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Star Wars: Tales of the Underworld è un altro regalo di Dave Filoni

Su Disney+ un’altra miniserie animata di enorme qualità, capace di onorare il meglio della tradizione e assieme donare qualcosa di nuovo

Pubblicato il 09 maggio 2025 di Giulio Zoppello

Star Wars: Tales of the Underworld è la conferma di qualcosa che ogni fan di Star Wars ha capito da un bel po’ di tempo. Se le serie tv (e soprattutto i film sul grande schermo) non sempre centrano i bersaglio, l’animazione è invece una fonte continua di meravigliose sorprese, uno scrigno che non delude mai. Questa su Disney+ è un’altra serie che davvero non potete perdervi.

Un nuovo racconto nel segno di Asajj Ventress e Cada Bane

Davvero difficile decidere quale posizione dare in un’ipotetica classifica a questa Star Wars: Tales of the Underworld, ma di certo, c’è da dire che per questo 4 di Maggio, quest’ennesimo May 4th, non c’era modo migliore di avere la seconda stagione di Andor e questo piccolo gioiellino, che porta la firma di Dave Filoni alla regia e all’animazione per la Lucasfilm. Scritta da Matt Michnovetz, Star Wars: Tales of the Underworld ci fa riabbracciare una vecchia amica/nemica: Asajj Ventress. Assieme a lei, fa la sua comparsa un’altra anima oscura dell’universo lucasiano: Cade Bane, lo spietato killer e cacciatore di taglie. Angolazione particolare questa volta, oscura, ambigua moralmente e per questo incredibilmente affascinante. 6 episodi da una ventina di minuti ciascuno, dove risplende l’eredità creata dai romanzi di Christie Golden e dove ritroviamo l’ex allieva di Dooku, che si era sacrificata per salvare l’amato Quinlan Vos e viene riportata a Dathomir per il rito funebre.

Detto fatto, dal mondo delle tenebre le Sorelle della Notte le offrono un’altra possibilità terrena. Vorrebbe stare fuori da guai l’ex assassina, ma il destino ha altro in serbo, sotto la forma di Lyco, un apprendista Jedi in pericolo come ogni altro dopo la distruzione della Repubblica e la Purga dei Jedi. Assieme, cercheranno di arrivare al “Cammino”, una sorta di rifugio per dissidenti e sopravvissuti alla furia di Palpatine e Darth Vader, ma non sarà facile per Asajj combattere i sensi di colpa. Altro salto ed ecco il mefistofelico Cade Bane, pure lui alle prese con il proprio passato, più specificatamente un ex socio che pare aver voltato decisamente pagina. Ma, naturalmente, i nostri errori ed orrori, ciò che siamo diventati non scompaiono così facilmente, almeno questa è la morale finale di Star Wars: Tales of the Underworld, dopo Tales of the Jedi e Tales of the Empire, Filoni rilancia, non si ferma, e ci guida dentro un racconto dedicato ai cattivi, a cui però dona una personalità sfaccetta, umana e incredibilmente stratificata, senza sbagliare un solo colpo.

Una narrazione che ci parla di scelte personali e dilemmi morali

Star Wars: Tales of the Underworld è la perfetta dimostrazione di come l’universo di Star Wars sia in realtà incredibilmente più ricco, sfaccettato, di quanto un certo tipo di produzione abbiano suggerito nel recente passato. Il crogiolo di razze, pianeti, avventure che può donare sotto una mano esperta, è semplicemente incalcolabile e questa serie, che strizza un occhio spesso lo spaghetti western, all’eredità di uomini come Sergio Leone, Akira Kurosawa, Robert Aldrich, William Friedkin, Kazuo Koike, Sam Peckinpah, ne è la perfetta dimostrazione. Troppa grazia? Parliamone. Qui c’è il western, soprattutto lo spaghetti, c’è la spy story, c’è il cappa e spada orientale, e anche un po’ di crime in questi episodi, che scorrono veloci come una lama, con un’animazione tradizionale, anche se non sempre allo stesso livello del passato. L’anima da anni ’70 cinica e sfacciata risplende nel modo in cui ci nega un assoluto malefico mostrandoci Ventress e soprattutto Bane come prodotti non solo di scelte personali, ma anche di ambienti ed eventi al di fuori della loro possibilità di scelta.

Questo è un mondo che Filoni ci mostra con sguardo molto meno innocente di quello visto in Skeleton Crew, ma non condizionato da un relativismo morale (per così dire) che si fa beffe di una visione manichea che molti hanno sempre avuto di Star Wars. Belle le sequenze d’azione, se dovessimo essere onesti, la seconda parte è più riuscita della prima, non fosse altro per l’elemento di novità, per come ci parla di Bane in modo interessante e sorprendente, ma soprattutto drammatico. Star Wars: Tales of the Underworld è una serie che ci conferma la volontà da parte di Dave Filoni, di far maturare il suo pubblico, compreso quello più piccolo, di ingrandire l’universo narrativo di riferimento e soprattutto di dare una personalità molto più strutturata ai vari personaggi, di cui rimane naturalmente aperta una possibilità di sviluppi futuri. Qualcosa che ci ricorda che in Star Wars, come sempre, un addio non è mai veramente un addio e la linea temporale è solo un’opinione. Qualcosa che sicuramente potrebbe confondere gli spettatori più profani, ma che è esattamente ciò che i fan del franchise hanno sempre amato.

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