THE DOC(MANHATTAN) IS IN – Willy, il principe di Bel-Air

THE DOC(MANHATTAN) IS IN – Willy, il principe di Bel-Air

Di DocManhattan

Prima che diventasse un uomo in nero in grado di sparaflashare la gente per cancellarle la memoria. Prima del giorno dell’indipendenza in cui l’umanità, guidata da un presidente eroico e pullman, avrebbe sconfitto gli alieni con il virus informatico della pallina. Prima di Alì, di Muccino, delle nomination all’Oscar e di tutto il resto, Willard Carroll Smith, Jr., per tutti Will Smith, faceva l’hip hop old school e si faceva chiamare The Fresh Prince. Veniva da Filadelfia, aveva fatto i soldoni con un altro DJ, nel duo DJ Jazzy Jeff & the Fresh Prince, e se li stava godendo nella Los Angeles dei ricchi. Così, un giorno, un produttore gli fa: “Oh, vuoi apparire in una sitcom su un tipo di Filadelfia che va a vivere a Bel Air in mezzo a quelli pieni di grana? Un tipo che essenzialmente sei tu?”. Will, il The Fresh Prince del microfono, diventa il The Fresh Prince of Bel-Air del piccolo schermo. Il Principe di Bel-Air era pronto a far danni in TV.

Imperversa negli anni 90 televisivi, Willy, ragazzo del ghetto di Philly piombato a casa degli zii danarosi. E la serie piace perché pur avendone tutti i tratti, non è la solita sit-com: è in corso un’evoluzione della specie e queste nuove produzioni anni 90 hanno fagocitato e digerito quanto venuto prima, esibendolo come un trofeo. E la metafora la fermi qui, perché sta diventando turpe. Tra una comparsata e l’altra, appaiono Gary Coleman e altri attori de Il mio amico Arnold. Si citano in continuazione I Robinson, compare più volte Sherman Hemsley de I Jefferson. Willy, Il Principe di Bel-Air non è una sit-com su una famiglia di colore come quelle precedenti, è la loro figlia o nipote: moderna, hip-hop e cosciente di sé. Willy buca più volte la quarta parete non solo perché ormai si porta in TV, ma perché è uno spettatore anche lui degli eventi. Oh, d’altronde è la versione superfictionalizzata della storia vera di uno che viene da Filadelfia e che cantava Girls Ain’t Nothing But Trouble con delle camicione improbabili addosso.

E sì, nel caso ve lo stiate chiedendo, Donald Trump appariva anche qui, non solo ne La Tata.

Sono passati 28 anni dalla prima messa in onda di Willy, il Principe di Bel-Air, venticinque dal suo approdo in Italia. I suoi giovani protagonisti, evidentemente, non sono più così tanto giovani. E non hanno avuto carriere fortunate come Smith: la dura legge della TV, altrimenti nota come Principio di Fonzarelli. Karyn Parsons era Hilary, la figlia maggiore dei Banks, la cugina più grande. Ha smesso di recitare a inizio anni 2000, ma è tornata da poco sul set. Nella serie si fidanzava con Ice-Tray, vecchio amico di Willy a Filadelfia, interpretato da Don Cheadle.

Esatto, tra le altre cose il War Machine degli Avengers.

E il cugino Carlton, fan dei puffi e di Tom Jones? Alfonso Ribeiro ha 47 primavere ed è sempre stato davvero un ottimo ballerino, tanto che nella sua brava dose di reality da ex celebrity, nel 2014 ha infilato anche Dancing with the Stars, il Ballando con le stelle USA. Vincendo quell’edizione. Il piccolo Nicky, arrivato dopo qualche stagione, era Ross Bagley, cui è toccato il triste destino di molti attori bambino: dimenticati ai primi cenni di pubertà, in un loop di accuse ai genitori e storie tristi da giornali da supermercato. E Ashley? Tatyana Ali fa la cantante, è apparsa in vari film e serie, ha fatto causa alla Warner per averle copiato l’idea per uno show. Ah, e ha sposato un professore di Stanford conosciuto su un sito di appuntamenti online. Giuro.

Ma mi piace ricordare anche la voce italiana di Willy, Edoardo Nevola. Che doppiava il protagonista e cantava la sigla del programma. Nevola, del resto, oltre che doppiatore, è musicista e compositore, e negli anni 70 ha inciso dei dischi, prodotti da Renato Zero, con lo pseudonimo Yo Yokaris. Riuscite a immaginare la serie che ha reso famoso anche da noi questo tipo simpatico di Filadelfia col berretto storto, senza Nevola che canta “Seduto su due piedi qui con te, ti parlerò di Willy superfico di Bel Air”? No che non ci riuscite, vero? Perché è impossibile.

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