tra il il 1982 e il 1986, il “Knight Rider Theme”, composto dalla stesso Larson e da Stu Phillips, si insinua nel cervello di milioni di persone e – grazie anche a tutta una serie di futuri campionamenti da parte di diversi artisti – non ne uscirà mai più. La cosa buffa e poco nota, per chiudere la parentesi, è che anche Larson e Phillips hanno preso ispirazione da un altro brano. Un pezzo di musica classica dal balletto Sylvia, scritto dal compositore francese Léo Delibes. Ascoltate gli squilli di tromba dal secondo 31 in poi.

Intanto, Larson e gli altri autori tirano fuori tutta una serie di trovate per spingere gli ascolti. Salta così fuori una gemella malvagia di K.I.T.T., K.A.R.R. L’acronimo sta per Knight Automated Roving Robot ed è il primo prototipo di supermacchina, disattivato perché troppo egoista. O perché quelle parti grigie e il led arancione erano brutti. E qui le curiosità si sprecano, perché che il led di K.I.T.T., quello scanner rosso, era un auto-omaggio di Glen A. Larson ai caschi dei Cyloni della sua Battlestar Galactica. Aveva anche lo stesso effetto sonoro. E perché la voce di K.A.R.R. era in originale quella di Peter Cullen, l’Optimus Prime dei Transformers. In Italia, invece, di Diego Reggente… che doppiava lo stesso personaggio nel cartone anni 80 con gli Autorobot.

E poi c’è la storia di Goliath, il supercamion corazzato guidato da Garthe Knight, il figlio malvagio di Wilton Knight, diseredato dal padre (che aveva dato quella faccia a Michael per nostalgia, pare). Goliath appare solo in due puntate perché David Hasselhoff considerava troppo faticoso dover interpretare entrambi i personaggi.

Tutta quella fatica nel metti il pizzetto finto, togli il pizzetto finto, boh. C’è spazio perfino per un meta-crossover, perché in una puntata de Il mio amico Arnold (Diff’rent Strokes), altra serie NBC, Arnold si intrufola sul set di Supercar, incontrando Hasselhoff.

All’inizio della quarta stagione, però, gli ascolti vanne male. Non è servito rinnovare il cruscotto di K.I.T.T. nella stagione precedente, così si tira fuori un’evoluzione tamarra dell’intero superveicolo. Nasce il Super Pursuit Mode, che cambiava aspetto a K.I.T.T. e la spingeva fino a 300 miglia orarie (480 km/h), giusto per fare le gare clandestine sulla statale con Street Hawk. Ma neanche la Super Velocità permette a K.I.T.T. di continuare a impartire lezioni di vita al prossimo.

Supercar chiude nell’aprile dell’86, ma il brand viene tirato fuori dal garage pochi anni dopo. Nel ’91 esce infatti Supercar 2000 – Indagine ad alta velocità (Knight Rider 2000), film per la TV che doveva fungere da pilota per una serie poi mai prodotta. L’auto protagonista era Knight 4000, una Dodge Stealth modificata munita anche di modalità anfibia.

Nel ’94 è la volta di un altro TV movie, Knight Rider 2010, che non ha praticamente nulla a che fare con la serie originale. Tra il ’97 e il ’98 va in onda Team Knight Rider, flop durato una sola stagione con un’intera serie di veicoli della giustizia – una Mustang, due SUV e due moto brutte – alle prese con una Ferrari nera malvagia. Non va meglio il seguito del 2008 Knight Rider, incentrato sul figlio di Michael Knight. Si parla da un paio d’anni di un reboot dell’originale, con John Cena. Parola di David Hasselhoff, che dopo aver fatto il bagnino in una serie che nessuno guardava per lui e aver avuto casini di ogni genere, è diventato icona di Internet e feticcio vivente degli anni 80, tanto da interpretare se stesso in Guardiani della Galassia 2 e da apparire in decine di progetti nostalgici pieni di scritte viola fluo. Dove c’è nostalgia posticcia per gli 80, c’è Hasselhoff.

Il problema, più che altro, è K.I.T.T.: con tutto l’affetto, era un’auto rompiscatole già trentasette anni fa. Figurati oggi, al tempo della tecnologia invasiva che ti subissa di notifiche e ti riprende se mangi troppo, non fai moto, non apri questa o quella app ogni trenta secondi. Sai lo stress?

Fai prima a fartela a piedi, Michael Knight, ascolta un cretino.

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