I Migliori Film del 2018 secondo ScreenWEEK – La classifica di Marco Lucio

I Migliori Film del 2018 secondo ScreenWEEK – La classifica di Marco Lucio

Di Marco Lucio Papaleo

Un altro anno di cinema se ne va e, non senza un pizzico d’ansia da parte mia, mi viene richiesto di stilare una classifica dei miei preferiti del 2018.
Trovo sempre difficile, se non impossibile, stilare una classifica dei migliori film dell’anno che va a concludersi: vuoi perché ogni giudizio è opinabile, vuoi perché non riesco mai a completare in tempo i “doverosi” recuperi… quest’anno, poi, ad essere sinceri, causa lontananza da sale cinematografiche degne di questo nome, ho avuto meno occasioni del solito per godermi lo spettacolo del grande schermo, e conto più che altro nei recuperi in home video. Forte presenza di cinema “commerciale”, dunque, ma non me ne vergogno neanche un po’, comunque!
Quella che segue, dunque, è una “classifica” tutt’altro che oggettiva e imparziale, quanto piuttosto mediata dalla sensibilità personale e dalle possibilità di visione. Ecco, dunque, i dieci lungometraggi che, per un motivo o per l’altro, mi hanno più fatto battere il cuore nel corso dell’ultimo anno.

Pacific Rim – La rivolta
Il primo Pacific Rim è uno dei miei blockbuster preferiti di sempre, e temevo parecchio per le sorti di questo sequel. Sequel che, tuttavia, pur non potendo competere sullo stesso piano concettuale e artistico del film di del Toro, ricambia la preferenza dello spettatore appassionato con una storia divertente e ricca di colpi di scena inaspettati, frutto di una gestione dei personaggi intelligente.

Venom
Anche qui curiosità altissima: Venom è un gran bel personaggio e ci tenevo che venisse sfruttato a dovere. Al di là di qualche ingenuità strutturale, la riscrittura del mito del sembionte funziona tra spettacolarità e un certo umorismo centrato e mai eccessivo: speriamo di vederlo interagire con Spider-Man, prima o poi!

Black Panther
Uno film più solidi e “vecchio stile” del MCU, con una sferzata di derive su altri generi sempre action ma meno supereroistici: mi ha incollato alla poltrona, al grido di “Wakanda per sempre”!

The Nun
Non sono un grande fan degli horror: tra questi, però, negli ultimi anni la saga di The Conjuring mi ha conquistato e non vedevo l’ora di vedere questo prequel, che in sala funzionava a dovere e che vinceva già dalle premesse: un monastero infestato in Romania nel secondo dopoguerra? Che vuoi di più?

Bumblebee
Il revival anni ’80 ci ha preso e ci ha anche steso, oseremmo dire: Bumblebee però non lo usa come mero pretesto narrativo “di moda” ma lo fa suo e riporta la saga dei Transformers (e i suoi spettatori più grandicelli) ai fasti della cosiddetta “Generation One” e del primo capitolo cinematografico, quello dall’impronta spielberghiana.

Spider-Man – Un nuovo universo
Che siate o meno fan dell’amichevole arrampicamuri di quartiere, non potete perdervi questo esperimento animato ben congegnato e di squisita (e innovativa) fattura tecnica: una riflessione sui multiversi, sul mito dell’Uomo Ragno e sull’utilizzo di soluzioni particolari nella moderna animazione al computer.

I, Tonya
Non sono un grande fan dei biopic, eppure quest’anno ho dovuto ricredermi, in primis con I, Tonya, film fortemente voluto dalla protagonista Margot Robbie… il cui impegno come interprete (ma soprattutto come produttrice) trasuda da ogni fotogramma. Un grande biopic sportivo su una campionessa “incompiuta” con un grande impegno nella ricostruzione scenica.

Bohemian Rhapsody
Stesso discorso, ma decisamente amplificato, vale per Bohemian Rapsody, pellicola che ha rinverdito la leggenda dei Queen e che vanta, chiaramente, una delle colonne sonore più belle della storia del cinema (oltre che una attenta riscrittura, cinematograficamente romanzata, della loro esistenza ma hey, è cinema, non un documentario). E attenzione! Bohemian Rapsody non emoziona solo in virtù della sua musica: con Freddie Mercury a disposizione, si penserà, è facile confezionare un film emozionante. Tutt’altro: si rischia di sprecare il ben di Dio che si ha disposizione, se non sei uno come Bryan Singer. Perché puoi avere il miglior cacao del mondo, ma se non sai mescolarlo a dovere la tua cioccolata calda rischia di attaccarsi alla pentola.

Animali fantastici – I crimini di Grindelwald
Con carta bianca e un alto budget a disposizione, J. K. Rowling ci ha mostrato il primo, vero, prequel alla saga di Harry Potter: la prima avventura di Newt Scamander era, a conti fatti, uno stand alone, mentre qui i collegamenti con la serie principale si fanno importanti… ed emozionanti! Una pellicola di transizione e per fan, certo, ma che spettacolo.

Ready Player One
Un altro regista si sarebbe accontentato di riproporre una versione condensata (o, magari, dispersiva e spezzata in più capitoli) di un romanzo di culto nella comunità geek mondiale; così come si sarebbe limitato a mettere in mostra una carrellata di citazioni, riferimenti e cammei per strizzare l’occhio ai fan. Steven Spielberg, invece, sa come trattare un romanzo complesso e stratificato come Ready Player One e soprattutto sa come sfruttare al meglio gli imput citazionistici, dando loro corpo, significato e scopo. Non stiamo parlando di un semplice tentativo di replicare gli stilemi degli anni ’80, come tanto di moda ultimamente: si tratta di una visione del futuro, mediata tramite la visione del passato stesso di chi, quegli anni, ha contribuito a plasmarli. Non parliamo di qualcuno che gioca a fare Spielberg, ma di Spielberg stesso, che alla non più tenera età di 71 anni comprende non solo da dove veniamo, ma anche dove stiamo andando, con molta più lucidità di tanti colleghi trenta-quarantenni.
Il film, visivamente splendido, è perlopiù ambientato in un ambiente virtuale ma, con un sapiente gioco di angolature, non sembra mai un videogioco: una scelta di campo netta e consapevole, dove trovano il giusto posto suggestioni visive e uditive che solleticheranno, in modo diverso, tutte le fasce di pubblico e sbalordiranno anche chi il romanzo lo conosce a menadito. Le differenze con la pagina scritta sono davvero numerose, ma tutte pensate con criterio, snellendo i passaggi più pesanti e l’aura di oppressiva paternalità di Cline e del suo mondo distopico, facendo spazio a soluzioni d’impatto, geniali scelte dissacranti e un’autorialità che in pochi possono permettersi.
Insomma, Steven Spielberg non si limita ad accettare le sfide: le vince con la “Partita Perfetta”.

Alla mia selezione mancano diversi titoli meritevoli (perlomeno d’attenzione). Sicuramente comincerò da qualcuno di quelli consigliati dai miei colleghi: date uno sguardo anche alle loro classifiche!
La classifica di Filippo
La classifica di Marlen
La classifica di Lorenzo

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