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Elio: Pixar minore, ma con tanto cuore

Siamo tutti alieni: per qualcun altro, e a volte pure per noi stessi.

Pubblicato il 21 giugno 2025 di DocManhattan

Non sapremo probabilmente mai come sarebbe stato Elio, 29° film della Pixar, se avesse continuato a lavorarci Adrian Molina (co-regista e sceneggiatore di Coco). Anche lui, come il giovane protagonista del film, ha trascorso l’infanzia in una base militare, in preda – come un po’ tutti – all’alienazione giovanile. Il suo posto nel mondo l’ha trovato solo anni dopo, iscrivendosi al California Institute of the Arts, e questa esperienza è diventata la base per la storia. Dopo un paio d’anni spesi sul progetto, però, Molina non si è sentito più la persona giusta per portarlo avanti, ed è stato spostato su Coco 2 (non trattenete il fiato: ci vorrà il 2029). Al suo posto, la coppia di registe formata dalla  Domee Shi di Red e da Madeline Sharafian, che aveva già messo mano agli storyboard del film. Nelle loro mani, lo spunto iniziale di Molina è diventato un viaggio nello spazio in cui si affrontano i temi della solitudine, della crescita, di come noi tutti a quell’età (e mica solo a quella) ci siamo sentiti alieni in mezzo agli altri. A volte, pure da soli con noi stessi.

ELIO recensione

IL MIO AMICO EXTRATERRESTRE

Tra le proposte più recenti di Pixar, Elio è quella che ha probabilmente la struttura più classica in assoluto. Non solo perché segue i passaggi di un romanzo di formazione visti in film come Luca e, se vogliamo, Alla ricerca di Nemo, ma perché ricorda il classico film d’avventura “ad altezza di ragazzino” degli anni 80. Tutta la produzione Amblin di allora, non solo E.T. l’extra-terrestre o I Goonies, e tutto quello che ne è seguito a tema spaziale, i vari Explorers, Navigator, Giochi stellari (The Last Starfighter)…

“Extraterrestre portami via”, cantava Eugenio Finardi, ed è quello che desidera con tutte le sue forze Elio Solis, undicenne orfano che vive con la zia Olga, un maggiore dell’Air Force stelle e strisce, e sogna di essere rapito e portato via dagli alieni. Ne deriva una rocambolesca vicenda che muove i suoi passi dal Golden Record spedito nello spazio con le sonde Voyager nel 1977* e coinvolge civiltà aliene, bullismo, un presunto cattivissimo cosmico (ciao), amicizie interplanetarie alla E.T.

ELIO recensione

LA LEZIONE DI STAR TREK

È chiaramente una pellicola minore nella produzione Pixar, Elio, costato molto meno di un Inside Out 2 e spinto con solo una minima parte di quel battage pubblicitario. A occhio per l’assenza, qui, di personaggi facilmente mascottizzabili. Che sia una produzione minore si nota in alcuni elementi, ad esempio le animazioni dei volti di alcuni personaggi, ma la cosa è compensata da una palette di colori eccezionale, che rende al meglio la natura aliena del Comuniverso e di chi lo popola. E più che avere come tanti film Pixar un singolo momento commovente, la scena “Bing Bong alla Inside Out“, Elio diluisce quella malinconia per tutta la sua durata, alternandola agli sprazzi di entusiasmo del protagonista. Di nuovo, perché così fanno i bambini, e non solo loro.

C’è una sorta di livello zero nelle pellicole d’animazione per famiglie, pensavo ieri in sala, in cui il bagaglio di esperienza tra un adulto e un bambino si assottiglia fino quasi a sparire. Un momento in cui ho smesso per un attimo di godermi le tante citazioni fantascientifiche riversate nel film e di pensare a quanto la premessa di base di Elio legata alle Voyager ricordi il primo lungometraggio di Star Trek, perché in quell’attimo lì il film parlava un linguaggio più semplice e universale. Il cuore. I buoni sentimenti. Quella cosa che ad alcuni davanti a uno schermo provoca fastidio, e non capisco proprio perché, visto che per la tristezza e la disperazione basta guardare come si è ridotto il mondo vero là fuori, e come le cose vanno sempre peggio, giorno dopo giorno.

ELIO recensione

O POI NON LAMENTIAMOCI SE

Non inventa nessuna ruota, Elio. Non traccia nuove rotte interstellari dell’intrattenimento, non è un film che cambierà il cinema. Ma quello che fa lo fa bene, è in grado di intrattenere praticamente chiunque sia disposto ad ascoltare la sua storia. L’elio, come gas, serve del resto a gonfiare i palloncini e farli volare via. Per quell’oretta e mezza, che tu sia una persona di mezza età o un bambino in età scolare, puoi annodarci i tuoi problemi e spedirli lontano, godendoti una storia semplice, ma raccontata con il cuore.

Vale inoltre sempre quel vecchio discorso per cui chi si lamenta dei cinema invasi da sequel e remake, i titoli originali dovrebbe provare a sostenerli. O smettere di lamentarsi. Una delle due. I primi cinque film Pixar per incassi, per dire, sono tutti seguiti.

Mettiamo pure da parte le solite polemiche sulla presenza di talent nel doppiaggio, ricordando che a) in originale tutti questi film hanno le voci di talent: la zia Olga, nell’audio in inglese, è ad esempio Zoe Saldana, b) in genere i non attori, come qui Lucio Corsi, hanno solo un paio di battute, e c) se vi fa strano in ogni caso un cantante chiamato a doppiare il personaggio di un cartoon, potreste non aver mai esservi resi conto del mostruoso Renato Zero in Nightmare Before Christmas. Sempre per dire, eh.

*Quel disco d’oro lanciato con le due sonde Voyager nel 1977, intanto, ha lasciato da tempo il sistema solare e viaggia nello spazio interstellare. Tra 40mila anni, finirà nei pressi (astronomicamente parlando) di un’altra stella, Gliese 445. Ce l’avrete un grammofono per il nostro messaggio in bottiglia da un remoto passato, amici del sistema gliesese?

 

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