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Di Mobile Suit Gundam GQuuuuuuX (si pronuncia gi-kiù-ax) si è parlato molto, nei mesi scorsi, anche nei circolini anime generalmente disinteressati alla saga di Gundam. Il perché è presto detto: la serie è in parte sceneggiata da Hideaki Anno, che dopo aver concluso il discorso di Evangelion si sta dedicando a tutti i franchise legati alla sua natura di otaku vecchia scuola (Godzilla, Kamen Rider, Ultraman, Space Battleship Yamato, etc.). E vuoi per la presenza di Anno (la serie è co-prodotta da Sunrise e Khara), vuoi proprio per il modo in cui è impostata la sua storia, Gundam GQuuuuuuX è molto diversa dagli altri capitoli di Gundam. Talmente diversa e talmente piena di spunti tra loro differenti ed eterogenei, che dopo 9 episodi (su 12) è ancora difficile riuscire a inquadrare esattamente cosa voglia dire e come…
Noi protovecchietti, fan degli anime della primissima ora, amiamo raccontare quanto tutto fosse difficile, un tempo. Gundam non fa ovviamente eccezione. Seguo il complesso mondo del mobile suit bianco ormai da quattro decenni e mezzo, e per anni riuscire a vedere con tempi accettabili e in idiomi comprensibili quanto di nuovo usciva in Giappone nella saga era un’impresa. Oggi gli episodi del sedicesimo capitolo del franchise, Mobile Suit Gundam GQuuuuuuX, arrivano in streaming su Prime Video in contemporanea mondiale, e come tanto altro fanno parte di quella grande abbuffata audiovisiva, del tutto e subito, figlia di Internet. Ma quello è un altro discorso.
Il punto è che settimana dopo settimana, dal 9 aprile a oggi, ho cercato negli ultimi due mesi di trovare una connotazione precisa a questa serie TV. Cos’è Mobile Suit Gundam GQuuuuuuX? Di che parla? Potrei impiegare un sacco di tempo per provare a descriverlo, aggiungendo progressivamente altre cose. Proviamo: parla di una versione alternativa della storia classica di Gundam, in cui è stato Char Aznable e non Amuro a impadronirsi del Gundam, Zeon ha avuto la meglio sulla Federazione nella Guerra di un Anno, e la Base Bianca (ora verde) è guidata da un ufficiale di Zeon già intravisto nella prima serie, Challia Bull, qui però con un look molto più da quarantenne su Tinder. E fin qui.
Però, in tutto questo, le protagoniste sono due ragazzine innamorate di un fanciullo dall’aria sfuggente, ragazzine che grazie a poteri da newtype, Psycommu* e fughe rocambolesche si ritrovano a pilotare un robot gigante. E lo scenario in cui ciò avviene è una colonia in cui, dopo la guerra, i mobile suit si affrontano in battaglie clandestine trasmesse in TV e sull’equivalente locale di Twitch, in cui tutti sembrano divertirsi (ragazzine di cui sopra comprese, con i loro berrettini di lana da giovani e un onnipresente robottino Haro orchiclasta). E wow, che bello sport, anche se chi perde, in genere, crepa malissimo. Ciao, mamma, ti racconto una frottola perché in realtà vado a combattere con l’amica/rivale mia nello spazio, lasciami la pizza nel freezer. E fin qui. Solo che non finisce qui.
E poi c’è una sorta di piano mistico. E poi c’è che i mobile suit sono spesso senzienti e agiscono di propria iniziativa, come gli EVA (ciao, Hideaki). E poi c’è un accenno ai problemi sociali, a uno stato di polizia, a quel che diavolo succede nella villa dell’episodio 9. E poi c’è una tizia dai capelli rossi che guida i suoi scagnozzi, si chiama Annqi ed è la gemella perduta della Grandis di Nadia – Il mistero della pietra azzurra (ri-ciao, Hideaki). E poi, proprio nell’episodio 9 di ieri, è saltato fuori come se niente fosse pure il Multiverso, visto che mancava giusto quello, nonostante ci fosse già abbastanza carne al fuoco per sfamarci tutto il Texas.
Scene chiave della prima serie di Gundam (fila sopra) e le stesse
con Char al posto di Amuro in Gundam GQuuuuuuX (fila sotto).
