Anche se nel nostro, dal 2022 di Jurassic World – Il dominio, ne sono trascorsi solo tre, nel mondo di Jurassic World sono passati cinque anni da quell’ultima volta. La Terra si è rivelata un luogo inospitale per i nostri amati bestioni del passato, e Zora Bennett e Henry Loomis hanno una missione segreta da portare a termine. La prima è un’agente sotto copertura, il secondo un paleontologo, e un’azienda farmaceutica li ha ingaggiati e affidati alle cure del team leader Duncan Kincaid per la missione più esaltante e pericolosa che si possa immaginare: raggiungere un’isola alla quale sarebbe proibito tecnicamente l’accesso a tutti e cercare le tre specie preistoriche più gigantesche che ci siano, rispettivamente per terra, aria e mare. Dopo la chiusura della seconda trilogia della saga, Jurassic World – La rinascita si propone come un sequel standalone, fruibile cioè anche da parte di chi fosse a digiuno delle precedenti avventure giurassiche. Il che vuol dire un nuovo cast, nei panni dei citati Bennett, Loomis e Kincaid, formato da Scarlett Johansson, Jonathan Bailey e Mahershala Ali. Tre star con una carriera già lunghissima alle spalle, che di film d’azione e dinamiche esplosive ne sanno decisamente qualcosa…
È un membro fondatore dei primi Avenger, e per il ruolo interpretato a lungo dall’inizio dello scorso decennio, sarà per tutti e probabilmente per sempre il volto in carne e ossa della Vedova Nera Marvel, Natasha Romanoff. È un’attrice sin da quando era bambina. Ha fatto innamorare milioni di persone di Tokyo e del Giappone, con Lost in Translation. È stata la sensualità fatta donna nel Match Point di Allen e (con Adam Driver), uno dei due volti della lacerante fine di un amore in Storia di un matrimonio di Noah Baumbach. E ancora: la femme fatale per il fumettista prestato alla regia Frank Miller in The Spirit, un’eroina simbolo del mondo anime/manga in Ghost in the Shell, candidata all’Oscar per il Jojo Rabbit di Waititi e infine parte, in compagnia di illustri colleghi, degli ultimi raduni di megastar firmati da Wes Anderson (Asteroid City, La trama fenicia). Impressionante, per un’attrice che ha superato da pochissimo i quaranta.
Questa ragazza venuta da NYC ne ha fatta insomma di strada dai tempi di Genitori cercasi (North, 1994) di Rob Reiner, diventando una delle interpreti più apprezzate e amate della Hollywood del nuovo millennio. Quello che non tutti sanno, magari, è che Scarlett – che deve il suo cognome nordico al padre, architetto danese – ha affiancato per tutta la carriera al suo amore per la recitazione quello per la musica. Ha pubblicato il suo primo album nel 2008: si intitola Anywhere I Lay My Head, contiene brani scritti quasi tutti da Tom Waits e presenta i contributi vocali in tre tracce di un signore chiamato David Bowie. Scusate se è poco.
Si è sposata tre volte, con Ryan Reynolds, il giornalista Romain Dauriac e infine con l’attore e comico Colin Jost. Dalla seconda di queste relazione ha avuto la sua prima figlia, Rose Dorothy, dall’ultima, nel 2021, il figlio Cosmo. Riuscite a immaginare un nome più adatto, per il pargolo di una stella così brillante? Tutti d’accordo, tranne… sua suocera. Come ha raccontato Jost al Saturday Night Live, avrebbe chiesto: “Ma non era meglio chiamarlo Cosimo?”.
