Robert Kirkman: l’autore di Walking Dead si racconta a Lucca Comics and Games #LuccaCGSW

Robert Kirkman: l’autore di Walking Dead si racconta a Lucca Comics and Games #LuccaCGSW

Di Marco Lucio Papaleo

Uno dei grandi ospiti di questa edizione 2017 di Lucca Comics and Games è Robert Kirkman, prolifico autore americano salito alla ribalta grazie all’enorme successo di The Walking Dead. Presente alla manifestazione toscana a cavallo tra l’uscita dell’ottava stagione del serial e i nuovi albi del fumetto presentati nel nostro Paese da Salda Press, oltre che in vista dell’uscita della sua nuova opera Oblivion Song, Kirkman ci ha regalato un’interessante intervista in cui ci ha parlato molto del suo lavoro ma anche del rapporto tra fumetto, cinema e televisione.

Come si sta trovando qui in Italia? Le piacerebbe ambientare una sua opera qui? Come lo vedrebbe uno spin-off di The Walking Dead ambientato da queste parti?

È la prima volta che vengo in Italia e mi sta piacendo molto. Però devo dire che ambientare uno spin off di The Walking Dead qui sarebbe una pessima idea. Ci sono le mura che cingono la città, stradine strette, barre alle finestre… troppo facile da proteggere! Sarebbe meglio ambientarlo a Venezia!

I momenti shockanti sono ricorrenti e fondamentali in The Walking Dead. Come li crea e quando? È un espediente ricorrente o semplicemente arrivano quando ne sente la necessità?

Questi momenti sono essenziali perché devi raccontare una storia che va avanti per diversi anni. Per tenere sempre i lettori interessati è necessario sempre aumentare la posta in gioco e scuoterli di tanto in tanto. Per farlo, devi rendere i personaggi più realistici e interessanti possibile. E l’obiettivo è rendere il pubblico affezionato a questi personaggi, così che sia straziante vederli andar via.

In molti affermano che il cinema sia una forma d’arte superiore rispetto ai fumetti e alle serie tv. Cosa ne pensa?

Sono in totale disaccordo! (ride) Nessuna forma d’arte sia superiore ad altri. Tutti i media hanno il loro appeal, con punti di forza e debolezza. Io amo di più i fumetti perché mi ci sento più a mio agio ma mi piace lavorare con ogni forma di media. E amo molto il teatro!

Persone che diventano zombie, pacifici insegnanti che diventano assassini o tiranni. Che rapporto ha Kirkman col cambiamento?

Il cambiamento è essenziale. È molto importante per far sì che i personaggi siano interessanti e mantenerli al centro della storia. Questi cambiamenti, con una massaia che diventa una guerriera sia qualcosa di profondamente interessante e divertente da raccontare e, spero, anche da leggere. I cambiamenti servono, altrimenti diventa noioso!

Outcast e The Walking Dead sono storie diverse, ci parli un po’ della differenza tra le due?

Outacast è una serie molto più realistica e verosimile, e le approccio differentemente: Outcast è una flemma diversa, più lenta, basata sulle atmosfere e sui patimenti interni dei personaggi rispetto a TWD.

L’horror è sempre stato un genere di nicchia, ma TWD lo ha in parte sdoganato presso il grande pubblico.

In effetti sì, l’horror è sempre stato messo da parte, ma credo che i temi trattati nell’horror sono universali e interessanti per tutti, vedasi L’Esorcista o i lavori di Stephen King.

Quando in un telefilm la storia inizia a divergere rispetto al materiale di partenza, come vivi questa cosa? Come ci lavori su?

Sicuramente voglio che il fumetto originale sia rispettato nella sua essenza, ma riportarlo paro paro mi annoierebbe parecchio.
Il fumetto lo realizziamo con un team davvero piccolo, mentre il serial oltre a me vanta altri 5 o 6 sceneggiatori a seconda della stagione. Tutte persone di grande talento ma chiaramente ognuna ha il suo approccio e la sua visione, quindi la storia, com’è naturale, cambia. E io amo questi cambiamenti, e rendono la serie più fascinosa. Vedi quello che è successo con Derryl Dyxon.

Raccontaci del tuo lavoro più recente, Oblivion Song. In cosa è differente dai precedenti?

Penso di aver inventato un nuovo genere, che potremmo chiamare “Adiacenza all’Apocalisse” (ride). A Philadelphia 300Mila persone finiscono teletrasportate nella dimensione parallela di Oblivion, in un luogo ameno pieno di mostri e creature assassine e aliene, in un contesto apocalittico. Mentre sulla Terra, dove c’era Philadelphia viene riportato alla normalità. Nathan Cole, uno scienziato che ha inventato un sistema per andare avanti e indietro nelle dimensioni, forma un team che cerca di salvare le persone dall’altra parte. Ma il Governo, nel corso dei dieci anni, comincia a elargire sempre meno fondi. All’inizio del primo volume, Nathan continua nella sua missione nonostante sia a corto di fondi e risorse. Ha una causa da portare avanti, anche se il resto dell’umanità sembra non curarsene. E poi ci sono un sacco di mostri da paura! (ride)

C’è un limite a riguardo alla violenza che si può mostrare in tv o su un fumetto?

Il limite è il buon gusto, e a volte questo limite lo oltrepassiamo. La violenza è un aspetto importante delle mie storie, se è funzionale alla narrazione, non dev’essere semplicemente gratuita. Quel che fa Negan all’inizio della settima stagione serve a dare una scossa emotiva molto forte. Perdiamo due personaggi molto amati e presentiamo qualcuno di altrettanto importante. Non avremmo avuto lo stesso effetto se avessimo “protetto” il pubblico da questo evento. Volevamo che foste orripilati nell’introduzione di Negan, e non saremmo stati in grado di farlo senza usare la violenza.

Quale attore ha è stato più aderente alla versione disegnata del suo personaggio e quale l’ha stupita positivamente?

In un certo senso, mi hanno sorpreso tutti per come hanno interpretato i personaggi e come gli hanno dato sfumature. Jeffrey Dean Morgan è quello che più di tutti usa frasi prese di peso dal fumetto, e proprio per questo mi fa impressione come riesce a portarle su schermo. A volte mi sorprende perché le sfumature che aggiunge rendono la scena diversa da quella che aveva pensato, e questo è un indice del talento dell’interprete.

Ecco il video dell’incontro con Robert Kirkman al Teatro del Giglio:

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