Guillermo Del Toro e il cast presentano The Shape of Water a #Venezia74

Guillermo Del Toro e il cast presentano The Shape of Water a #Venezia74

Di Lorenzo Pedrazzi

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Alberto Barbera aveva presentato The Shape of Water come “il migliore film di Guillermo del Toro degli ultimi quindici anni”, e non aveva torto: il regista messicano confeziona una delicata fiaba romantica che rievoca alcuni classici della fantascienza (soprattutto nell’ambito dei monster movie), ma con una sensibilità contemporanea che induce a simpatizzare con il “mostro”, giocando sul parallelismo fra due creature emarginate e incapaci di parlare.

Ebbene, Guillermo del Toro ha presentato il film a Venezia dopo la proiezione stampa, in compagnia del compositore Alexandre Desplat e degli attori Sally Hawkins, Richard Jenkins e Octavia Spencer. Rispetto alle numerose problematiche socio-culturali citate dal film (che si svolge nell’America del 1962), il cineasta ha messo subito in chiaro che la scelta del fantasy non è certo casuale:

Il fantasy è molto politico, come genere. Ma la prima scelta politica è scegliere l’amore al posto della paura.

L’amore tra una donna e un anfibio umanoide è effettivamente al centro della trama, tant’è che qualcuno ha citato La Bella e la Bestia. Del Toro ha ricordato che esistono due versioni di quella fiaba, una puritana (“Dove non scop**o”) e una più perversa, ma lui era più interessato a ritrarre “una donna vera, che si masturba e fa colazione” (come si vede ripetutamente nel corso del film). Paradossalmente, però, lei e la creatura sono gli unici personaggi di cui il regista non ha scritto una biografia dettagliata, al contrario di ciò che ha fatto con gli altri. “Ho usato le emozioni di Sally Hawkins per ritrarre Elisa” ha detto il regista, e l’attrice inglese lo ha ringraziato per la sua generosità nel condividere con lei la creazione del personaggio. In effetti, Sally Hawkins ha fornito vari spunti, note e piccole scene per la protagonista, ed è stato “qualcosa di magico, cose strane che accadono al di fuori della tua immaginazione”. Del Toro era molto interessato al suo contributo, e “mi ha abbracciato forte senza lasciarmi andare”.

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Niente biografia anche per la creatura, che non ha nemmeno un nome. Il cineasta messicano ha spiegato perché:

La creatura non doveva avere un nome perché rappresenta molte cose diverse per ogni personaggio. È Teorema di Pasolini con un pesce. La creatura è un’entità divina, oscura e minacciosa per Strickland [l’antagonista del film, ndr], e luminosa per Elisa, perché si sente riconosciuta da lei.

Il “mostro” è infatti l’unico individuo che vede oltre la sua diversità, ed è per questo che Elisa sviluppa dei sentimenti per lui. La protagonista, però, non è sola: al suo fianco c’è Giles, il vicino di casa, e Richard Jenkins ha spiegato che il suo rapporto con l’attrice è stato idilliaco: “Abbiamo subito fatto amicizia”. Il bravissimo attore americano, autore di una performance strepitosa, ha attribuito gran parte dei meriti alla sceneggiatura:

Ogni cosa che ho fatto proviene dalla sceneggiatura di Guillermo. Quando leggo una sceneggiatura cerco i difetti del personaggio, quello che lo rende umano. È stata una gioia dall’inizio alla fine. In questo momento della mia vita, far parte di una cosa così fantastica è più di quanto potessi sperare. Ho adorato Octavia e Sally, vorrei che fosse mia figlia.

Quest’ultima frase suscita la tenera reazione di Sally Hawkins, che si commuove. In ogni caso, Octavia Spencer è altrettanto felice del suo personaggio, la collega e amica di Elisa:

Direi che Zelda è, in un certo senso, un insieme tra Dorothy Vaughan [il suo personaggio ne Il diritto di contare, ndr] e Minny [il suo personaggio in The Help, ndr]: una donna delle pulizie, brillante e intelligente. Ho interpretato donne di quel periodo, donne molto dirette, ma la cosa fantastica che ci offre Guillermo è che lei è la regina dell’ufficio, ha una migliore amica che non parla, ed è autonoma finché non interviene una figura autoritaria. Quando Guillermo ti dice che sta scrivendo una parte per te, diversa da qualunque personaggio che hai interpretato, scopri che ha qualcosa che gli altri non hanno. Credo che Zelda sia saggia, sa che Elisa avrebbe sempre mostrato una grande forza. Anche lei è forte, sono simmetrici.