Sì, non è semplice non associare volto e nome di Jonathan Bailey all’amata serie televisiva, tanto più visto che nella stessa Jonathan interpreta sin dall’inizio un personaggio molto amato che fa Bridgerton di cognome. Ma Jonathan Bailey da Wallingford, nell’Oxfordshire inglese, in carriera ha fatto anche altro. Classe 1988, ha esordito come tanti colleghi nel mondo del teatro, esibendosi nel Canto di Natale portato in scena al Barbican Theatre di Londra dalla Royal Shakespeare Company quando aveva solo 7 anni. Il debutto televisivo avviene solo un anno più tardi, e – quando le cose sono scritte nel destino – è in un dramma in costume di ambientazione vittoriana, Bramwell.
Al cinema, Jonathan arriva nel 2004, con un film fantasy ad altezza di ragazzino, 5 bambini & It, adattamento del romanzo di Edith Nesbit. Negli anni che seguono, Bailey continua ad alternare ruoli per il grande e piccolo schermo, e nuovi spettacoli sul palcoscenico. Tra le altre cose, diventa un giovane Leonardo Da Vinci in versione action hero per la serie Leonardo di CBBC, ed Erode per un film su Gesù bambino (The Young Messiah); appare nel musical tratto da American Psycho; è tra i protagonisti di Crashing di Phoebe Waller-Bridge, altrimenti noto come “la versione distorta di Friends“.
Dopo altre parti al cinema e in TV, che spaziano da un episodio di Doctor Who a Le avventure di Hooten & the Lady, il successo internazionale arriva nei panni del primogenito della famiglia Bridgerton, nel 2020. Un successo che gli apre le porte della miniserie USA Compagni di viaggio (per cui viene premiato ai Critics’ Choice Awards), di Wicked e, appunto, di Jurassic World – La rinascita.
Ama la bici e la montagna, e non per modo di dire, visto che nel 2018 è salito sull’Everest. Il 2018 è stato anche l’anno in cui ha parlato pubblicamente per la prima volta del suo essere gay, e l’anno scorso l’attore ha lanciato il The Shameless Fund, per “aiutare i membri della comunità queer a vivere liberamente nel mondo”.
Il più grande dei tre, in termini puramente cronologici, visto che è un classe ’74, Mahershala Ali nasce in California come Mahershalalhashbaz Gilmore (se provate a pronunciarlo, buona fortuna). Ed è con il suo nome vero che Ali inizia la carriera da attore, e con quello lo ritroviamo ad esempio nei credits de Il curioso caso di Benjamin Button, di Crossing Over e Predators, tra il 2008 e il 2010, o nelle cose fatte in quegli anni per la TV, come Crossing Jordan (2001) e 4400 (2004-2007). All’inizio degli anni Dieci decide di accorciare il nome in Mahershala perché… quello vero, gli viene detto, non c’entra sul poster di Come un tuono (The Place Beyond the Pines). Come cognome sceglie invece Ali per la sua conversione all’Islam, avvenuta nel 2000. In seguito ai fatti dell’11 settembre, racconterà anni dopo, questo lo renderà a lungo vittima di “racial profiling” ogni volta che deve prendere un aereo.
Per lui la fama presso il grande pubblico arriva con ruoli come quello dell’enigmatico ed elegantissimo Remy Danton in House of Cards, con Luke Cage – in cui diventa un villain Marvel, Cottonmouth – e ovviamente con True Detective. Al cinema, nel frattempo, alterna ruoli action (il doppio Hunger Games – Il canto della rivolta, Alita – Angelo della battaglia, la voce di Aaron Davis nello Spider-Verso animato Sony) a pellicole acclamate dalla critica come Moonlight di Barry Jenkins, Il diritto di contare di Theodore Melfi e Green Book di Peter Farrelly. Con Moonlinght e Green Book porta a casa due statuette come Miglior attore non protagonista, nel giro di soli due anni, agli Oscar.
Amante della musica hip-hop, ha vari trascorsi come cantante, anche con il nome d’arte di Prince Ali. È tra i firmatari di Artists4Ceasefire, iniziativa nata per chiedere la fine di tutto il brutto che sta succedendo a Gaza.
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Siamo tutti alieni: per qualcun altro, e a volte pure per noi stessi.
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