Cinema

Jurassic World 10 anni dopo: cosa ha rappresentato la resurrezione della saga?

Il 12 giugno 2015 usciva in sala il film di Colin Trevorrow, un blockbuster che ancora oggi divide e fa discutere

Pubblicato il 15 giugno 2025 di Giulio Zoppello

Jurassic World 10 anni dopo: cosa ha rappresentato la resurrezione della saga?
Il 12 giugno 2015 usciva in sala il film di Colin Trevorrow, un blockbuster che ancora oggi divide e fa discutere

Jurassic World compie 10 anni, lo fa portandosi dietro un carico di responsabilità non da nulla, quello di aver ridato linfa a un franchise che, ad inizio nel 2000, con il terzo Jurassic Park, pareva aver esaurito la sua spinta. Quel 12 giugno 2015 invece torniamo sull’isola, tra mostri, avventura, con un tono molto diverso e una domanda: cosa è stato veramente Jurassic World?

Una nuova Isla Nublar per una nuova saga

Jurassic World è stato importante perché ha rappresentato la dimostrazione più lampante di quanto sia cambiato il concetto di blockbuster, di film per un pubblico, quello mainstream, modificatosi così profondamente da quando Steven Spielberg, traendo spunto dall’opera di Michael Crichton, ci portò tutti a Isla Nublar al largo del Costa Rica, con uno dei film più iconici di tutti i tempi. Produzione massiccia, corposa, complicata, Jurassic World dovrebbe uscire dieci anni prima, ma non si trova il bandolo della matassa. Quando infine esce in sala, quel 12 giugno del 2015, ci si accorge che si stacca completamente dalla trilogia originale, recupera solo un personaggio secondario come il dottor Wu (BD Wong), ma per il resto, Chris Pratt, Bryce Dallas Howard, sono i nuovi volti, i nuovi eroi, di un film che ha dalla sua una confezione estetica di enorme impatto, gargantuesca, ma che rivela fin dall’inizio, un’anima più soft.

Jurassic World di fatto è più connesso alla commedia, all’adventure classico per famiglie. Manca, e sarà questa la grande scommessa del nuovo film in uscita, una chiara componente di terrore, di paura. In fin dei conti non bisogna scordarsi che Steven Spielberg era stato il regista de Lo Squalo, dal punto di vista artistico un’opera profondamente influenzata dall’Alien di Ridley Scott per sua stessa ammissione. Il film del 1994, così come i due seguiti, erano dei survival movies, benché con delle sfumature differenti. Ma, il cinema è cambiato, la sensibilità del pubblico anche, ed ecco allora che pur ricalcando la divisione in più rami narrativi, i Fratelli Mitchell che devono essere tratti in salvo, il mostruoso Indoraptor che semina paura e morte, la ribellione generalizzata di un insieme di specie riportate imprudentemente in vita dal passato, Jurassic World e Jurassic Park sono due rette parallele. La prima cosa che si nota è l’aggiunta di un umorismo molto più diretto, qualcuno all’epoca scriverà marveliano. Jurassic World è un film per famiglie, un popcorn ammantato di nostalgia, per la generazione millennial, che lo vide accompagnata dai genitori in sala. Le regole delle industrie però sono cambiate, il PG 13 è diventata una maledizione da evitare, una spada di Damocle sugli incassi. La domanda a chi ci dobbiamo fare è: avessimo visto da bambini questo Jurassic World, ci sarebbe piaciuto allo stesso modo? No.

Qualche buona idea ma rimane un blockbuster furbo e basta

Jurassic World porta la regia di Colin Trevorrow, professionista onesto, la sceneggiatura è “spielberghiana”, abbondano le strizzate d’occhio alla trilogia originale, a Spielberg in generale. Viene citato Lo Squalo, ed è abbastanza ovvio come Chris Pratt altro non sia che una sorta di erede putativo anche di un Indiana Jones, così come di tanti eroi del genere adventure. Torna il vecchio tema dell’arroganza dell’uomo che pensa di poter maneggiare le forze della natura in modo così impudente, la concezione di disaster movie con la sequenza (fantastica) dell’attacco degli pterosauri ai turisti. Permane il mostrare il caos creato dall’uomo che però, Jurassic World ammanta sempre di humor, quasi a volerne disarmare la componente maggiormente inquietante. Però c’è un’altra novità, ed è quella più controversa: riguarda un’immunizzazione o meglio un’antropomorfizzazione dei dinosauri. Nei primi tre film, gli stessi velociraptor erano dei villain eccezionali proprio perché intelligenti, mossi quasi da un rovello personale nel perseguitare i loro carcerieri. Qui però si esagera, siamo onesti dopo 10 anni possiamo dirlo: Jurassic World è quasi più un film disneyano in questa componente, che poi verrà spinta al parossismo negli altri capitoli della saga, incredibilmente pacchiani a dispetto del grande successo di pubblico.

L’Indoraptor non è un animale mosso dall’istinto, non è una fiera da cui fuggire, non è neppure quella manifestazione del drago come lo intendeva Carl Jung, che proprio Spielberg cesellò mirabilmente con il suo famoso pescecane. Appesantito spesso da un fan service irruento, Jurassic World, va verso un crescendo, una battaglia finale, con cui riagganciarsi al secondo Jurassic Park, omaggio in realtà ai film sui Kaiju, a Godzilla, King Kong. Dal punto di vista cinematografico, al di là della sua incredibile caratura visiva, degli straordinari effetti speciali, non regge il confronto con nessuno dei film della trilogia originale, ne è sostanzialmente una versione dopata, come un pacco di popcorn con sopra un chilo di caramello. Gioca benissimo le sue carte, ma dal punto di vista cinematografico è un film modesto, con pochissimo pathos, pochissima tensione. Verranno poi due, orribili, sequel, ora il terzo che promette di tornare ad essere più chrictoniano, più serio. 10 anni dopo, bisogna dire che Jurassic World è uno dei perfetti esempi di come cavalcare un mito con successo e allo stesso tempo come distruggerne l’anima. Qualcosa di molto americano.

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