Articolo a cura di Adriano Ercolani – New York
L’immaginazione libera e potente di Tim Burton, quella che abbiamo imparato ad amare anni fa grazie a film come Beetlejuice o Edward mani di forbice, non si è ancora esaurita. Spesso rimane nascosta dietro le convenzioni estetiche del cinema fantasy a cui l’autore ultimamente troppo spesso si è aggrappato, ma fortunatamente ogni tanto rispunta fuori, entusiasmando che ne ama l’opera da quasi trent’anni. Il suo ultimo film, tratto dal best seller di Ransom Riggs, arriva puntuale a dimostrare che il Burton di un tempo non è ancora definitivamente tramontato, anche se si rivela soltanto a sprazzi. Nel caso di Miss Peregrine il cineasta è tornato a privilegiare il tono della favola dark, quello che a ben vedere contraddistingueva le sue opere migliori. Nel far ciò Burton ha cercato in maniera esplicita connessioni estetiche con il passato, soprattutto Edward mani di forbice (che rimane a nostro avviso il suo capolavoro): oltre a un paio d’inserti di scenografia che non sveleremo per non rovinare l’emozione del vederli di nuovo sul grande schermo, in particolare l’uso del “nonno” Terence Stamp come mentore del giovane protagonista possiede echi poetici del personaggio dell’inventore di Edward, sublimemente interpretato dal grande Vincent Price.
Una volta superati gli echi e un inizio molto promettente Miss Peregrine rivela però di non possedere la freschezza e, se vogliamo, la gioiosa ingenuità del Tim Burton migliore: nel suo sviluppo l’adattamento confezionato in maniera tanto impeccabile quanto didascalica, priva o quasi di spunti personali, problema che come detto contraddistingue il cinema dell’autore già da qualche opera a questa parte. C’è però almeno una scena – la prima di quelle ambientate sulla nave in fondo al mare – che sprigiona tutta l’energia immaginifica di cui Burton era una volta capace: bastano davvero questi pochi secondi per emozionarsi come succedeva un tempo.
Per il resto Miss Peregrine è un lungometraggio molto ben strutturato e montato nella prima parte, in cui funziona come spettacolo per famiglie visivamente ricco e non scontato. Peccato che nell’ultima mezz’ora Burton si dedichi troppo a sciogliere tutti i fili della trama privilegiando l’azione invece che il lato emotivo di storia e personaggi. Ecco allora che il lungometraggio perde di incisività, fino a farsi spettacolo convenzionale. Nel cast brillano senza dubbio una Eva Green qui all’apice delle sue qualità d’attrice, un Samuel L. Jackson istrione e divertito come non gli capitava da tempo, e il “grande vecchio” Terence Stamp, capace di lasciare il segno pur avendo pochissime scene a disposizione. Peccato invece aver scelto una grande interprete come Judi Dench per relegarla poi in un ruolo secondario e di spessore non eccelso. L’ultima considerazione va fatta sul giovane protagonista Asa Butterfield, il quale crescendo sembra aver perso la spontaneità che possedeva ai tempi di Hugo Cabret, ma non ha ancora acquisito la tecnica d’attore necessaria per riempire con efficacia il ruolo di Jake.
A conti fatti, pur rimanendo in molte sue parti un film a metà, Miss Peregrine si conferma il film più ricco di spunti dell’ultimo Tim Burton, soprattutto perché lascia intravedere l’estro creativo e la fantasia estetica che hanno reso il cineasta un gigante del cinema americano contemporaneo.
Miss Peregrine – La Casa dei Ragazzi Speciali farà il suo ingresso nelle sale italiane il 15 dicembre 2016. Nel cast troviamo Eva Green, Asa Butterfield, Ella Purnell, Chris O’Dowd, Allison Janney, Terence Stamp, Kim Dickens, Rupert Everett, Judi Dench e Samuel L. Jackson.
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Fonte: ScreenWeek