Runaways – La recensione della prima stagione della serie Marvel “teen”

Runaways – La recensione della prima stagione della serie Marvel “teen”

Di Andrea Suatoni

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Chi lesse a suo tempo il fumetto originale di Brian K. Vaughan e Adrian Alphona da cui la prima serie Marvel distribuita da Hulu prende le mosse, sa bene che Runaways è solo in apparenza una storia di adolescenti per adolescenti: una scrittura perfetta e ricca di sottotesti passibili di una doppia lettura ne hanno fatto un piccolo cult (sbocciato più tardi di quanto avrebbero preferito gli addetti ai bilanci) anche fra i lettori più “attempati” che la Marvel voleva addirittura trasporre, inizialmente, in un lungometraggio per la Fase 3 del Marvel Cinematic Universe.
In fase di pianificazione infine si optò per la soluzione televisiva, arrivando a costruire una serie tv destinata agli adolescenti – il primo esperimento teen di Marvel Television – che poco ha ereditato della profondità dei comics originale, deludendo però forse solo le aspettative di chi ha amato la versione cartacea del gruppo.

MARVEL’S RUNAWAYS

Alex, Nico, Chase, Karolina, Gertrude e Molly sono sei ragazzi i cui genitori sono da anni membri di un misterioso gruppo, Orgoglio, dedito – solo in apparenza – alla beneficienza; l’incipit della storia ci racconta di come i nostri protagonisti scoprano improvvisamente che Orgoglio potrebbe essere una setta malvagia, coinvolta addirittura forse anche in sacrifici umani.
La dicotomia generazionale fra bene e male viene molto sfumata nella serie, che maliziosamente aveva accennato le stesse premesse del fumetto ma che poi cambia in corsa le carte in tavola: i genitori dei ragazzi non sono malvagi come appaiono nei fumetti (o nei trailer…), anche se il tema pricnipale della lotta ai cattivi mamma e papà rimane uno dei fili conduttori della storia; tutti i personaggi vengono in egual modo approfonditi, paradossalmente andando oltre quel che la serie prometteva, ma che non osava far trapelare prima della visione. Dopo i primi episodi infatti il solco fra comics e tv si fa sentire sempre più marcatamente, sia nel bene che nel male; rimane singolare quindi la scelta del canale di cercare tramite i trailer e gli spot di attirare il più possibile spettatori consapevoli di una previa lettura del fumetto, quando il prodotto finale riporta una storia differente, molto più fruibile e gradevole agli occhi di chi invece il fumetto non lo conosce affatto.

TARGET E SUPERPOTERI

Marvel’s Runaways di Hulu come già detto è destinata agli adolescenti: si impegna direttamente nell’empatia con lo spettatore (che può scegliere fra ben 6 diversi falsi stereotipi), facendo appello alla ribellione giovanile, al bisogno di evasione e soprattutto all’eterno conflitto adolescenziale con i genitori che, seppure qui assume le dimensioni di una ovvia iperbole, riesce ad essere trattato delicatamente ed efficacemente come nel migliore dei family drama. Non si pensi quindi che le trame o le caratterizzazioni di Runaways siano semplicistiche o scontate: il “problema” del target si riferisce più alla riconoscibilità del prodotto e dei protagonisti fra il pubblico di riferimento che a livello di scrittura, delineando quindi 6 protagonisti caratterizzati al meglio – anche se non sempre simpatici, ma anche questo è un pregio – e dei comprimari adulti altrettanto approfonditi. Il sottotesto “supereroico” è ridotto al minimo, e la sua funzionalità all’interno della storia va ad incidere in realtà in definitiva solo sui rapporti fra i personaggi.

I superpoteri infatti giocano un ruolo minore nella trama, e vengono spesso risolti in una totale riconversione alla tecnologia, con risultati il più delle volte poco credibili. Molto deve ancora essere spiegato (la seconda stagione è stata già confermata), ma al termine della prima stagione rimane il sentore che la “fanta-tecnologia” utilizzata in alternativa alla magia, alla religione ed ai viaggi temporali sia uno dei maggiori punti deboli dello show. Come già detto però, Runaways insiste molto più sui personaggi e sui loro rapporti interni che sulla propria matrice supereroistica, regalando delle interazioni e delle caratterizzazioni che riescono a bilanciare una trama orizzontale povera e sbrigativa, la cui maggior pecca è quella di rimandare ogni spiegazione od approfondimento alla stagione successiva.

DALLA CARTA AL GRANDE PICCOLO SCHERMO

Come già detto, il progetto Runaways era inteso inizialmente in senso cinematografico: in tal senso quindi prima o poi avremmo visto verosimilmente i giovani eroi di Los Angeles interagire con gli Avengers, i Guardiani della Galassia o, come svelato da alcune scene del trailer di Doctor Strange, con il Mago Supremo del Marvel Cinematic Universe. In Doctor Strange in effetti, compariva inizialmente Nina Minoru, madre di Nico nella serie (interpretata da un’attrice diversa da quella vista su Hulu); lo stesso personaggio compare nei fumetti collegati al film e che sarebbero dovuti – in teoria – risultare canonici nel MCU. Nina sarebbe dovuta in effetti come nella versione fumettistica originale essere una praticamente di magia, ma la magia è stata completamente cassata nella versione originale, così come i viaggi nel tempo (uno dei simboli dello show è il dinosauro di Gertrude, che qui diventa un esperimento genetico alla Jurassic Park), la presenza di demoni, vampiri e divintà, la condizione mutante (che non può – o forse poteva, dopo l’ultimo acquisto Disney – contrattualmente essere usata fuori da 20th Century Fox) o ancora la presenza di alieni, anche se su quest’ultimo punto vige ancora un ragionevole dubbio.
I cambiamenti effettuati come abbiamo già evidenziato non sono pochi, e non sempre gestiti al meglio; sicuramente la trasposizione televisiva di Runaways perde moltissimo di ciò che ha reso il fumetto un must have, ma il gruppo di giovani supereroi riesce comunque a conquistare, nei 10 episodi di una serie con poche pretese e che pur sfociando spesso in dinamiche da teen dramedy mantiene un buon livello. Il finale avrebbe meritato un approfondimento maggiore (o meglio: la stagione avrebbe meritato almeno un accenno di finale, una chiusura o una rivelazione di un qualsiasi tipo), ma confidando nel lungo periodo Runaways viene promossa. Anche se non a pieni voti.

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