Arriva oggi nelle sale italiane Sette minuti dopo la mezzanotte (A Monster Calls) il film diretto da J.A. Bayona basato sull’omonimo libro di Patrick Ness, autore anche della sceneggiatura.
Per l’occasione non vi proporrò delle pellicole fantasy che parlano del superamento della morte e del dolore come Babadook, oppure film come Labyrinth in cui gli elementi fantasy sono un mezzo per parlare della transizione da fanciulla a donna, e nemmeno di pellicole con temi ed un estetica simile come Il labirinto del fauno. Che comunque vi consiglio caldamente di visionare se non li conoscete.
Uno degli elementi che mi ha più stuzzicato ha a che fare con il testo filmico, per l’esattezza col ‘racconto di una storia all’interno di un’altra storia’. E qui ci troviamo di fronte a due serie di esempi:
-il racconto isolato, una storia dove le azioni del lettore/narratore/ascoltatore non hanno alcuna influenza sul testo
Partiamo dall’esempio più semplice, la storia dei tre fratelli in Harry Potter e i doni della morte parte I. In questo caso non abbiamo alcun coinvolgimento da parte del lettore/narratore, Hermione:
In La storia fantastica, la narrazione del nonno viene sovente disturbata dal nipote con delle interruzioni, ma alla fine non vengono apportati dei cambiamenti al testo nemmeno nel finale:
-il racconto partecipativo in questo caso la storia viene modificata dal lettore/narratore/ascoltatore con le sue azioni, con potenziale fusione dei due testi.
La storia Infinita è sicuramente l’esempio più famigliare, Bastiano leggendo il libro entra a far parte della storia. Verso la fine abbiamo una fusione dei due testi, con l’arrivo del giovane a Fantasia e con Bastiano in groppa a Falkor mentre mette in fuga i bulli dal suo mondo.
Una fusione dei due testi più ricca e articolata fin dalle prime battute della pellicola, la abbiamo invece con Inkheart, dove il narratore ha il potere di materializzare quello che legge.
E Sette minuti dopo la mezzanotte, dove si colloca? In questo caso il testo filmico è ancora più complesso perché vi troviamo sia il racconto isolato che quello partecipativo.
ATTENZIONE SPOILER
Indubbiamente la prima storia è un caso di racconto isolato, nonostante le numerose interruzioni di Connor. Ma dalla seconda storia in poi la situazione cambia.
Mentre ci troviamo alla fine del secondo racconto, Connor entra nel mondo della storia e partecipa alla distruzione della casa del pastore. All’improvviso la scena cambia e Connor non sta più distruggendo l’abitazione del pastore ma la stanza di casa sua, osservato dalla nonna esterrefatta.
Si tratta di un punto di svolta perché osserviamo il passaggio dal racconto isolato al racconto partecipato. Da questo momento in poi gli altri due racconti sono:
-ambientati nel nostro mondo
-Connor da ascoltatore è diventato il protagonista dei racconti
-la fine della storia non è più così marcata. Questo lo osserviamo in particolare con l’ultima storia dove Connor chiede all’albero ‘Come finisce la quarta storia?’
E con la fine della quarta storia incappiamo in due momenti molto interessanti:
-la madre di Connor vede l’albero nella sua stanza di ospedale
-il libro di disegno della madre di Connor contiene i personaggi delle storie raccontate dall’albero, anche lui presente nell’ultima pagina.
Possiamo considerare la madre un narratore nascosto, vera fonte delle storie narrate dall’albero? E chi è veramente l’albero?
Se paragoniamo l’immagine finale dell’albero con le foto appese al muro, possiamo notare che il nonno e sua madre sono raffigurati nella stessa posizione. Una coincidenza?
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