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L’impianto visivo è ovviamente curatissimo, e Del Toro ha sottolineato che ogni dettaglio era stato già definito prima dell’inizio delle riprese:

È importante mettere le fondamenta visive prima che arrivino i collaboratori, poi si può discutere. Quasi tre anni prima di cominciare, ho preso tre artisti per decidere la palette cromatica.

Nel film, gli appartamenti di Elisa e Giles hanno mezza finestra ciascuno, per restituire l’idea che siano “due parti dello stesso cervello”. Ovviamente, però, c’è una diversa caratterizzazione cromatica:

L’appartamento di Elisa ha colori subacquei, quello di Giles ha una luce dorata, senza macchie di umido: questo ti dice qualcosa, anche se non lo noti. Non c’è mai il colore rosso, se non al cinema, nelle scarpe e nel cappotto: compare solo quando [Elisa e la creatura] s’innamorano. Si salvano l’uno con l’altra.

Per quanto riguarda le musiche, Desplat ha dichiarato che “abbiamo cercato di enfatizzare e dare emozione con la musica senza essere condiscendenti o spingere troppo. La musica usciva dal film come l’acqua che fluisce nella storia“. Nella colonna sonora ci sono alcuni riferimenti italiani, soprattutto Nino Rota, uno dei compositori cui Del Toro aveva pensato per decidere il tono delle musiche. “Si trattava di trovare la giusta dinamica dell’emozione senza mai andare al di là, restando trattenuti, ma commoventi il più possibile”. Quando cercavano gli strumenti giusti, i due artisti hanno pensato al principale strumento “umano”, il fischio, ed è lo stesso Desplat a fischiare nei brani musicali.

Circa l’ambientazione, invece, il regista messicano ha scelto il 1962 perché gli ha permesso di far riecheggiare alcune tematiche del nostro presente:

Quando l’America parla di tornare grande [“Make America great again” è stato lo slogan di Donald Trump durante la campagna presidenziale, ndr], è un sogno del 1962: all’epoca c’erano tante idee per il futuro, ma anche molto classismo e razzismo, gli stessi problemi di oggi. Quando hanno ucciso Kennedy è finita Camelot. Le promesse di unità riguardavano solo un certo gruppo di persone: è stato bello per alcuni, ma non per tanti altri. Sono messicano, quindi so cosa vuol dire essere guardato come “l’altro”. Ho cercato di prendere tutta l’alterità possibile e attribuirla alla creatura. Quindi è ambientato nel 1962, ma parla dei problemi di oggi, poiché anche oggi si sceglie la paura al posto dell’amore. Eppure, l’amore è tuttora la forza più grande dell’universo. I Beatles e Gesù possono avere torto singolarmente, ma non entrambi insieme!

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Del Toro ha inoltre dichiarato che The Shape of Water non ha alcun legame ufficiale con Hellboy, quindi non è un prequel/spin-off dedicato a Abe Sapien. Certo, anche “Abe Sapien è figlio del mostro della Laguna Nera, come ogni gorilla è figlio di King Kong”. Le assonanze sono indubbie, ma non ci sono connessioni reali fra i due personaggi. Il cineasta voleva raccontare una fiaba, poiché crede nel loro potere:

Come adulti, molti di noi hanno delle difese, ma quando racconto una storia visualmente e dico “c’era una volta”, ti faccio entrare in un universo: la favola è l’antidoto alla paura, e infatti sono state create in periodi difficili… pensate ad Hansel e Gretel. Amo particolarmente quella del pesce magico che concede tre desideri, quindi ne ho fatto una variazione, ma per me è anche una questione di immagine e di emozione piuttosto che di parole. Dico spesso come battuta che questo è il mio film francese.

Infine, Del Toro ha parlato del suo travagliato film in stop-motion tratto da Pinocchio, ambientato durante l’ascesa di Mussolini:

Da 10 anni cerco i finanziamenti per Pinocchio, abbiamo le marionette e i disegni, ma mi complico la vita da solo perché i film che voglio fare non sono mai facili, nessun altro li vuole fare. Con Pinocchio, quando lo abbiamo annunciato, abbiamo ricevuto molte telefonate dagli studios, ma quando abbiamo detto che sarebbe stato un Pinocchio antifascista si sono ritirati.

Ciononostante, Del Toro desidera ancora realizzare il progetto; rivolgendosi al giornalista che gli aveva chiesto di Pinocchio, il regista gli ha detto: “Se hai 35 milioni, farai felice un messicano!”.

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