Nel vasto panorama del cinema horror, il lupo mannaro ha sempre occupato un posto speciale. Creatura notturna, emblema di una dualità feroce tra uomo e bestia, il licantropo ha incantato e terrorizzato il pubblico sin dai primi giorni della settima arte. Basti pensare a The Wolf Man (1941) con Lon Chaney Jr., che ha fissato l’immaginario collettivo della trasformazione sotto la luna piena, o ai capolavori più moderni e visceralmente inquietanti come Un lupo mannaro americano a Londra (1981) e L’ululato di Joe Dante. Film che hanno segnato un’epoca grazie agli effetti speciali rivoluzionari e alla capacità di fondere paura e umanità in un’unica creatura urlante.
Ora, a oltre quarant’anni da quell’epoca d’oro, arriva WEREWOLVES, diretto da Steven C. Miller, un film che promette di riportare in auge la mitologia del lupo mannaro con uno stile visivo nostalgico, ma allo stesso tempo attuale. L’uscita italiana è fissata per l’8 maggio.
La premessa è tanto audace quanto affascinante: un evento astronomico catastrofico – una superluna – ha risvegliato un gene latente in ogni essere umano, trasformando l’intera popolazione mondiale in lupi mannari per una notte. Il risultato? Caos, devastazione e quasi un milione di morti. Ora, la superluna sta per tornare. E con essa, l’incubo.
Il protagonista è Frank Grillo, volto amato dagli appassionati di action e thriller (lo ricordiamo in Captain America: The Winter Soldier, The Purge: Election Year), qui nei panni del Dr. Wesley Marshall, scienziato ed ex soldato che cerca disperatamente di contenere l’epidemia licantropica. Al suo fianco, Katrina Law (NCIS, Arrow), nei panni della collega Amy, e Ilfenesh Hadera (Godfather of Harlem), che interpreta la cognata Lucy, barricata con la figlia per sopravvivere alla notte.
La tensione sale mentre la società si disgrega, i vicini si trasformano in mostri famelici, e ogni barlume di civiltà viene inghiottito da un’onda di pelliccia, artigli e sangue.
Il regista Steven C. Miller, già noto per titoli come Line of Duty e Silent Night, ha dichiarato apertamente il suo amore per l’horror old school:
“Quando si tratta di film sui mostri, è molto importante che sembrino vivi, perché anche se sono fantastici quando vengono costruiti, se arrivano sul set e non ‘prendono vita’, non funzioneranno. Gli artisti degli effetti speciali con cui abbiamo lavorato erano in costante comunicazione con il team di scenografia e quello delle luci, e a volte sono le cose più piccole a renderli realistici. Anche spruzzare acqua sui pupazzi e sugli animatronici! Abbiamo fatto lavorare insieme molti reparti diversi per creare un design di creature divertente ed emozionante”
E così è stato. Miller ha collaborato con alcuni dei migliori artisti del settore per creare sei costumi di lupo mannaro unici, ogni creatura ancora vestita da tracce della sua umanità precedente – una scelta che rende la tragedia ancora più tangibile.
La fotografia dinamica di Brandon Cox, le scenografie immersive di Tyler Bishop Harron e il design delle creature curato da Richard Mayberry e del suo team, ci riportano ai fasti di pellicole come Silver Bullet e Dog Soldiers. Il tutto immerso in un ritmo narrativo che non concede tregua: “Non molliamo mai la presa. E ci sono momenti, anche all’inizio, che hanno un’intensità molto forte”, promette il regista.
In un genere spesso dominato dal mostro, Frank Grillo emerge come figura centrale. Il suo Dr. Wesley Marshall è un personaggio stratificato, che unisce l’intelligenza dello scienziato al coraggio del combattente e alla vulnerabilità del padre. “Frank è Mr. Carisma”, così lo definisce Miller:
“Ha una parte umana e una dura, ma è anche molto intelligente, e fa in modo che tu creda nel suo ruolo. Quando abbiamo iniziato a lavorare a questo film, il nostro primo pensiero è stato: dobbiamo assicurarci che chiunque avremo nel ruolo principale possa trovare gli elementi che rendono il personaggio reale. Fin dall’inizio, io e i produttori abbiamo discusso con Frank del suo personaggio e lui ha capito subito di cosa si trattasse.”
Attorno a lui ruota un cast solido, da Lou Diamond Phillips nel ruolo del capo laboratorio, fino a James Michael Cummings nei panni di un vicino trasformato in guerriero urbano con l’armatura “WOLF KILLER”. Una piccola, grande esplosione di personaggi in puro stile Roger Corman sotto steroidi, come lo descrive con entusiasmo il regista.
Con una durata compatta di 93 minuti, un impianto narrativo serrato e un’estetica che omaggia i classici senza cadere nella nostalgia sterile, WEREWOLVES si propone come il nuovo punto di riferimento per gli horror licantropici del nuovo millennio. È una lettera d’amore ai fan del genere, come afferma il produttore Myles Nestel:
“Questo film rispetta il pubblico, rispetta i fan del genere e la storia del cinema horror. Sappiamo tutti dove è andato a finire il genere e dove vorremmo che andasse. Questo film non è una rivisitazione di cose che la gente ha già visto. Stiamo cercando di fare qualcosa di unico, qualcosa che gli appassionati dell’horror apprezzeranno.”
E se, come sembra, ci sono già i presupposti per un sequel e persino un intero universo narrativo, possiamo solo sperare che questa “apocalisse da superluna” sia appena cominciata.
E altre domande che potreste esservi posti guardando il film [SPOILER, occhio].