THE DOC(MANHATTAN) IS IN – RENEGADE, UN OSSO TROPPO TAMARRO

THE DOC(MANHATTAN) IS IN – RENEGADE, UN OSSO TROPPO TAMARRO

Di DocManhattan

Il telefilm Renegade era la sintesi perfetta di più mondi. Di più, un insieme di universi. Nella serie con Lorenzo Lamas c’era tutto: l’epica del tizio con i capelli lunghi e i pettorali scolpiti sotto il gilettino, come sulle copertine dei romanzi rosa con Fabio Lanzoni; i calci girati alla Van Damme che spediscono i cattivi a mangiare la polvere; l’esaltazione del motociclista tamarro legato a un’iconografia inconfondibile, da bancarella estiva sul lungomare che vende acchiappasogni e CD di musica al flauto di pan, soprattutto La Colegiala. E poi le imprese dell’A-Team, certo. Perché Reno Raines era l’A-Team, anche se faceva quasi tutto da solo e non avvitava bulloni.

Lo spiegone a inizio episodio raccontava, per bocca del protagonista, di questo poliziotto buono, per quanto con il look da pusher in una discoteca per fighetti anni ’90. Buono e bravo, Reno, fino a quando non accusa dei poliziotti corrotti, gli ammazzano la fidanzata e lo incastrano per omicidio. Probabilmente dopo avergli anche bruciato la collezione di fumetti e calpestato tutte le aiuole del giardino. Braccato dalla legge, se ne va nel deserto, Reno, a fare il rinnegato (appunto) e il cacciatore di taglie, sotto lo pseudonimo di Vince Black. Se avete un problema che nessuno può risolvere – e se riuscite a trovarli – forse eccetera eccetera. Ok, l’idea non era per niente originale, ma non intendeva esserlo. L’ideatore e creatore di Renegade, Stephen J. Cannell, aveva dato vita anni prima all’A-Team insieme al compagno di mille piani ben riusciti Frank Lupo. L’idea avrebbe funzionato, bastava renderla più anni ’90, più Van Damme, più Lanzone. Affinché piacesse a tutti, dai reduci di mille gite televisive al Kumité agli ultrà della Signora in Giallo. E chi era perfetto per la parte? Ma un tizio venuto dalle soap, che domande.

Quando parte la prima delle cinque stagioni di Renegade, nel ’92, Lorenzo Lamas da Santa Monica ha 34 anni, una passione per le Harley e una cintura nera di Taekwondo nel cassetto dei calzini. Ha la faccia del latin lover, due matrimoni già conclusi alle spalle e la notorietà acquisita grazie alla serie Falcon Crest. La cosa buffa è che Renegade lo spedirà dritto tra le braccia di una serie infinita di film action – sia pure tra un’apparizione a Beautiful e l’altra: in tre anni appare in 302 episodi come Hector Ramirez – ma la carriera di Lamas era partita con un piccolo ruolo in Grease, nel ’78. Dalla brillantina al grasso per moto, dai balli studenteschi ai roundhouse kick tiammazzobastardo, in mezzo a una pioggia di cuoricini delle spettatrici. Ci sta.

Ma Reno non è da solo nella sua vita da fuggiasco. Per alzare un attimo il livello della serie, soprattutto sul piano dell’eleganza, ad affiancarlo c’è uno dei personaggi peggio vestiti della storia della televisione mondiale, Robert “Bobby” Sixkiller, nativo americano interpretato da un vero nativo americano (Branscombe Richmond), di ritorno dallo spazio profondo (era stato un Klingon in Star Trek III: Alla ricerca di Spock). I ricordi dei suoi completi improbabili, delle sue giacche con le spalline da robottone giapponese e dei suoi orecchini con la penna ancora tormentano i sogni di un’intera generazione. Roba che al confronto Mr. T era Giorgio Armani.

Poi c’era la sorella di Bobby l’Elegante, Cheyenne Phillips. E qui Beautiful. Nel senso che la vita vera s’intreccia con la fiction, perché Cheyenne è innamorata persa di Reno sullo schermo ed è sua moglie nella vita reale: Kathleen Kinmont è la terza moglie di Lamas, ma lo resta per poco. I due divorziano qualche mese dopo l’inizio della serie, nel ’93, e lei, per esigenze di copione, deve continuare a fingersi invaghitissima del capellone rinnegato e gelosa delle donne che gli ronzano attorno. Ma magari lì non fingeva, vallo a sapere. Finché nella quinta serie Cheyenne si fa da parte e arriva Sandy, interpretata da Sandra Ferguson. E qui Beautiful. Però nel senso del telefilm: Sandra Ferguson è stata infatti la supplente di Brooke nel ’97, quando Katherine Kelly Lang era in attesa. Chi manca? Ah, certo. Il cattivo. Che, incidentalmente, era anche il capo della baracca.

Il tenente corrotto Donald “Dutch” Dixon, nemesi di Reno, artefice di tutti i suoi guai e talmente bastardo che alla fine uccide perfino la propria moglie, altri non era che lo stesso Stephen J. Cannell. “Faccio io il cattivo”. “Ma capo, non hai molta esperienza come attor…”. “Rinoceronte!”. E tutti d’accordo, è un bel direttore. Cannell è morto nel 2010, all’età di 69 anni, tre mesi dopo l’uscita del film ispirato al suo A-Team : a lui si deve una fetta grossa così delle serie TV che hanno occupato militarmente i nostri pomeriggi per due decenni.

La storia di Renegade si chiude proprio con Dixon, ora in fuga e braccato a sua volta, e non è ben chiaro cos’abbia intenzione di fare Reno. O dove sia finito, subito dopo. Ma ci piace immaginarcelo così: in sella a una Harley, con i capelli al vento, libero e felice, lui e il suo look da rocker anni ’80/primi ’90. Un Joey Tempest muscoloso. Un Nikki senza l’ultimo bicchiere. Davanti a sé solo il deserto e il domani, una sosta ogni tanto, giusto per colpire con un calcio rotante dello stivale qualche serpente a sonagli. E per fischiettare La Colegiala alla prima bancarella, ovvio.

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