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La Lezione di Stefano Mordini più che spaventare alla fine annoia

Il thriller con Matilda De Angelis e Stefano Accorsi, presentato alla Festa del Cinema di Roma.

Pubblicato il 23 ottobre 2025 di Giulio Zoppello

Tanto fumo ma poco arrosto. La Lezione di Stefano Mordini, regista altre volte così illuminante, presentato alla Festa del Cinema di Roma, è un grossa delusione. Lo è per la caratura dei due interpreti, per il tema attuale e per nulla banale, per come ha utilizzato le pagine del romanzo originale di Marco Franzoso. Un thriller piscologico spento, privo di brio e poco convincente.

UN’AVVOCATESSA E UN CLIENTE ALQUANTO MISTERIOSO

La Lezione a Roma molti l’hanno visto dopo Un semplice incidente di Jafar Panahi, vincitore della Palma d’Oro all’ultimo Festival di Cannes. Fatto curioso perché i due film hanno degli elementi in comune come genere e iter diegetico. La vera differenza però, è nella diversa riuscita, caratura, qualità di scrittura e regia, che rendono i film del regista iraniano una vera perla, e invece il nostro, prodotto da Vision, purtroppo un passo falso. Questo dispetto di una bella estetica, un’energia comunque interessante all’inizio, di una Matilda De Angelis che ce la mette tutta. Ma sono elementi che non bastano a correggere la rotta rispetto a una sceneggiatura che prende il romanzo di Franzoso e fallisce nel ricollocarne tesi e sviluppo. Alla fine, più che donarci una reale analisi della paura di genere, si accontenta di dipingerla sulle pareti e sperare che tutto vada bene. E dire che la prima parte è comunque interessante, o contiene se non altro elementi di pregio, mentre ci troviamo nella ventosa e grigia Trieste (valorizzata ma forse non abbastanza) dove La Lezione ci introduce Elisabetta (Matilda De Angelis), una giovane avvocatessa che lavora in uno studio, assieme ad altri due colleghi, e si occupa dei casi più disparati.

Cupa, malinconica, non sta vivendo un momento molto felice, a causa delle conseguenze emotive dovute ai maltrattamenti subiti dal suo ex, Daniele (Marlon Joubert), possessivo e geloso. Lo ha fatto condannare, ma a che è di nuovo libero, teme che possa rifarsi vivo, si sente seguita. Ha da poco difeso con successo il Professore Walder (Stefano Accorsi) accusato ingiustamente di violenza sessuale, e ora le chiede insistentemente di continuare a seguirlo. Chiusa in una solitudine autoimposta opprimente, Elisabetta comincia a sentirsi assediata, un bersaglio per un nemico invisibile, che non ha faccia, ma le pare familiare. E se il pericolo arrivasse da dove meno se l’aspetta?

UNA BUONA PARTENZA, POI IL FILM SMETTE DI FUNZIONARE

La Lezione ha un’interessantissima fotografia di Gigi Martinucci, fin dall’inizio Mordini mostra di voler giocare con i raccordi di sguardi e movimento, utilizzando l’occhio esterno del pubblico per creare unasensazione di assedio e di tensione. Tuttavia, la sceneggiatura zoppica molto nei dialoghi e nelle svolte narrative, risulta forse troppo fedele all’originale letterario. Si comincia subito ad avere la sensazione di girare in tondo, di cercare nell’atmosfera la risorsa per coprire i difetti di un mancato sviluppo dei personaggi, ma soprattutto di una loro caratterizzazione alquanto prevedibile e scontata. Il più fuori parte in assoluto è Stefano accorsi, ed è un peccato perché proprio lui aveva permesso a Matilda De Angelis con
Veloce come il vento nel 2016 di emergere, si sperava che la chimica tra i due si ritrovasse anche qui; invece, La Lezione li vede totalmente distanti, privi di ogni vibrazione comune, di una capacità di farci credere a tutto ciò che vediamo.

Da un certo punto in poi il film diventa una sorta di scontro tra due menti malate, due esistenze spezzate di cui però ci arriva poco o nulla a livello empatico. Il film ci ricorda altri prodotti cinematografici simili finiti sul nostro piccolo e grande schermo ultimamente, con il tentativo di ridare linfa a quel thriller psicologico, che in passato aveva permesso all’Italia ci creare diversi esempi di perfezione cinematografica. Qui però alla fin fine, ci sono troppe domande senza risposta, ma soprattutto ci sono dei personaggi verso i quali non si prova la minima empatia e il minimo calore. Panahi si diceva, ebbene quello è un film che riesce in ogni singolo istante lì dove invece La Lezione si accontenta di essere un tentativo al massimo onorevole di omaggiare il genere. Peccato per Mordini, ma l’impressione generale è che ci fossero idee molto poco chiare in fase di produzione e anche di esecuzione, ed il risultato parla chiaro.

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