È morto in un ospedale di Manhattan, per insufficienza cardiaca, lo scrittore Philip Roth. Aveva 85 anni e stando a quanto confermato dal suo agente, Andrew Wylie, era “circondato dagli amici di una vita, che lo hanno profondamente amato“.
Nato nel 1933, discendente di una famiglia di ebrei emigrata dall’Europa nel 19° secolo, Philip Roth si era laureato alla Bucknell University e aveva conseguito un master in letteratura inglese all’Università di Chicago. Dopo la pubblicazione di alcuni racconti, che avevano messo in mostra il suo indiscutibile talento, aveva esordito nel mondo della letteratura nel 1959, con Addio Columbus, seguito dieci anni dopo da Il lamento di Portnoy.
Autore di oltre 30 libri, durante la sua carriera Philip Roth si era dimostrato uno dei più acuti, sinceri, talvolta feroci, osservatori della società americana del secondo Novecento. Un percorso letterario che aveva raggiunto il suo apice nel 1997 con Pastorale Americana, il primo capitolo di un’ideale trilogia che comprende Ho sposato un comunista e La macchia umana. Forse il suo romanzo più famoso, vincitore del Premio Pulitzer per la narrativa nel 1998 e recentemente trasformato in un lungometraggio diretto e interpretato da Ewan McGregor.
Nel 2009 aveva annunciato il suo ritiro dall’attività di romanziere.
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Fonte: New Yorker