THE DOC(MANHATTAN) IS IN – Everything Sucks!, il titolo onesto

THE DOC(MANHATTAN) IS IN – Everything Sucks!, il titolo onesto

Di DocManhattan

“I don’t want to wait”, cantava Paula Cole nella sigla di Dawson’s Creek, su romantiche carrellate di, boh, paludi e acquitrini. Anche se l’85% buono dei giovani spettatori delle avventure di Dawson, della sua testa gigante e dei suoi amici, qui in Italia capiva Auanasganaway. Era il 1998. Nel frattempo, i ricchi portatori sani di basette squadrate raccontavano già da molti anni le loro storie di sesso, droga e scarsissimo rock’n’roll a Beverly Hills, codice di avviamento postale 90210. E i Ragazzi del Muretto avevano fatto lo stesso, però con dei trentenni ancora più improbabili a fare i liceali. E non ci vogliamo buttare dentro pure Bayside School? E quelle serie insopportabili francesi che mandavano su Italia 1? Come li giri giri, gli anni Novanta sono pieni di comedy-drama con ragazzi in preda alle crisi ormonali e con una vita interessantissima, da dare in pasto alle retine di fintocoetanei in preda alle crisi ormonali ma con vite molte più ordinarie. Che compensavano comunque il gap in brufoli. E allora, nel clima di eterna e incessante nostalgia del come eravamo, alimentata h24 dal circo di Internet, nel falso storico perpetuo dei finti anni 80 alla Stranger Things, ecco Everything Sucks!, un’altra serie Netflix che strizza così forte l’occhio al passato da farsi venire un cerchio alla testa. Una serie sulla vita in un liceo come quelle degli anni 90, e perciò ambientata nel 1996. Seems legit.

Dieci episodi, fortunatamente brevi (sulla ventina di minuti l’uno) a zonzo nella vita degli studenti della High School di un paesino dell’Oregon talmente toda joia toda beleza che si chiama Boring. Il paese, il liceo, si chiama tutto Boring, lì, e non stai neanche troppo a chiederti il perché, guardandolo. Luke O’Neil è una matricola del primo anno e nel club dell’Audovisivo si invaghisce della figlia del preside con cognome da alpinista, Kate Messner. Solo che Kate è attratta dalle donne, in particolare dalla stronza della scuola, Emaline, membro del club di teatro, fan del Lolita di Kubrick e accoppiata con un tizio dai modi molto, troppo teatrali, appunto: Oliver. Luke e i suoi amici sfigati si trovano a dover coesistere con il club di teatro in riparazione di un danno fatto, e nasce – tra un pene disegnato a pennarello sulla guancia e alcune suggestive minacce di morte – l’idea di fare un film tutti insieme. Anche se quelli del club di teatro hanno l’aria di quasi trentenni finiti lì per caso. Insomma: lui ama lei, lei ama lei, lei ama quell’altro.

Il problema principale di Everything Sucks! è sempre lo stesso. Non capisci mai di preciso a chi si rivolga una produzione del genere, quale sia il suo target naturale. Perché una serie sui ragazzi a scuola dovrebbe interessare a chi trascorre le proprie mattinate sui banchi di scuola. Era quello il senso di tutte quelle serie USA di vent’anni fa piene di postadolescenti pettinatissimi interpretati da ultraventenni. Ma questo cozza con il discorso della nostalgia, al solito buttata in faccia a secchiate, a uso e consumo di chi ragazzino lo era ai tempi, un paio di decenni pieni orsono, e ora ha almeno il doppio degli anni. Comincia in modo molesto, Everything Sucks!, con i braccialetti rigidi da sbattere sul polso e tanto altro materiale da pagina Facebook sugli anni 90 che sembra una parodia dei Simpson. Siamo negli anni 90! Davvero! Ti urla ogni singola inquadratura.

Dice: ok, ma non avviene la stessa, identica cosa con gli anni 80 di Stranger Things? Non c’è pure lì la stessa dose di paraculaggine furbetta? Certo. Ma nelle vicende di Hawkins c’è una storia interessante da seguire. Un contenuto frutto di un frullatone quanto vuoi, ma a suo modo originale e decisamente intrigante, per quanto il contenitore sia al 100% riciclato. Stranger Things non è, in altre parole, un clone postumo di trecento episodi già visti una vita fa. All’adulto trenta-quarantenne, cioè l’adolescente degli anni Novanta cresciuto, può interessare la storia di ordinarie sfighe, amori, vittorie e amicizie di sedicenni del finto ’96? E ai veri adolescenti di oggi, interessa un tuffo archeologico nella vita pre-Internet di fine secolo? Se avete figli/cugini/nipoti di quella età provate a chiederglielo, io ero troppo preso a venire a patti con gli altri crucci di cui la visione della serie mi ha popolato il cranio.

La definizione di comedy-drama calza alla perfezione per Everything Sucks!, perché il tono rimbalza continuamente in modo spiazzante tra le gag sceme e il drammone, le lacrime in famiglia e le figurine di palta da collezione. E fin qui: fa un po’ l’effetto di un film di Bollywood, manca solo che la gente si metta a ballare in mezzo alla strada, ma se pur mischiati un po’ come viene, sono quelli gli ingredienti tipici del teen drama anni 90. Il punto è che anche i personaggi sono quelli, calcati negli stereotipi con la grazia di un sollevatore di pesi ungherese violento. L’amico genio logorroico, quello bislacco che si veste malissimo, la ragazzina complessata, la reginetta della scuola che in realtà soffre perché pure lei ha un cuore anche se è bionda, il bello e dannato (e sveglio come un ghiro a gennaio)… Mancano solo i genitori impacciati e soli che s’innamorano… ah no, frena: ovviamente ci sono anche quelli.

La serie scorre veloce, ché come detto dura fortunatamente poco per gli standard rubavita degli show attuali, ma non si lascia molto alle spalle. Vogliamo salvare il personaggio di Kate, perché la storia del coming out in un serial sul coming of age compensa una certa percentuale di macchiette? Facciamolo. Per il resto, dipende da quanto riuscite a sopportare il nonsense della finta nostalgia senza molto senso, i personaggi con lo spessore di un foglio, le strizzate d’occhio. “Fa tutto schifo”? Non proprio, quasi. Ma dai, almeno il titolo è intellettualmente onesto. Di questi tempi…

 

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