Togliamo pure il forse. Ci sono episodi di Mobile Suit Gundam GQuuuuuuX, in cui la natura ibrida del progetto, un po’ ucronia e un po’ storia con suoi personaggi originali, si vede a tal punto che le parti di uno stesso episodio sembrano provenire da due prodotti diversi, come nel caso dell’episodio 8. Kycilia cambia perfino volto tra la parte ambientata nell’anno 0079 e quella nell0 0085, nel senso che è disegnata proprio con mano diversa (per calare meglio i flashback nell’ambientazione della serie classica) e questo sicuramente non aiuta.
Il gran minestrone della valle degli orti spaziali, fatto di temi e cose e personaggi e storie, potrebbe farvi pensare che Mobile Suit Gundam GQuuuuuuX non mi stia piacendo. In realtà, non è così. Esco ogni settimana dalla visione del nuovo episodio più frastornato che compiaciuto, sì, eppure c’è abbastanza per farmelo in qualche modo piacere. E non è solo la voglia di vedere come va a finire. Adoro tutta la componente “storia alternativa” da universo parallelo (ormai è ufficiale), le mille citazioni alla serie classica e i rimandi ad altri capitoli ambientati nell’Universal Century, che riprendono volti, situazioni e perfino inquadrature.
È un mondo in cui al posto del “complotto per uccidere Gihren” c’è quello per fare fuori sua sorella, Kycilia Zabi. In cui stai ogni due per tre a dire frasi come “Guarda, M’Quve!”, rendendo la visione insostenibile alla tua dolce metà, se di Gundam ha giusto un’infarinatura, come nel mio caso. È come vedere, a pezzi, un capitolo inedito di Gundam: Origin in cui ci è divertiti a mescolare le carte, un po’ alla rinfusa. Con quello e soprattutto con chi salta fuori nel nono episodio, ci sono finito dentro insomma con tutte le scarpe.
Mi piace inoltre il design dei mobile suit, a cominciare da quello principale. Strano è strano, il gMS-Ω GQuuuuuuX, ma proprio per questo è particolare, si distingue. Fare un mobile suit troppo simile all’RX-78-2 è del resto semplice, no? Quelli li fanno da quarant’anni. Non è figo quanto un Barbatos, il GQuuuuuuX, ma più me lo trovo davanti e più mi piace. Il mecha-designer Ikuto Yamashita, e come ti sbagli, l’ha portato Anno, dato che Yamashita l’ha seguito per tutta la carriera (Nadia, Gunbuster, Neon Genesis Evangelion). E oltre al GQuuuuuuX, probabilmente quanto di più prossimo a una fusione tra un EVA e un Gundam, c’è l’EVA-O2 il Red Gundam, ci sono gli Zaku della polizia, c’è tanta di quella roba da assemblare come Gunpla, in buona sostanza, per mesi.
E non è forse quello l’unico motivo per cui continuano a sfornare nuove serie di Gundam? Lo è. Comunque la pensiate al riguardo, lo è.
I mobile suit si vedono comunque poco, in questa serie, dirà qualcuno. Ed è vero. La storia è così piena di personaggi e sottotrame che si può – convenientemente – risparmiare sulle animazioni in CGI di giganti di metallo che combattono. Ma è proprio la scarsa esposizione dei mech a spingermi a volerne vedere di più.
Così come vorrei tanto vedere, ovviamente, dove ci porterà tutto questo, visto che per tutte queste padelle messe a cuocere non sembra esserci una cucina sufficientemente grande. Mancano solo tre episodi e a fine mese si chiude. 12 episodi sono davvero pochi, sì: la serie TV precedente, Mobile Suit Gundam: The Witch from Mercury (per la cronaca, anche lì la protagonista era una ragazza), di puntate ne ha messe in fila 24. Mobile Suit Gundam GQuuuuuuX è del resto una co-produzione tra Sunrise e Studio Khara, dicevamo, e quindi un qualcosa per sua natura particolare. E questo spiega un po’ tutto, la durata breve quanto il minestrone di idee.
*Se poi non sapete cosa voglia dire mezza di queste parole, new type, Psycommu e tutto il resto, Mobile Suit Gundam GQuuuuuuX potrebbe essere un po’ troppo hardcore per voi (rischiate seriamente di non capirci una mazza cosmica). Meglio, in quel caso, partire da qualche pilastro meno ermetico e per iniziati, come i tre film che riassumono la prima serie di Gundam (Netflix), Gundam: Origin (Prime Video) o Gundam: Thunderbolt (i due film riassuntivi su Prime Video). Tanto nella valle degli orti spaziali, l’amore per la saga dà soprattutto buoni frutti.
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