The OA – Gli autori parlano del controverso finale di stagione

The OA – Gli autori parlano del controverso finale di stagione

Di Lorenzo Pedrazzi

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Il finale della prima stagione di The OA ha spiazzato tutti: di fatto, l’epilogo lascia molte domande senza una risposta, e i suoi sviluppi enigmatici si aprono a numerose interpretazioni. Ancora non sappiamo se Netflix rinnoverà lo show per una seconda stagione, ma nel frattempo Brit Marling e Zal Batmanglij non mancano di rilasciare dichiarazioni più o meno chiarificatrici, gettando un po’ di luce sulle affascinanti ombre di quest’avventura sci-fi.

ATTENZIONE: contiene SPOILER!

Anzitutto, i famigerati “cinque movimenti” che dovrebbero aprire un portale verso un’altra dimensione: molti spettatori li hanno trovati buffi e ridicoli, ma i due autori se l’aspettavano, poiché ritengono normale che si reagisca in quel modo di fronte a qualcosa di così “alieno”. La stessa Brit Marling ha provato ilarità e imbarazzo quando li ha eseguiti per la prima volta:

All’inizio ti senti in imbarazzo, ti vergogni, ridi un po’ per facilitare le cose, ma dopo averli provati per due o tre mesi, è accaduto qualcosa di ultraterreno nei nostri stessi corpi e tra le persone che li stavano eseguendo. Credo che tutta la gamma di risposte [del pubblico] ai movimenti sia bellissima e giusta, e la capisco appieno perché io stessa ho sperimentato la medesima gamma di risposte mentre li imparavo.

Il coreografo dei “cinque movimenti” è Ryan Heffington, lo stesso che ha lavorato ad alcuni celebri video di Sia, come Chandelier, Elastic Heart, Big Girls Cry, Cheap Thrills e The Greatest. Parlando con Vulture, ha rivelato che il suo intento era di creare qualcosa di profondamente umano, ma ispirato da una forza astratta.

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Nel finale, la sparatoria nella scuola ha suscitato alcune polemiche (francamente sterili) presso alcuni critici, ma Brit Marling ha affermato giustamente che le avvisaglie di quel tragico epilogo sono rintracciabili lungo tutto l’arco della stagione:

Credo che [la tragedia delle sparatorie nelle scuole] sia qualcosa a cui pensiamo sempre moltissimo, al giorno d’oggi. È una specie di crisi che continua ad accadere, e sembrava sensato che questo gruppo di ragazzi si trovasse ad affrontare una cosa del genere. Onestamente è molto difficile parlarne. Credo sia una cosa che viene costruita [progressivamente] fino all’ultimo capitolo. [La serie] racconta questa storia pazzesca, e chiede ai ragazzi e al pubblico di compiere con lei [ovvero con Prairie] dei salti di fede sempre più grandi. Ma alla fine si avverte qualcosa al centro di tutto questo, riguardo alla fede o a ciò in cui crediamo, che entra in questi ragazzi e nella loro insegnante, connettendoli e dando loro qualcosa in un momento in cui non avrebbero avuto nient’altro.

Per quanto riguarda i misteri di questo epilogo, l’attrice/sceneggiatrice sostiene che l’interpretazione del pubblico sia più importante di quella degli autori:

Sentivamo che la cosa migliore, per il finale, fosse che la nostra interpretazione si rivelasse meno importante di quella del pubblico. Certo, come attrice che interpreta una parte, devo crederci mentre la recito, ma come sceneggiatori, abbiamo sempre conservato l’idea che le nostre interpretazioni non contassero quanto quelle del pubblico. Non c’è una risposta giusta o sbagliata, conta solo quello che sentite, proprio come nell’esperienza di essere vivi. Se decidete di avere fede in qualcosa, dovete averla anche di fronte a un incredibile dubbio. Nessuno può portarvi via il vostro dubbio.

Comunque, se lei e Batmanglij avranno l’opportunità di realizzare una seconda stagione, le risposte arriveranno:

La cosa che dirò è questa: se saremo così fortunati da avere una stagione due, ci saranno risposte a tutte le domande. È questa la cosa deliziosa della distanza fra le stagioni. La gente la guarda, si crogiola nel mistero e ne discute on-line. E poi, se sono così fortunati, i narratori hanno modo di rincontrare il pubblico quando la storia continua.

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The OA racconta la storia di Prairie Johnson (Brit Marling), una ragazza cieca che ritorna a casa dopo essere scomparsa per sette anni, periodo durante il quale ha ritrovato misteriosamente la vista. Restia a svelare la sua storia ai genitori adottivi e all’FBI, raduna attorno a sé un gruppo di cinque persone – quattro adolescenti e una loro insegnante – per mettere in atto un piano misterioso.

Nel cast anche Ian Alexander, Will Brill, Emory Cohen, Patrick Gibson, Brendan Meyer, Brandon Perea, Scott Wilson, Jason Isaacs, Riz Ahmed e Hiam Abbas. Tra i produttori esecutivi, oltre ai due creatori, figurano anche Dede Gardner e Jeremy Kleiner (12 anni schiavo) di Plan B, e Michael Sugar (True Detective, The Knick) di Anonymous Content.

Fonti: The Hollywood Reporter; The Daily Beast; Variety (via Slashfilm)

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